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Profughi nel faentino, la Lega: "Numeri inquietanti, sono oltre 200 in tutto il territorio"

"Sono circa 220 i profughi gestiti dall’Asp in tutto il territorio dell’Unione, e solo sul territorio faentino ce ne sono 14", afferma Liverani

"Siamo sconcertati dal numero e dai dati che sono emersi dal nostro accessi agli atti rivolta alla Asp sulla gestione dell’accoglienza dei profughi". E' quanto affermano il consigliere regionale della Lega Nord Andrea Liverani, il capogruppo in consiglio comunale a Faenza Gabriele Padovani e il consigliere comunale Jacopo Berti. "I dati emersi - afferma il segretario faentino del Carroccio Liverani - ci fanno capire che tutta la gestione dei profughi nel faentino, non si basa sulla bontà e sull’aiuto a persone bisognose, bensì sul business e sul guadagno. Son circa 220 i profughi gestiti dall’Asp in tutto il territorio dell’Unione, e solo sul territorio faentino ce ne sono 140. Se aggiungiamo quelli gestiti da altre associazioni e cooperative, si evince come Faenza non sia più in grado di accogliere.”

Entra nel dettaglio il consigliere comunale Berti: “Non abbiamo verificato nazionalità ed età, sappiamo però che su 220 profughi, solo 20 sono donne, una percentuale troppo bassa. I documenti dell’Asp ci evidenziano come la Prefettura preveda l’arrivo di altri 500 profughi da dislocare su tutto il territorio provinciale. Faenza e l’Unione non possono più accogliere, altrimenti si rischia la ghettizzazione ed aumentano i rischi sociali". Prosegue quindi Berti: “Dai dati acquisti inoltre abbiamo scoperto che ci sono due contratti di mediazione culturale rivolti a due persone di nazionalità senegalese con cifre sbalorditive rispetto al periodo di crisi in cui viviamo".

"Il primo contratto è di 4.500 euro per 2 mesi di collaborazione, il secondo invece è incredibile; 20.000 euro per 4 mesi di lavoro - attacca Berti -. Parliamo di circa 5.000 euro mensili per la mediazione culturale, dati ad una persona che ha conseguito i propri di studio in Senegal e non in Italia, e che basa le proprie capacità di mediazione su corsi fatti con la Prefettura. Ci sono tanti laureati in Italia (italiani e non) con maggiori competenze ma che un contratto del genere se lo sognano. Andremo a fondo della questione perché vogliamo vederci chiaro”.

Conclude il capogruppo Padovani: “Tutta la gestione si basa sul business e sul continuare a ricevere fondi europei. Non si parla di bontà, ma di falso buonismo. Vedendo come uno dei due mediatori abbia già in passato collaborato con la Prefettura, ci viene da pensare che l’Asp lo utilizzi come filo diretto con l’ente decisionale, per avere un maggiore e continuo afflusso di profughi da gestire e poter quindi continuare a guadagnare. A pensare mal si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.

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