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Matteucci contro Monti: "A Ravenna la concertazione non si ferma"

Nei giorni scorsi il premier Mario Monti ha criticato senza peli la concertazione con le parti sociali poiché in passato ha generato i mali contro cui il Paese combatte ancora oggi

Nei giorni scorsi il premier Mario Monti ha criticato senza peli la concertazione con le parti sociali poiché in passato ha generato i mali contro cui il Paese combatte ancora oggi e a causa dei quali le attuali generazioni non trovano facilmente lavoro. Secondo il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, il presidente del Consiglio “sbaglia di grosso”. La concertazione, ricorda il primo cittadino, “è lo strumento che nel 1993,governo Ciampi,consentì di salvare l'Italia e di portarla in Europa”.

“Sbaglia una seconda volta perchè il Italia le politiche di concertazione non ci sono più da 10 anni,spazzate via da Berlusconi – continua Matteucci -. Sbaglia una terza volta perchè descrive la concertazione per quello che non é.La concertazione è confronto preventivo sugli obbiettivi da raggiungere,confronto che serve a tenere unito il paese. Poi certo che nesssuno deve avere potere di veto. Ma il potere di veto che blocca tutto non è figlio della concertazione:è figlio del lobbismo e del consociativismo”.

A Ravenna, prosegue il primo cittadino, “le politiche di concertazione con i sindacati e le associazioni di impresa sono sopravvissute al berlusconismo,non ci hanno mai impedito di decidere ciò che era necessario decidere anche dopo il parere contrario di una parte dei protagonisti della concertazione. Bisogna avere il coraggio della fatica di un confronto che non ci impedisce di decidere ma aiuta a tenere insieme una comunità che ha già per conto suo troppe spinte allo scontro e alla rottura”.

“Per questo a Ravenna andremo avanti con la pratica della concertazione – insiste Matteucci -. Monti ha operato scelte indispensabili per salvare l'Italia dal precipizio a cui eravamo arrivati vicinissimi con il governo Berlisconi. Ma neanche Monti ha il dono dell'infallibilità. Prima o poi l' Italia,senza mollare la politica del rigore e associando ad essa quella della crescita,deve affrontare il grande problema sociale che l'Italia eredita dal lungo periodo del dominio berlusconiano:bisogna ridistribuire reddito e ricchezza a favore dei lavoratori e dei ceti a basso reddito,trovando le risorse necessarie con una radicale rivoluzione fiscale. A partire da una patrimoniale sulle grandi ricchezze che andrebbe fatta...ieri”.
 

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