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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Imu, allarme di Ancisi (LpRa): "Si rischia di azzerare i canoni concordati"

resta sul tappeto il problema degli alloggi a canone concordato. L'Associazione Sindacali Piccoli Proprietari Immobiliare (ASSPI) segnala ora a Lista per Ravenna che c'è un'altra categoria di abitazioni che non merita la stretta compiuta dal Comune

Pur con un voto contrario alla manovra del bilancio comunale 2013, la Lista per Ravenna canta vittoria: “Il bilancio 2013 ha dato ragione alla battaglia che Lista per Ravenna aveva condotto sul bilancio 2012 a favore delle abitazioni dei soci delle cooperative edilizie a proprietà indivisa e delle abitazioni di edilizia convenzionata agevolata affittate permanentemente, che passano, come giusto, dall’aliquota delle seconde case, pari a 1,02 per cento, a quella della prima casa, pari a 0,50”.

Tuttavia resta sul tappeto il problema degli alloggi a canone concordato. L’Associazione Sindacali Piccoli Proprietari Immobiliare (ASSPI) segnala ora a Lista per Ravenna che c’è un’altra categoria di abitazioni che non merita la stretta compiuta dal Comune sull’IMU del 2012, confermata nel 2013. Illustra Alvaro Ancisi di LpRa: “Riguarda le abitazioni affittate a canone concordato sulla base della legge Zagatti, n. 431 del 1998. In base a tale legge, le associazioni dei proprietari e quelle degli inquilini si incontrano  periodicamente per stipulare accordi che stabiliscono canoni ribassati rispetto al mercato, fissando una quota per metro quadrato di superficie a seconda della zona in cui sono situate le abitazioni e pubblicando delle tabelle in cui figurano il massimo e il minimo del canone che può essere preteso da ogni singolo proprietario. Nei parametri considerati sono inclusi anche, per numero e qualità, i servizi da prestare all’inquilino. I sindaci controfirmano questo tipo di accordi, impegnandosi a stabilire una tassazione sulle abitazioni che vi si assoggettano più favorevole rispetto a quelle affittate sul libero mercato”.

Continua Ancisi: “Bologna, per esempio, le aveva parificate alle prime case, esentandole dal pagamento dell’ICI. Nel caso di Ravenna, l’ultimo accordo risale a circa quattro anni fa. Il beneficio riconosciuto dal Comune sull’ICI è stato un’aliquota ridotta al 2 per mille. I proprietari che hanno stipulato con gli inquilini, due, tre o quattro anni fa, contratti a canone concordato, hanno, in pratica, accettato un canone più basso, con la certezza di essere meno tassati dal Comune. Ma con il passaggio all’IMU, il Comune si è rimangiato la firma fatta allora sull’accordo con le associazioni dei proprietari e degli inquilini, fissando per questo genere di contratti un’aliquota del 9,6 per cento, superiore quasi di cinque volte a quella dell’ICI e appena inferiore all’aliquota degli alloggi affittati liberamente sul mercato (10,2)”.

“Ridurre questa aliquota ad una misura vicina a quella delle prime case, oltre ad essere un atto di onestà nei confronti dei proprietari di alloggi già affittati a canone concordato sulla base dell’accordo vigente, serve anche a non scoraggiare nuove adesioni dei proprietari a questo genere di contratti, che potrebbe rapidamente scomparire dall’offerta di affitto, a danno dei potenziali inquilini, che dovrebbero subire canoni liberamente fissati dai proprietari. Il 78 per cento degli affittuari sono pensionati. Oggi, i contratti a canone concordato sono il 39 per cento del totale. Il Comune vuole ridurli a zero?”

“Ancora peggio sono stati trattati gli alloggi affittati agli universitari, che godevano di un’ICI all’1 per mille. Con l’IMU 2012 e 2013 vengono assoggettati all’aliquota del 10,2 per mille, come le seconde case affittate con normali contratti. L’importo è dunque più che decuplicato. Gli universitari se la vedano col mercato libero o (più facilmente) col mercato nero. Vogliamo riparlare anche di questi?”, conclude Alvaro Ancisi, capogruppo di LpRa.

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