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Minichini (LpR): "It-exit, perché no?"

Conviene all’Italia restare ancora in Europa? Ciò non significa essere antieuropeista, questa non è più la Comunità Europea costituita nel 1957

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Non vedo cosa ci sia di strano sull'uscita dall'Europa del Regno Unito, la cosiddetta Brexit. Al popolo, con un referendum, è stato chiesto: "Il Regno Unito dovrebbe continuare a far parte dell'Unione europea o lasciare l'Unione europea?". La maggioranza si è espressa per il "leave", lasciare. Ha legittimato il giudizio popolare il 72,2% degli aventi diritto.

Le borse colano a picco, vola lo spread, questo sembra interessi più di altro, con le grandi lobbies speculatrici che non si lasciano scappare situazioni del genere. Se poi aggiungiamo anche le dichiarazioni forti dei presidenti delle istituzioni europee, nell'invitare il Regno unito a formalizzare rapidamente l'uscita dall'Ue: "Ci aspettiamo che il governo dia attuazione alla decisione del suo popolo il prima possibile, per non prolungare l'incertezza", il piatto è servito.

Il Regno Unito ha tutto da guadagnare dalla Brexit. La sterlina debole gli consentirà di essere competitivo sul mercato delle esportazioni. Non avendo più vincoli da rispettare, importerà dai paesi fuori dall'euro a prezzi molto più bassi. Si pensi in primis alla Russia di Putin, la grande bistrattata dai burocrati della Ue e degli Usa, alla Cina, all'India (ex colonia inglese), a tutti gli altri paesi dell'Oriente e del Mediterraneo, ma anche alla Polonia e a tutti gli altri Stati dell'Est che non sono voluti entrare nell'euro. Questi stati avranno una exploit delle esportazioni e un Pil che volerà alto. È tutto questo che spaventa principalmente la Merkel, perché l'uscita del Regno Unito dall'europa assesta un duro colpo all'export tedesco. A seguire Hollande e Renzi, poiché anche i prodotti francesi e italiani non saranno più competitivi.

Altro giovamento per il Regno Unito è non essere più obbligato a conferire miliardi di sterline per il funzionamento dell'Ue, anche se una parte ritornava come finanziamento di opere o progetti propri. Non è da meno liberarsi del divieto di produrre determinati prodotti agricoli, quindi da importare. Così pure della fallimentare politica sui flussi immigratori della Ue, che non consente a uno stato europeo di gestire autonomamente chi può entrare o restare sul proprio territorio secondo le reali possibilità di integrazione.

A questo punto una riflessione è d'obbligo. Conviene all'Italia restare ancora in Europa? Ciò non significa essere antieuropeista, questa non è più la Comunità Europea costituita nel 1957. Bisogna guardare in faccia la realtà, che prospetta un futuro non proprio roseo per il nostro Paese, la nostra economia, il futuro lavorativo dei nostri figli e nipoti. Man mano, quest'Europa di burocrati ha distrutto il settore della nostra pesca; l'agricoltura, fiore all'occhiello italiano nel mondo: prima con il divieto di produrre barbabietole da zucchero, poi contingentando la produzione del latte, del grano, della frutta e di altri prodotti. Oltre ad impoverire chi dalla pesca e dall'agricoltura traeva i mezzi per il sostentamento della propria famiglia, nonché di tante altre dedite a questi lavori, ed oltre ad interrompere il ciclo successorio che si tramandava da padre in figlio, ci ha imposto la necessità di acquistare questi prodotti e i loro derivati da altre nazioni. Da ultimo, l'olio extra vergine di oliva. E della famigerata direttiva Bolkestein, vogliamo parlarne? Vanificherà i sacrifici di decine di migliaia d'imprese balneari a conduzione familiare tramandate da padre in figlio, che rischiano di finire nelle mani delle grandi lobby multinazionali. Una manodopera a basso costo proveniente dall'estero non lascerà scampo ai nostri giovani.

Ma l'aspetto più importante, di cui nessuno parla, sarebbe il risparmio dei circa 50 miliardi di euro che l'Italia annualmente conferisce all'Europa per il suo funzionamento. Con questi soldi, quante opere, quanti posti di lavoro, quanti pensionati al limite della sopravvivenza, quanti cittadini veramente poveri, quante imprese sull'orlo di fallimento, si potrebbero sostenere? Senza contare che tutti i vantaggi citati per il Regno Unito in ragione della Brexit, ricadrebbero anche sul nostro paese nel caso di una It-exit.

Pasquale Minichini

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