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Proroga allo stop all'attività estrattiva: Bonaccini chiede un incontro urgente al Governo

No a decisioni prese dall'alto. Attraverso il ministero dello Sviluppo economico si apra subito un confronto con le rappresentanze istituzionali, economiche e sociali, mettendo a valore quanto già si sta facendo in territori come Ferrara e Ravenna e un Piano energetico regionale come il nostro"

"La proroga dello stop all’attività estrattiva non porta con sé alcuna soluzione concreta e strutturale, aggravando le difficoltà e lasciando in una pericolosa incertezza l’intero comparto ravennate". Così il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che sulla misura nazionale chiede un incontro urgente al Governo. "La green economy non si fa per decreto- spiega - e così non si dà alcuna risposta né sotto il profilo della tutela ambientale, viceversa sempre più urgente da affrontare, né per quanto riguarda gli aspetti economici e occupazionali, con l'effetto di fermare e danneggiare un settore strategico e avanzato, che andrebbe al contrario accompagnato nella transizione con politiche industriali. Settore che in Emilia-Romagna conta nel suo complesso mille imprese e 10mila lavoratori diretti".

Un’assenza di risposte "che diventa beffa nel momento in cui a poche miglia di distanza, in mare aperto e sull’altra sponda dell’Adriatico, l’estrazione di metano prosegue come se nulla fosse, mentre aumenta la dipendenza energetica del nostro Paese dall’estero". Viceversa, "si dovrebbe agire subito e bene, tenendo insieme ambiente e lavoro, avviando nel concreto una transizione energetica verso fonti rinnovabili, e una conseguente conversione degli impianti, investendo a livello nazionale e non bloccando un intero comparto, che nel polo ravennate vede un avamposto di professionalità ed esperienze di altissimo livello, anche sul piano della sicurezza e della tutela ambientale. Ho la sensazione che da parte del decisore politico si conosca anche poco quanto è stato fatto in questi anni nel nostro territorio".

Come Regione, prosegue il presidente della Giunta, "siamo pronti a fare la nostra parte ma è necessario che il Governo, per iniziativa del ministero dello Sviluppo economico, apra subito un confronto con le rappresentanze istituzionali, economiche e sociali, mettendo a valore quanto già si sta facendo in territori come Ferrara e Ravenna e un Piano energetico regionale come il nostro". "Non siamo certo rimasti fermi in questi anni e siamo pronti a fare tutto ciò che serve per coniugare ambientale e lavoro. Ma siamo stanchi di decisioni (o non decisioni) prese dall'alto sulla testa di istituzioni, imprese e lavoratori. Per questo - chiude Bonaccini - chiediamo con urgenza un incontro al Governo".

Le repliche di Movimento 5 stelle e Lega

"Invece di provare a sbloccare le trivelle nel ravennate, Bonaccini punti sulla riconversione ecologica dell’economia come ha promesso anche una settimana fa presentando la vicepresidente Schlein. Il punto 9 dell’accordo di governo del Conte 2 sul tema trivelle parla chiaro e il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini dovrebbe leggerlo: “Bisogna introdurre una normativa che non consenta, per il futuro, il rilascio di nuove concessioni di trivellazione per estrazione di idrocarburi” - spiegano i parlamentari del Movimento 5 Stelle dell’Emilia-Romagna - Se si ascoltano veramente i giovani di Friday’s for future dobbiamo lavorare tutti insieme per superare petrolio e fossili, con un piano decennale per l’Emilia-Romagna che accompagni imprese e lavoratori a una riconversione ecologica, non certo a riaprire trivelle in Adriatico o nel suolo".

“Insediare un Tavolo di crisi in Prefettura? Molto giusto. Lo ha chiesto il sindaco Pd di Ravenna, Michele De Pascale, preoccupato, come da tempo siamo tutti, per la proroga di altri sei mesi al blocco delle attività di ricerca degli idrocarburi stabilita dal Milleproroghe. Un colpo durissimo per l’economia ravennate e emiliano-romagnola, per di più sferrato da un governo ‘amico’. Capiamo perchè un tema così importante sia di fatto scomparso dalla recente campagna elettorale del piddino Stefano Bonaccini: avrebbe, infatti, smentito la falsa svolta green del Pd e messo a rischio il soccorso ‘rosso’ chiesto agli ambientalisti ‘duri e puri’. Per questo, forse, Bonaccini non ne ha accennato pubblicamente al segretario Pd Nicola Zingaretti durante la sua visita a Ravenna il 18 gennaio scorso. Tra i cori di ‘Bella Ciao’ e ‘Bandiera Rossa’, ministri, candidati, sindaci e segretario del Pd avrebbero potuto affrontare un tema spinoso come quello del distretto ravennate, con migliaia di occupati e investimenti bloccati - commenta Jacopo Morrone, deputato della Lega - Invece, neppure una parola. Inutili quindi le lamentazioni confuse del neo-presidente Bonaccini, che oggi si appella a Roma per un incontro. A questo punto i casi sono due: o l’Emilia-Romagna non conta nulla a Roma, nonostante il Pd sia un partner di governo, oppure ai dem interessa unicamente la sopravvivenza di questo disastrato Conte bis e, pur di mantenerlo in vita, sacrificano l’Emilia-Romagna. Un fatto che dovrebbe far molto riflettere i cantori della vittoria risicata di Bonaccini”.

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