Proposta di legge regionale per ridurre i privilegi degli eletti
In campagna elettorale, in un comizio o durante un'intervista quasi nessun politico di professione direbbe mai di essere contrario alla riduzione dei costi della politica e all’eliminazione degli sprechi
In campagna elettorale, in un comizio o durante un'intervista quasi nessun politico di professione direbbe mai di essere contrario alla riduzione dei costi della politica e all’eliminazione degli sprechi nelle pubbliche amministrazioni. Ma una volta eletti il discorso è diverso. Durante i singoli Consigli Regionali la visibilità mediatica non è così elevata come alla vigilia di una consultazione elettorale; un consigliere regionale, quando vota, non lo fa davanti ai propri elettori come in un comizio o in un pubblico dibattito e non sempre TV e giornali riescono a dare la giusta visibilità a quello che avviene nelle votazioni in Regione. Capita così che si verifichino fenomeni in apparenza strani, in cui partiti come il PD e il PDL votino insieme compatti “No” agli emendamenti anti-casta e contro gli sprechi presentati dal Movimento 5 Stelle in Regione.
Ecco cosa chiedevano questi emendamenti: che i consiglieri regionali percepissero l’assegno di vitalizio (visto che saranno aboliti solo dalla prossima legislatura) a 67 anni e non a 60. Che non si potessero cumulare i diversi assegni di vitalizi, che alcuni percepiscono come ex Parlamentari o ex Europarlamentari e di altro Consiglio Regionale. Il divieto del vitalizio per chi ricopre altri incarichi pubblici retribuiti, per cui l’assegno resta sospeso fino all’accettazione di tale attività. Un “prelievo di solidarietà” del 25% sui vitalizi erogati dalla regione Emilia-Romagna da destinare al fondo regionale per la non autosufficienza, destinato esclusivamente alle persone con gravi disabilità. Si poneva un limite massimo al compenso lordo, compresi premi di produttività e rimborsi forfetari, dei dirigenti pubblici. Un taglio del 10% alle indennità dei direttori generali, direttori amministrativi e direttori sanitari del Servizio Sanitario Regionale, come già fatto dalla Regione Toscana governata dal PD. Riduzione del numero di dirigenti generali e della pianta organica dirigenziale della Regione Emila-Romagna.
Una riduzione del numero degli assessori regionali. Si tratta solamente di senso della realtà e di voler cambiare una situazione di sprechi e ingiustificati privilegi che non è più sostenibile. Parlare di demagogia e populismo è solo una scusa per non entrare nel merito delle questioni, un espediente per portare il discorso da un’altra parte. Altrimenti i consiglieri regionali, come i ravennati Vladimiro Fiammenghi, Mario Mazzotti, Gianguido Bazzoni e lo stesso presidente Vasco Errani, dovrebbero spiegare perché, stando a come hanno votato, vogliono percepire l’assegno di vitalizio a 60 anni e non a 67, età in cui, nella pratica, ottengono la pensione i cittadini italiani comuni. Dovrebbero spiegare perché hanno votato “No” a porre un tetto ai compensi dei dirigenti pubblici. Dovrebbero chiarire, infine, perché sono favorevoli a che loro e i loro colleghi possano cumulare più vitalizi derivanti da incarichi pubblici passati o futuri. Chiedere di ridurre i costi e diminuire le spese non è antipolitica, è cercare di essere credibili quando si chiedono sacrifici ai cittadini e a quanti ti hanno concesso l’onore di essere eletto grazie al proprio voto.
Pessima invece è la politica di quei rappresentanti,
democraticamente eletti, ma che sin dalle prime votazioni in Consiglio Regionale dimenticano quanto promesso agli elettori in campagna elettorale e votano per compiacere le segreterie dei partiti.
Nelle prossime settimane partirà in tutta l'Emilia-Romagna una massiccia raccolta di firme per una proposta di legge regionale di iniziativa popolare per ridurre i privilegi e le indennità dei consiglieri regionali e abolire i vitalizi da questa legislatura.
Preparate la penna!