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Martedì, 23 Aprile 2024
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"Promossi e premiati tutti i dirigenti anche nel Comune di ravenna. Sistema da correggere radicalmente"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

"Sono stati appena firmati gli atti del Comune di Ravenna che valutano il rendimento dei propri dirigenti nel 2014 attribuendo a ciascuno un voto di risultato e, se non insufficiente, un premio. Le tabelle allegate distinguono tra i dirigenti capi-area, che sovrintendono a più servizi, e i capi-servizio, che hanno la diretta responsabilità dei singoli servizi. Trascurando i due (Severi e Bassoli) che nel 2014 sono stati di passaggio a Ravenna da altri Comuni (rispettivamente non a tempo pieno per tutto l'anno e non per l'intero anno), possiamo parlare, in generale, di 20 dirigenti in pianta stabile.

Il primo dato che balza all'occhio, come già in Regione la settimana scorsa, è che tutti sono stati "promossi" e dunque premiati, avendo evitato il giudizio di insufficienza, pari, in una graduatoria di 100 punti massimi assegnati da apposita commissione, a meno di 55,51 punti: potremmo dirlo un 5 (o meno) preso a scuola. L'articolazione dei punti è più complessa, ma per capirci possiamo definire il premio minimo del 7,5% sulla retribuzione totale come un 6 scolastico, quello del 9% un 7, quello del 13% un 8, quello del 16% un 9, quello del 18% un 10. L'altro dato evidente è che il 6 è stato dato ad una sola dirigente e il 7 ad un sola altra, premiate rispettivamente con bonus di 4880 e di 5856 euro, che pur farebbero felici i tre quarti delle famiglie italiane lavoratrici. 18 su 20 hanno invece fatto faville, spuntando premi tra 9.458 e 18.953 euro, questi ultimi a beneficio del direttore generale di cui dirò. Todos Caballeros, direbbe Carlo V se visitasse Ravenna.

Il premio medio è di 10,290 euro. La retribuzione totale media, aggiungendo i premi, assomma a 84.677 euro l'anno. Nulla da dire se i 20 dirigenti fossero tutti dei veri manager. Se lo fossero, ne basterebbe sicuramente la metà, affidando le responsabilità delle strutture più semplici a quadri e funzionari ben selezionati per merito. Che non possano essere veri manager (o solo pochi lo siano), così che il loro stipendio fosse paragonabile a quello delle aziende private, è dimostrato dal fatto che solo 7 hanno superato, in coerenza con la norma costituzionale, dei concorsi pubblici (pur con tutti i condizionamenti politici di questi) al contrario di 13 che sono arrivati ai vertici della macchina comunale per vie traverse, addirittura 5 su 8 capi-area. Con il massimo della discrezionalità politica il sindaco ha scelto, senza neppure scomodarsi a guardare altri curriculum, il direttore generale, che, con 142.835 euro, è il più pagato: perfino più del segretario generale, che in carriera ha dovuto superare svariati concorsi per arrivare ad un Comune della classe di Ravenna, e che, oltre all'importantissima funzione di presidio degli atti compiuti dall'amministrazione, dirige il servizio appalti-contratti e l'ufficio legale. C'è molto da fare perché a Ravenna la dirigenza comunale sia una cosa seria. Non mancano dirigenti capaci, ma il sistema non lo garantisce. Solo un'amministrazione diversa da quella presente, che lo ha instaurato a propria misura politica e protetto, potrà riformarlo radicalmente, si spera dalle prossime elezioni. Attualmente, è talmente anchilosato da trascinarsi per inerzia, al punto che, secondo il direttore generale, i punteggi attribuiti "sono nel complesso in linea con quelli espressi nella valutazione relativa all'anno 2013, confermando le ottime performance di alcuni dirigenti, il miglioramento e/o il consolidamento sostanzialmente quelle di altri". Dunque todos caballeros a vita, se questo sistema si perpetua.

Lo schema è italiano, imposto da un contratto nazionale che risale addirittura al 1999, mantenuto da governi di ogni colore, in cui la valutazione meritocratica soggiace ampiamente a quella politico-sindacale. Il governo attuale fa solo finta di volerlo riformare, invece mortificandolo anche di più: ad esempio - come se il pesce non puzzasse dalla testa - con la soppressione della figura del segretario generale, così consegnando un potere totalitario sulla struttura al direttore generale scelto politicamente dal sindaco. A Ravenna continueranno a raccontarci che la valutazione dei dirigenti è stata fatta, come dice il contratto, da organismi indipendenti dalla politica. Quello che valuta i capi-area si chiama "Struttura Indipendente di Valutazione", ma i suoi tre membri sono scelti dalla giunta comunale, cioè dai politici di maggioranza: lo presiede un "indipendente" che dichiara di essere stato "presidente della società municipalizzata del Comune di Ravenna, operante nel settore dell'ambiente e assessore ai bilancio e alle risorse del Comune di Ravenna", nomine di stretta osservanza di un partito che oggi si chiama PD. I capi-servizio sono invece valutati dal Nucleo di Valutazione, presieduto dal direttore generale e composto dai capi-area, nominati tutti per scelta politica, per cui "indipendente" è solo il segretario generale, prossimamente soppresso. Questa è l'Italia. Questa è Ravenna".

Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna

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