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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Il vicesindaco: "Le azioni Sapir restino in mano pubblica"

Il bando di gara emesso da alcuni Comuni della nostra provincia con il quale intendevano mettere in vendita la loro partecipazione azionaria in Sapir è andato deserto". E' quanto afferma il vicesindaco Mingozzi

“Il bando di gara emesso da alcuni Comuni della nostra provincia (tra i quali Lugo, Alfonsine, Massalombarda e Cotignola) con il quale intendevano mettere in vendita la loro partecipazione azionaria in Sapir è andato deserto". E' quanto afferma il vicesindaco Giannantonio Mingozzi, con delega al porto, spiegando che "questo motiva ancora di più la necessità che ogni partecipazione azionaria pubblica in Sapir rimanga tale, pur considerando che la percentuale di azionariato posta in vendita da quei Comuni non raggiungeva l’un per cento del capitale sociale e non metteva per nulla a repentaglio la maggioranza pubblica della Sapir”.

“Oggi la possibilità che nel porto di Ravenna convergano quegli investimenti che finalmente ci consentono di realizzare il nuovo terminal container, così come il rinnovato interesse per gli investimenti nelle aree della logistica, motivano ancora di più la necessità che gli enti locali detentori di azioni Sapir concertino nel loro insieme una strategia univoca per il futuro della società, offrendo così al sindacato di maggioranza ulteriori elementi di valutazione oggettiva”, aggiunge Mingozzi.

“Come ho già ribadito lo scorso settembre è inopportuno che alcuni Comuni considerino le loro pur modeste partecipazioni azionarie come un patrimonio da liquidare e non invece da valorizzare”. “Ribadisco inoltre - conclude Mingozzi - che la maggioranza pubblica di società come Sapir costituisce un elemento di equilibrio e di garanzia per la stessa imprenditoria privata; una volta portati a compimento quegli investimenti per i quali la presenza di una Sapir a maggioranza pubblica è a mio avviso irrinunciabile, allora si potrà affrontare anche l’ipotesi di un graduale disimpegno di Sapir da alcune attività terminalistiche”.

Per il consigliere provinciale dell'Udc, Gianfranco Spadoni, "l’occasione poteva essere interessante per aprire a quel moderno sistema di mercato liberale privato assolutamente necessario per consolidare le attività e i traffici, specie quelli della movimentazione delle merci secche alla rinfusa. Una presenza aperta al privato appare necessaria pur nel rispetto del principio di sussidiarietà: in altre parole la presenza così ponderosa degli enti pubblici è giustificata solo se il mercato privato appare inadeguato".

"Oltre all’aspetto meramente azionario, più in generale il primo obiettivo resta quello dell’approfondimento dei fondali per evitare giorno per giorno di perdere competitività a favore degli altri porti, come, ad esempio, quello di Trieste con i suoi fondali di 35 metri o quello di Gioia Tauro - aggiunge l'esponente dell'Udc -. E in questo senso l’abbassamento dei fondali rappresenta una tappa fondamentale per salvaguardare la competitività con gli altri porti della penisola, poiché tale scelta assolutamente strategica consentirà di realizzare uno scalo container romagnolo di livello internazionale in Adriatico, con una probabile svolta nel posizionamento complessivo del porto ravennate, della sua economia e come volano per l’indotto. Il problema, in ogni modo, va oltre lo scavo dei fondali, assolutamente indispensabile, ma deve riguardare il rilancio complessivo delle attività di movimentazione delle merci e una salda posizione dello scalo ravennate nei mercati internazionali".

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