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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Non passa il test anti-droga per consiglieri e assessori regionali

L’Assemblea ha votato a maggioranza il non passaggio al voto (che equiivale a una bocciatura) del progetto di legge presentato da Fabio Filippi (PDL), che ha per titolo “Test tossicologico per i consiglieri regionali"

L’Assemblea ha votato a maggioranza il non passaggio al voto (che equiivale a una bocciatura) del progetto di legge presentato da Fabio Filippi (Popolo della libertà), che ha per titolo “Test tossicologico per i consiglieri regionali e i componenti della Giunta della Regione Emilia-Romagna”. Lo ha stabilito il voto della maggioranza dei consiglieri (favorevoli: Pd, Idv, FdS, Sel-Verdi e Misto; contrari: Pdl, Lega nord, Mov5stelle, Udc) che ha approvato un documento presentata da Antonio Mumolo (Pd).

L’aula ha anche bocciato una risoluzione, sottoscritta da Pdl (primo firmatario Fabio Filippi), Lega Nord e Udc, che impegnava la Giunta regionale a prevedere il test tossicologico per consiglieri e assessori. Il testo partiva dalle premesse che la Regione “condanna la cultura e l’utilizzo delle sostanze stupefacenti”, “pericolose per la salute” e “causa di danni gravissimi, quando non irreversibili”, e che “chi amministra e ricopre ruoli di carattere pubblico deve obbligatoriamente dare prova di responsabilità e coerenza nei confronti della collettività”. Il documento, che oltre al voto favorevole dei firmatari, ha ottenuto il sì del Mov5stelle, è stato bocciato per il voto contrario di Pd, Idv, Sel-Verdi e FdS, astenuto il gruppo Misto.

L’oggetto del pdl
Il progetto di legge intendeva impegnare “in modo vincolante” consiglieri e assessori a sottoporsi al test tossicologico. La motivazione è quella di favorire la massima trasparenza nei comportamenti di chi assume ruoli di carattere pubblico, postulando “il dovere di operare per il bene comune, compreso il contrasto alla diffusione delle droghe”. Nella relazione di accompagnamento, Filippi scrive che “chi ricopre cariche pubbliche e fa uso di droghe è fortemente ricattabile, è quindi a rischio la stabilità del sistema”.
L’art. 1 prescrive le modalità e le procedure del test obbligatorio nonché l’eventuale ripetizione entro 96 ore, l’art. 2 prevede gli effetti dei risultati ottenuti, fino alla decadenza dalla carica, alla perdita degli emolumenti e alle condizioni vincolanti per un’eventuale ricandidatura.

Il dibattito
Andrea Pollastri (Pdl) ha riassunto gli elementi essenziali della proposta. Si chiede a consiglieri e assessori regionali una prova di responsabilità e di trasparenza, con un evidente valore etico e morale: contrastare con ogni mezzo la cultura della droga e la diffusione, in particolare fra i giovani, delle tossicodipendenze. Ha poi ricordato che in sede di commissione Statuto e Regolamento erano stati presentati emendamenti per perfezionare il testo e superare obiezioni di anticostituzionalità, ma la maggioranza ha bocciato quelle proposte di modifica.

Per Fabio Filippi (Pdl) oggi alla classe politica spetta il compito di dare l’esempio, per riacquistare la fiducia nei cittadini. La trasparenza è un dovere per chi ricopre incarichi pubblici, perché chi fa uso di droghe è vulnerabile e ricattabile. Tuttavia, ha aggiunto, la maggioranza ha alzato un muro invalicabile, usando argomenti contraddittori, come quello della privacy e della riservatezza, che non viene difesa in molte altre circostanze. C’è stato l’impegno a correggere il testo iniziale con alcuni emendamenti che accoglievano richieste ed obiezioni, ma la maggioranza ha bocciato pure quelli. Filippi ha infine citato il sondaggio compiuto da un importante quotidiano, secondo il quale l’83% della popolazione condivide la necessità di sottoporre gli eletti al test tossicologico.

Lo strumento della Legge regionale è del tutto improprio, ha dichiarato Antonio Mumolo (Pd). Il testo depositato era con tutta evidenza invotabile, innanzitutto perché contrasta con varie Leggi statali e con la Costituzione. Si è trattato perciò di un’operazione demagogica, tesa ad additare di cedimenti nella lotta alla droga coloro che si oppongono a una proposta illegale e inappropriata. Quanto agli emendamenti presentati, erano una toppa peggiore del buco: rendevano la Legge, che di per sé deve essere fondata sull’obbligatorietà, piena di esortazioni e aspetti facoltativi. Il Pd, ha concluso, è disposto a un percorso comune per identificare quello che la Regione può concretamente fare contro la droga e le mafie.

Al termine delle discussioni in commissione, ha detto Alberto Vecchi (Pdl), si è cercato di correggere il testo originario in alcuni punti essenziali: veniva tolta l’obbligatorietà del test, rendendolo facoltativo; veniva abrogato il passaggio sull’incompatibilità all’elezione; e venivano abrogati altri effetti, dalla decadenza dalla carica alla non ricandidabilità. Obiezioni e suggerimenti venuti dai consiglieri di maggioranza, e tuttavia bocciati dagli stessi consiglieri. Il Pdl, invece, vuole mandare un chiaro segnale all’opinione pubblica regionale, e il sondaggio uscito su un quotidiano dimostra che è in sintonia con quel che pensa la grande maggioranza della popolazione.

Per Silvia Noè (Udc), il voto favorevole al progetto di legge, nonostante certe obiezioni tecniche appaiono fondate, deriva innanzitutto da una convinzione emersa già nella prima seduta di commissione: era impossibile trovare una posizione comune, le statistiche dimostrano che le proposte avanzate dalle minoranze sono sempre bocciate, le dinamiche che si innescano sono sempre le stesse, e questo contribuisce a rafforzare i sentimenti dell’antipolitica.

In Italia non è reato consumare sostanze psicotrope, ha detto innanzitutto Franco Grillini (Idv); il reato consiste nello spaccio. Dunque questa proposta si colloca in un terreno evidentemente contraddittorio con quanto prevedono le leggi dello Stato, e chi la avanza ha portato la responsabilità del governo fino a poche settimane fa, e avrebbe potuto intervenire sulla legislazione, accentuandone i tratti di un proibizionismo che si è rivelato fallimentare. In realtà, si tratta di una proposta inutile, demagogica e inefficace, che contribuisce alla denigrazione di chi fa politica. La politica, piuttosto, deve saper affrontare le cause del disagio sociale che porta tante persone a cercare nella droga un sedativo, una via di fuga.

Se approvassi un progetto di legge di questo tenore mi sentirei un “pataca”, - ha detto, celiando, Roberto Piva (Pd) - in Romagna, infatti, con questo termine non offensivo si indica una persona che compie atti che lo rendono in qualche modo ridicolo. In questo modo, stiamo sprecando del tempo, - ha aggiunto - che poteva meglio essere utilizzato affrontando il tema più generale della lotta alle dipendenze.

La relazione al progetto di legge - ha sottolineato Roberto Montanari (Pd) – dimostra chiaramente perché non si deve votarlo. Non serve infatti a contrastare l’uso delle droghe, ma potrebbe ottenere l’effetto contrario a quello che si propone, facendo travisare il problema da parte della gente e andando quindi a ledere maggiormente la politica. Il contrasto al mercato della droga e a tutte le forme di dipendenza si fa altrimenti, non può ridursi a una proposta di sottoporsi a un test o meno, che è pura demagogia.

Giovanni Favia (Mov5stelle) si è dichiarato favorevole all’esame dell’articolato, anche se il testo è palesemente illegittimo e quindi il voto finale sarebbe negativo. Favia ha detto anche di non essere contrario al fatto che un eletto dia la propria disponibilità alla massima trasparenza. È chiaro - ha aggiunto - che gli elettori hanno già la possibilità di valutare la coerenza del proprio eletto, confrontando ciò che dice con ciò che mette in atto. Il tema, dunque, non è legislativo, ma politico, e per questo motivo una risoluzione sullo stesso argomento otterrebbe il voto favorevole dei grillini.

Il tema non deve essere affrontato sul piano giuridico, come alcuni hanno fatto, ma con un approccio culturale nei confronti della droga; un approccio che, a fronte del dibattito, appare profondamente diverso tra maggioranza e opposizione. Lo ha detto Luca Bartolini (Pdl), che ha ribadito come la propria parte politica sia contraria, senza se e senza ma, a ogni tipo di droga. È vero - ha aggiunto - che non c’è alcuna obbligatorietà a sottoporsi al test e che non si risolve così il problema in generale, ma noi dobbiamo essere coerenti con le nostre prese di posizione contro la droga e dare l’esempio a una società che sembra non dare eccessiva importanza a un tema così grave.

Per Galeazzo Bignami (Pdl) su questo tema qualcuno ha dato prova di ipocrisia, quando si condanna l’uso di droghe, ma con molti distinguo tra droghe pesanti e leggere. Le sostanze stupefacenti sono tutte pericolose: qui sta il punto di confine e, su questo tema, dalla sinistra non sono venute risposte. Forse non si vuole dare un segnale chiaro che l’uso di droghe va comunque condannato. Forse così non si risolverà il problema delle dipendenze, ma si darà certamente un segnale alla società di coerenza, trasparenza e moralità.
Roberto Corradi (Lega nord), oltre a stigmatizzare la prassi del “non passaggio al voto dell’articolato” che a suo parere umilia l’impegno e l’attività dei consiglieri di opposizione, ha manifestato consenso al progetto di legge, pur non esente da vizi di forma, perché esprime la volontà di impegnarsi nel contrasto alle sostanze stupefacenti, che hanno una così grande incidenza soprattutto nei giovani.

Dichiarazioni di voto
Andrea Pollastri (Pdl) si è dichiarato contrario alla prassi sottesa al documento Mumolo, chiedendo che la modalità del non passaggio all’esame dell’articolato venga presto modificata, e favorevole al documento presentato da Pdl e altri.
Gian Guido Naldi (Sel-Verdi) ha accolto con favore il documento Mumolo, perché - ha detto – siamo di fronte a un progetto di legge sbagliato e propagandistico, frutto della volontà brutale di cercare visibilità su temi delicati. No anche al documento di Pdl e altri: quando una cosa nasce male - ha ribadito - inutile rimescolarla.

Antonio Mumolo (Pd) ha sottolineato che il tema è stato ampiamente discusso, in due sedute di commissione e oggi in Aula, e si è dichiarato contrario alla risoluzione di Pdl e altri perché non risolve affatto il problema sul fatto che la Giunta possa o meno prevedere il test per consiglieri e assessori.

Giovanni Favia (Mov5stelle) ha ribadito che poiché la risoluzione di Pdl e altri riporta solo una previsione e non un obbligo, non gli sembra ci siano motivi per non accoglierla.
Pur considerando grave il tema, - ha detto Sandro Mandini (Idv) – non ci sono le condizioni per esaminare il progetto di legge; ben diversamente si poteva impiegare il tempo affrontando in modo serio il problema della droga, anziché usare questa vetrina per fare demagogia.

Fabio Filippi (Pdl) infine ha ringraziato i colleghi che hanno anticipato il loro voto favorevole al pdl o alla risoluzione, stigmatizzando chi ha accampato scuse, senza proporre nulla.

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