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Inquinamento del torrente Bevano, Ancisi: "Grave offesa subìta dalla comunità"

Dal campionamento delle acque effettuate da parte del personale Arpae (Agenzia Regionale per l’Ambiente), è emersa la presenza di elevate quantità di liquami di origine organica

Il capogruppo in Consiglio comunale di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, ha presentato un'interrogazione al sindaco Michele De Pascale sull'inquinamento che ha interessato le acque del Bevano, con conseguente un’ordinanza di divieto di balneazione per motivi igienico-sanitari nel tratto di mare ricompreso tra i 500 metri a nord e quelli a sud della foce del torrente. "La foce del Bevano presenta un elevato interesse naturalistico, essendo l'ultimo estuario meandriforme dell’alto Adriatico libero di svilupparsi naturalmente - evidenzia Ancisi -. L'area presenta numerosi vincoli paesaggistici e naturalistici, essendo classificatA, tra l’altro, come Zona umida di importanza internazionale (Ramsar), come parte del Sito di importanza comunitaria “Ortazzo, Ortazzino, Foce del Torrente Bevano”, della “Riserva naturale Duna costiera ravennate e foce torrente Bevano” e della Stazione del  Parco del Delta del Po denominata “Pineta di Classe e Saline di Cervia”".

Dal campionamento delle acque effettuate da parte del personale Arpae (Agenzia Regionale per l’Ambiente), è emersa la presenza di elevate quantità di liquami di origine organica. E' stata appurata la presenza di digestato (materiale di origine organica utilizzato come fertilizzante in agricoltura), che dall’entroterra ravennate aveva raggiunto il mare attraverso il torrente. È stato poi accertato che lo sversamento è avvenuto in un’azienda che gestisce due impianti di digestione anaerobica a San Pietro in Campiano, dalla quale il digestato si è riversato nel canale Erbosa e da qui nel canale Acquara Alta, causando profondi mal odori ed una colorazione scura delle acque, confluendo poi nel Bevano attraverso un reticolo di altri canali. Ne è pure derivata una consistente moria di pesci, anche di grosse dimensioni (carpe, anguille, cefali, passere) lungo tutto il corso d’acqua. "La scarsità di acqua proveniente dai canali e dal torrente, la risalita della marea e le molte sinuosità del Bevano nel tratto finale producono una lentissima dispersione del digestato nel mare, che rende difficoltoso ipotizzarne i tempi di risoluzione", osserva Ancisi.

La Procura della Repubblica avrebbe già emesso un avviso di reato. "Si può logicamente formulare al riguardo l’ipotesi dell’inquinamento ambientale introdotto dall’art. 452 bis del codice penale, il quale punisce con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 10.000 a 100.000 euro chiunque abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento delle acque che siano significativi e misurabili, prevedendo anche un aumento di pena quando è prodotto in un'area naturale protetta o sottoposta a vincolo paesaggistico o ambientale ovvero in danno di specie animali o vegetali protette - afferma Ancisi -. Tale reato è peraltro inserito tra quelli di cui al decreto legislativo 231 del 2001, che consentono di irrogare gravi sanzioni anche alla società responsabile. Da valutare anche la possibile recidività della condotta".

Ancisi ha chiesto al sindaco "se conviene fin d’ora che il Comune di Ravenna si costituisca parte civile allorquando venisse instaurato un processo nei confronti di chi venga individuato come responsabile; se intende verificare, attraverso Arpae, quali prescrizioni, anche di carattere strumentale, si possano eventualmente applicare nei confronti dell’azienda in questione per prevenire il ripetersi, anche in basse misure non rilevabili altrettanto clamorosamente, di tale forma d’inquinamento idrico, e/o se fosse il caso di stabilire controlli specifici a campione sulla qualità delle acque in uscita dal sito stesso".

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