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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Ravenna si scopre la città più cara d'Italia per il mangiare

E' risultato di un’indagine del maggiore quotidiano economico italiano tratta dall’Osservatorio Prezzi del ministero dello Sviluppo economico

Ravenna è tra le città più cara d’Italia, con Ferrara e Rimini, per i generi alimentari di più largo consumo, ma addirittura la più cara per chi ricerca la spesa minima disponibile non lontano da casa. E' risultato di un’indagine del maggiore quotidiano economico italiano tratta dall’Osservatorio Prezzi del ministero dello Sviluppo economico. "Esiste scientificamente una proporzionalità inversa tra la libera concorrenza di mercato e i prezzi al consumatore - esordisce il leader di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, commentando la notizia -. Meno concorrenza c’è, più sono alti i prezzi. Ed è un dato di fatto che a Ravenna, Ferrara e Rimini si è instaurato e consolidato nel tempo un oligopolio delle maggiori strutture cooperative".

"L’insediamento della grande distribuzione commerciale è strettamente dipendente dalle politiche urbanistiche/commerciali degli enti pubblici territoriali, che fanno capo a Comuni, Province e Regioni - prosegue l'esponente della lista civica -. Non è dunque un caso che, da quando si è cominciato a parlare di supermercati, non ci sia mai stata  in queste tre città diversità di regime politico tra i vari livelli istituzionali di potere, né alternanza alcuna in almeno in uno dei rispettivi governi locali. Caso unico in Italia di tale contiguità territoriale, e forse in nessuna latitudine democratica del globo. Le battaglie impossibili del sottoscritto contro tanto strapotere iniziarono a Ravenna all’alba dei primi supermercati, che piani urbanistici e territoriali su misura collocarono, accerchiando la città, in via Faentina, in viale Gramsci e in via Aquileia, dove sono tuttora, tutti della medesima centrale cooperativa".

"L’ultima battaglia è contro il raddoppio in corso dell’Esp, oltretutto su un terreno, a lato del fiume Montone e a breve distanza dal Ronco, estremamente fragile per la sua permeabilità, per la sicurezza idraulica e per la tutela del paesaggio rurale - continua Ancisi -. Nessuno stupore dunque sul costo della vita a Ravenna. Tanto più deprecabile, mentre ci si riempie la bocca di welfare, e di politiche sociali, perché qui le famiglie più povere, quelle che cercano affannosamente di comprare al minor prezzo qualcuno dei venti generi alimentari di maggiore necessità, spendono in media, solamente per mettere insieme il pranzo con la cena, il 34,4% in più di quanto se ne spendano a Milano! È il dato più disdicevole dell’indagine, a cui conseguono le file, ora anche molto italiane, alle mense della Caritas".

"Ma gli effetti collaterali non sono meno dannosi: sui piccoli e medi negozianti, taglieggiati o costretti alla resa; sui posti di lavoro perduti, che la grande distribuzione non compensa; sul turismo familiare, maggiore “cliente” di Ravenna, che guarda bene a quanto si spende; in genere, sull’intera produzione economica, per la minore capacità di spesa delle famiglie - conclude Ancisi -. Quanto costino in termini di qualità del vivere, almeno alle classi minori e medie di Ravenna, 46 anni di strapotere ininterrotto a Ravenna dello stesso regime politico non sarà dunque mai troppo valutato, al di là delle estemporanee riflessioni sul dato che riesce a salire ai disonori della cronache".

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