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Autorità portuale, Ravenna in Comune: "Immobilismo colpa del Pd"

Attacca Ravenna in Comune: "Pur di cancellare dalla faccia della storia portuale il presidente Galliano Di Marco, che il Pd aveva precedentemente imposto alla guida dell’ente, ci ha condannati a un anno di totale immobilismo"

"Se per l’annunciato flop della nuova legge la responsabilità grava sul governo centrale a guida Pd, il commissariamento militare del porto è stato colpevolmente voluto dalla maggioranza al governo della città (prima e dopo le elezioni, sempre a guida Pd): pur di cancellare dalla faccia della storia portuale il presidente Galliano Di Marco, che il Pd aveva precedentemente imposto alla guida dell’ente, ci ha condannati a un anno di totale immobilismo. Perché il prezzo salato delle sciagurate decisioni del Partito Democratico sarà la città a doverlo pagare, naturalmente". Sulla questione dell'autorità portuale interviene così "Ravenna in Comune".

"La nuova legislazione portuale, entrata in vigore la settimana scorsa, benché si occupi di commerci invece che di battaglie, non ha purtroppo perso il vizio di privilegiare la gestione delle poltrone: una modifica della cosiddetta governance portuale, intesa sia con riguardo alla consistenza numerica degli enti porto che dei relativi organi per ottenere risparmi e managerialità - viene illustrato da "Ravenna in Comune -. Per ora può notarsi che la selezione è stata indetta in via informale, senza impegno, senza trasparenza, senza graduatoria. Senza contare che il livello di professionalità richiesto per il ruolo di presidente è calato invece di aumentare. La clientela politica è già in coda. Quanto al risparmio, invece, già s’è visto che non ve n’è traccia: dipende dalla riduzione del numero dei presidenti e dei segretari, che a sua volta dipende dalla riduzione delle autorità portuali. L’annunciato taglio da 24 a 15 sarà però vanificato dalla possibilità accordata alle regioni di rinunciare per il momento agli accorpamenti: tutte (o quasi) le regioni interessate hanno deciso di avvalersene".

Per il partito, che ha in Raffaella Sutter come consigliere comunale, "si è persa l’ennesima occasione per un vero intervento riformatore proprio quando il problema sta nelle navi, invece che nelle poltrone. Il fallimento della Hanjin, prima compagnia coreana e settima a livello mondiale nel traffico container con una flotta di 141 navi, è l’ennesimo forte segnale di implosione della bolla speculativa che ha sconvolto lo shipping mondiale. Ma dei reali problemi dei porti il ministro Delrio non si preoccupa. E nemmeno di come evitare lo spreco di pubbliche risorse in inutili grandi opere, acuito dalla normativa appalti. Si sono prodotte cattive infrastrutture a prezzi fuori logica, incrementati da quel perverso meccanismo di correlazione tra il costo e l’incentivo da attribuire alle direzioni tecniche delle pubbliche amministrazioni".

"In tutto questo l’Autorità Portuale di Ravenna non ha purtroppo costituito elemento di eccezione rispetto alla regola. Complice l’Amministrazione Comunale, ben prima del “progettone” sono stati annunciati molti altri progetti (pagati e) abortiti: ad es. la cittadella della nautica nell’ex Sarom, la stazione marittima di Porto Corsini, il nuovo terminal container in penisola Trattaroli, ecc. Non va meglio con le opere, quelle sì realizzate, dal costo spropositato rispetto all’utilità per il porto e la collettività: dal lungo molo di Porto Corsini per impiantare a Ravenna un inesistente traffico croceristico, al porto turistico di Marinara inaugurato mentre colava a picco il settore della nautica da diporto, alla faraonica riconfigurazione della parte ambientale della piallassa del Piombone, ecc. E poi banchine, pontili, rampe e scivoli sparsi per tutto il porto e in abbandono, quando non già distrutti".

"Come si è appreso negli ultimi giorni, l’erogazione degli incentivi per i lavori, indipendentemente dal loro effettivo svolgimento e dal succedersi delle normative che li hanno ridefiniti nel tempo, dopo una breve pausa, è ripresa copiosa. Anzi, se si desse retta alle notizie di stampa si potrebbe dire che è la distribuzione degli incentivi per lavori a costituire la principale (se non l’unica) attività dell’appena rinnovato provvisorio tandem alla guida dell’ente porto ravennate (oltre alla remunerazione degli stessi commissario e segretario, ovviamente). Nessun lavoro, nemmeno manutentivo, risulta infatti partito durante il commissariamento militare, a meno che non si sia fatto di tutto per occultarlo - conclude Ravenna in Comune -. E se per l’annunciato flop della nuova legge la responsabilità grava sul governo centrale a guida Pd, il commissariamento militare del porto è stato colpevolmente voluto dalla maggioranza al governo della città (prima e dopo le elezioni, sempre a guida Pd): pur di cancellare dalla faccia della storia portuale il presidente Galliano Di Marco, che il Pd aveva precedentemente imposto alla guida dell’ente, ci ha condannati a un anno di totale immobilismo. Perché il prezzo salato delle sciagurate decisioni del Partito Democratico sarà la città a doverlo pagare, naturalmente".

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