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Provincia unica, Spadoni (Udc): "Ancora figli e figliastri"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

"Dopo il via libero del Comitato delle autonomie locali per il raggruppamento delle tre province romagnole, il ministro per la Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi annuncia l’uscita in tempi brevi di un decreto con il quale saranno stabilite modalità e tempi per il completamento del riordino delle province e la conseguente nomina di un commissario. Intanto la Provincia di Ravenna sta elaborando una ridefinizione anacronistica dell’assetto organizzativo dell’ente con una proposta di macrostruttura, che mi pare non nasca dall’esigenza effettiva dell’ente, ma piuttosto da quella di sistemare alcune situazioni interne prima di giungere all’aggregazione interistituzionale.

Appena un anno e mezzo fa, ad esempio, per contenere il numero dei dirigenti sono state assegnate più deleghe in capo ad alcuni di questi apicali – manager, ma oggi, per tutelare qualche situazione specifica, si torna nuovamente a separare determinate mansioni operative. Un modo come un altro per appianare situazioni prima della fusione con gli altri due partner romagnoli. Solo alcuni esempi dimostrano come la riorganizzazione proposta contenga una serie di evidenti contraddizioni: da una parte ci si propone di sviluppare i servizi di staff e dall’altra, invece, si assegnano a settori non trasversali dell’ente funzioni come il contenzioso legale e i contratti che andrebbero centralizzati al servizio di tutto l’ente.

Ancora, si evidenzia la situazione di disparità del numero di titolari di posizioni organizzative tra i vari settori dell’ente senza analizzare le funzioni e le competenze assegnate agli uffici, anche a seguito della riduzione del numero dei dirigenti e sulla base di nuove funzioni attribuite agli stessi. In altre parole si riduce tutto a numeri senza considerare che i vari settori dell’ente e le funzioni esercitate dagli stessi non possono, per loro natura, essere paragonabili. Da questo provvedimento d’urgenza (..!?), seppure ancora non definitivo, prodotto prima dell’ aggregazione fra le tre province, mi pare emerga la carenza di un’analisi della situazione esistente, ottenuta con una ricognizione preventiva delle funzioni e delle competenze assegnate a tutti i settori della provincia, con una riconsiderazione dei ruoli e dei pesi da attribuire agli uffici, individuando, anche le responsabilità di ciascuno per dare spazio, invece, a sistemazioni fatte ad personam e non certamente in base ai bisogni reali dell’ente di piazza dei Caduti.

Si ha la sensazione, ad esempio, che le posizioni organizzative siano assegnate non in base alle funzioni, ai ruoli, alle complessità dei servizi svolti e agli effettivi carichi di lavoro, ma piuttosto dietro alla generica casella della singola posizione organizzativa vi sia già chiaro il cognome e il nome del prescelto, a prescindere da una oggettiva valorizzazione delle professionalità esistenti. Le province di Rimini e di Forlì-Cesena hanno scelto di non procedere verso nessun tipo di variazioni dell’organico in vista dell’imminente unione, mentre Ravenna avrebbe potuto imitarli o, in altro modo, proporre aggiustamenti minimali come risposta a precisi bisogni dell’ente, giacché questa proposta pare avere tutti i requisiti di una riorganizzazione strumentale e poco opportuna in questo momento. Oltretutto l’ equiparazione in materia di filiazione con il fine di assicurare una sostanziale equiparazione dei diritti dei figli legittimi con quelli dei figli naturali viene ancora una volta discriminata. Insomma figli e figliastri!"

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