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Incognite sul processo di accreditamento dei servizi residenziali per anziani

Cgil, Cisl e Uil confederali e di categoria chiedono ai sindaci "di assumere tutti gli interventi necessari per garantire dal primo gennaio la continuità dei servizi ai cittadini e la stabilità delle lavoratrici e dei lavoratori in questione".

Il prossimo 31 dicembre, dopo un lungo percorso di avvicinamento, l’accreditamento dei servizi residenziali per anziani e disabili, giunge alla fase finale. Tuttavia, spiegano da Cgil, Cisl e Uil, "sussistono ancora importanti nodi da sciogliere rispetto al regolare avvio della nuova fase di gestione dei servizi. Nella provincia di Ravenna tutti i servizi, residenziali e semiresidenziali rivolti ai disabili e l’assistenza domiciliare saranno accreditati ai soggetti privati mentre per quanto concerne i servizi rivolti agli anziani (29 centri residenziali e 22 centri diurni), soltanto 7 centri residenziali anziani e 5 centri diurni rimarranno alla gestione diretta delle quattro (a breve tre per la fusione incorso nel distretto faentino) Aziende di servizi alla persona, presenti sulla nostra provincia".

"Si tratta di un presidio pubblico nella gestione diretta dei servizi, utile a garantire esperienze e competenze che consente al tempo stesso il mantenimento di quegli elementi di conoscenza dei processi gestionali, necessari per svolgere al meglio anche le funzioni di programmazione in capo ai soggetti istituzionali - continuano i sindacati -. Anche le conferme recenti, relative alle strutture Busignani di Cervia e Baccarini di Russi, sono parte di un equilibrio sulle scelte e le unicità gestionali delle strutture fra pubblico e privato, perseguito dai sindacati e costruito anche attraverso il confronto e la condivisione con le parti sociali ai tavoli di distretto e assunti come presupposti per avviare nel 2010 il percorso di accreditamento, prima transitorio poi definitivo a partire dal primo gennaio".

Per Cgil, Cisl e Uil confederali e di categoria "la scelta gestionale del 2010 - oltre ad essere pienamente giustificata dai risultati economici e finanziari e dai livelli quali quantitativi dei servizi gestiti - rappresenta la condizione di equilibrio fra le valutazioni di opportunità, le esigenze di piena valorizzazione e di utilizzo del personale oggi dipendente delle Asp e la necessità di garantire la piena sostenibilità delle stesse al fine di non dover gravare sulle già esigue risorse dei Comuni per ripianare eventuali disavanzi. Sta di fatto però che, a una manciata di giorni dalla fine dell’anno, alcune iniziative giudiziarie intraprese da due cooperative - che di fatto impugnano tutti gli atti adottati dall’Asp e dall’Ufficio di Piano per conto dei Comuni della Unione della Bassa Romagna, compresa la procedura selettiva per l’assunzione del personale, necessari alla realizzazione dei passaggi per il completamento dei requisiti per l’accreditamento definitivo - gravano sul regolare avvio della nuova fase di gestione dei servizi in regime di accreditamento definitivo, sia per le strutture in capo all’Asp che per quelle che saranno definitivamente accreditate alla cooperazione sociale riunitasi in associazione temporanea di impresa".

"Tutto questo genera una indubbia tensione non solo fra gli attuali dipendenti Asp del distretto lughese e fra coloro che aspirano a diventarlo perché vincitori di concorso, ma anche fra il personale dipendente della cooperazione sociale che attende di conoscere la propria prospettiva lavorativa - chiosano i sindacati -. Le preoccupazioni sono tutte legittime perché attengono al destino professionale e occupazionale delle persone. E' in gioco la gestione di servizi alla persona, servizi delicati e di complessa organizzazione che necessitano, nella fase conclusiva della transizione, di assunzione di grande responsabilità e di collaborazione diffusa, atti ben diversi da quelli a cui stiamo assistendo in questo contesto che consegna un quadro poco comprensibile anche per gli utenti e per le loro famiglie".

I sindacati fanno appello a tutti i soggetti in campo a partire dagli amministratori dei Comuni dell’Unione, l’Ufficio di piano, l’Asp e le cooperative sociali coinvolte affinché tutti gli ambiti del confronto siano attivi e proficui "per fare sì che i servizi, tanto importanti e delicati per la nostra comunità, transitino nell’accreditamento definitivo garantendo la massima condizione di continuità quali-quantitativa e occupazionale. Solo una gestione concertata dei piani di assestamento del personale potrà consentire di governare positivamente il mantenimento dei posti di lavoro, preoccupazione che accomuna i sindacati, le cooperative coinvolte e i soggetti istituzionali, che devono insieme perseguire il comune obiettivo di scongiurare, in un contesto provinciale dove già sono insopportabili gli effetti di questa prolungata crisi, ricadute occupazionali negative". Cgil, Cisl e Uil confederali e di categoria chiedono ai sindaci "di assumere tutti gli interventi necessari per garantire dal primo gennaio la continuità dei servizi ai cittadini e la stabilità delle lavoratrici e dei lavoratori in questione".

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