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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Piazza Kennedy, l'opposizione scrive al Ministero: "Sia una piazza archeologica"

L’appello è che le autorità in indirizzo, “previ allargamento e rafforzamento delle prescrizioni in materia di tutela archeologica impartite al Comune di Ravenna pongano i presupposti di un progetto volto a realizzare globalmente, in piazza Kennedy, una piazza archeologica”.

È partita venerdì una raccomandata con ricevuta di ritorno, indirizzata al ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini e al Soprintendente archeologico dell’Emilia-Romagna Luigi Malnati, che li richiama, "quali custodi del patrimonio archeologico nazionale e regionale, al dovere di impartire al Comune di Ravenna le prescrizioni necessarie per far emergere dal sottosuolo di piazza Kennedy non già solo i resti depositati, a profondità fino a circa 3,50 metri, sotto le piccole aree della chiesa di Sant’Agnese e del collaterale orto Monghini, bensì, a profondità eventualmente anche maggiore, quelli, risalenti all’età romana, estesi su tutta la piazza".

La missiva, redatta e firmata dal capogruppo di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, è stata condivisa e sottoscritta da tutti i capigruppo di opposizione, nelle persone di Alberto Ancarani (Forza Italia), Maurizio Bucci (gruppo Misto), Nereo Foschini (Nuovo Centro Destra), Paolo Guerra (Lega Nord) e Pietro Vandini (Movimento 5 Stelle), nonché da Diego Rubboli della Federazione della Sinistra. La lettera richiama le numerose affermazioni del Soprintendente Malnati, contenute negli atti di prescrizione rivolti al Comune di Ravenna il 22 giugno e il 1° ottobre scorsi, tra cui in particolare “(piazza Kennedy), ubicata nel cuore del tessuto urbano di età romana, in posizione centrale rispetto al rettangolo delineato dal tracciato delle mura difensive di età repubblicana e risalenti con certezza al III sec. avanti Cristo (un tratto delle quali è stato rinvenuto negli scavi per la costruzione della Sede della Banca Popolare di Ravenna nel 1980), cela i resti di un rilevante quartiere assai prossimo all’area forense, se non addirittura coincidente con essa. I resti di età romana, in base ai dati desumibili da scavi effettuati in aree limitrofe, giacciono presumibilmente a una profondità superiore ai 3,50”: in sostanza, ci si presenta “un’occasione unica storico-archeologica che non ha precedenti per Ravenna e che difficilmente si ripresenterà in futuro”. La missiva aggiunge: “È sufficientemente documentato, del resto, che sotto la superficie di piazza Kennedy giacciono resti risalenti al periodo tra il I e il VI secolo d. C., tra cui la struttura di base della basilica di Ercole, restaurata da Teoderico nel VI secolo e combaciante, in parte, con quella di Santa Agnese, la base della colonna Tiberia e parte della rete di adduzione e distribuzione degli acquedotti di Traiano e di Teoderico. A breve distanza rileviamo, nella zona del reticolo decumano prossima al Foro romano, nell’intersezione con il cardo, l’ormai celebre ‘Domus dei tappeti di pietra’ di via D’Azeglio, inaugurata nel 2002. Siamo comunque prossimi o interessati dall’area del Foro, e questo, assieme ai ritrovamenti attuali e contermini, alla prossimità del decumano - asse che da porta Sallustra andava alla posterula Latronum lungo l'attuale quasi attigua via Oberdan - alle innumerevoli citazioni e testimonianze storiche, basta e avanza a definire l’importanza delle possibili risultanze degli scavi estesi a tutta la piazza”.

Contestando dunque che le prescrizioni del Soprintendente siano state esplicitamente impartite al Comune di Ravenna “senza interessare l’intera superficie della piazza”, la missiva esprime le seguenti valutazioni: “Nel mentre si limitano gli scavi a due francobolli su Sant’Agnese e sugli ex orti Rasponi, se pur necessari e ben centrati, è profondamente sbagliato lasciar procedere in tutta la metà opposta della piazza i lavori con cui si sta realizzando a gran  carriera (sospettabilmente) una serie alla rinfusa di pozzetti di ghisa e cemento, per far posto a delle latrine pubbliche: ne viene oltraggiato, tra l’ altro, il lato dell’area Forense, luogo centrale di vita dell’epoca romana. Scavare è indubbiamente solo la metà del problema. La sfida di lavorare in presenza di falda è l’altra metà di una seria e severa preoccupazione per la conservazione di un vero e proprio patrimonio dell’umanità. Ma ciò che si sta facendo appare più un compromesso all’italiana, che un serio percorso conoscitivo esteso a tutta la piazza, come doveroso di fronte alla comunità mondiale, non solo ravennate”.

L’appello è che le autorità in indirizzo, “previ allargamento e rafforzamento delle prescrizioni in materia di tutela archeologica impartite al Comune di Ravenna pongano i presupposti di un progetto volto a realizzare globalmente, in piazza Kennedy, una piazza archeologica”. Sulla riconversione a tal fine del progetto è allegata la proposta di ordine del giorno del consiglio comunale di Ravenna, presentata da Ancisi e discussa il 24 ottobre, che, pur respinta con 14 voti contro 11, ha ottenuto il voto favorevole di tutti i gruppi di opposizione e della Federazione della Sinistra stessi.

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