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Infrastrutture, Ancisi (LpRa): "La metà dei ponti è a rischio"

Esordisce l'esponente della lista civica: "L’insicurezza dei ponti ravennati cominciò a manifestarsi vistosamente nel 1992, quando il Comune verificò ad occhio che 46 mostravano “screpolature, cedimenti, fessurazioni, lesioni, distacco di mattoni, pietre sconnesse, ecc”"

Il capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, presenta un dossier sullo stato dei ponti nella città bizantina nel quale emergerebbero cedimenti e corrosioni. Esordisce l'esponente della lista civica: "L’insicurezza dei ponti ravennati cominciò a manifestarsi vistosamente nel 1992, quando il Comune verificò ad occhio che 46 mostravano “screpolature, cedimenti, fessurazioni, lesioni, distacco di mattoni, pietre sconnesse, eccetera”. Ma solo dopo vent’anni, nel 2011, ne fu fatto un primo vero monitoraggio tramite prove di carico, che venne affidato a caro prezzo alla società specializzata 4 Emme di Bolzano. Questa, concludendo il lavoro nel 2015, attestò formalmente che 48 ponti, essendo sottoposti ad un “degrado complessivo elevato e superiore del 47% a quello medio riscontrato su tutto il territorio comunale”, erano fuori norma (cioè, tutti erano degradati, ma 48 molto di più). Di qui, la prescrizione: 21 ponti potevano essere transitati fino al 15 marzo 2016, 13 fino al 15 marzo 2017, 13 fino al 15 marzo 2018, a condizione però che per ciascuno si facesse, entro la rispettiva scadenza, “una verifica generale dell’opera per definire in maniera adeguata l’intervento di risanamento atto a ripristinare le caratteristiche di progetto in rispetto alle norme vigenti”. Il Comune commissionò tale verifica a 4 Emme solamente per 6 ponti su 47 (uno era già stato chiuso a Mandriole). Degli 8 messi peggio in assoluto e più a rischio, 4 Emme impose addirittura il “completo risanamento e/o consolidamento” entro il 15 marzo 2016. Ma queste opere sono state compiute solo nel ponte sul canale Cupa alle Bassette, che era già collassato, mentre sono in corso solo per i Tre Ponti - nel frattempo totalmente chiusi al traffico -  i cui lavori si sarebbero dovuti concludere entro l’agosto scorso"..

L’INGEGNOSA SOLUZIONE - Prosegue Ancisi: "Laddove, in base agli accertamenti, si sono riscontrati problemi immediati di sicurezza, è scattato il divieto di transito per i veicoli con peso superiore a determinate tonnellate (da 5 a 40 ). La serie di questi divieti è infinita. In assenza di controlli, tutti se ne fregano, tranne gli autobus di Start. Se succede qualche fattaccio, la colpa è del trasgressore. Si sono messi in sicurezza gli amministratori comunali (così credono), non già i ponti". 

IL LIMITE - Conclude: "Nessuno pretende che gli attuali amministratori rimedino in poco tempo e con una barca di milioni a tutti i ponti cui, in almeno 25 anni da quando il problema fu evidente, non hanno provveduto i loro progenitori, pur della stessa specie non esemplare. Ci si accontenterebbe di un piano serio, graduale e rispettato, finanziato congruamente secondo un ordine di priorità. Dei cittadini e dei trasporti soffre non solo la sicurezza, ma anche la mobilità, dunque la qualità della vita, ma pure l’economia. Ma che si racconti al mondo di Ravenna capitale dei ponti sicuri è solamente ridicolo. Anche più di Ravenna città europea dello sport, patria delle piste ciclabili, oasi del verde pubblico e altro. Abbiamo molte vere virtù inespresse".

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