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Ancisi (LpRa): "Ravenna capitale digitale a pagamento"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

"Ohibò! Sulla stampa quotidiana locale si è letto che, grazie alla "Digital democracy conference", programmata al Pala de André per il 12 e 13 settembre, "per due giorni Ravenna diventa capitale delle nuove forme di comunicazione". Altro non potrebbe intendersi l'evento da come è stato presentato da tale Michele De Pascale, cervese: "Per un weekend Ravenna diventerà il centro del dibattito italiano sulle nuove forme di comunicazione, per un numero sempre maggiore di cittadini il web è diventato il luogo dove discutere, partecipare alla vita della comunità e dire la propria. Siamo orgogliosi che questo interessante evento si svolga nella nostra (detto da un abusivo) città". Dal comunicato ufficiale di lancio, si riesce, con fatica, a dedurre come la conferenza sia organizzata da una società privata ravennate, che nel suo sito internet si definisce "punto di riferimento per tutte le aziende che vogliano sfruttare le nuove tecnologie per sviluppare, ampliare, consolidare il proprio business".

Autorevoli esperti italiani del settore, con pregevoli e folti curriculum professionali (alcuni con esplicite esperienze nel e per il PD), esporranno sette interessanti "lezioni" sullo scibile della comunicazione incorporea, preferibilmente orientata. Spicca, appunto, quella sul tema "Storytelling e narrative persuasion", che potremmo tradurre, con libera interpretazione: "Come raccontare storielle imbonitrici". L'apertura della conferenza è invece stata riservata al Michele De Pascale di cui sopra, in quanto "Segretario Provinciale del Partito Democratico di Ravenna". Nient'altro. A che scopo dunque la sua discesa in campo? Se fosse il sindaco della città ci starebbe un saluto, dato l'interesse per qualsiasi avvenimento che qualifichi Ravenna capitale di ogniché e di niente.

De Pascale potrà però cimentarsi in tale ruolo dopo essere stato scelto dal suo partito e poi dagli elettori. Se fosse un'iniziativa del PD, non dovrebbe essere mascherata sotto un'impresa privata. Se fosse, almeno, un regalo a Ravenna si potrebbe, con un po' di sforzo, riconoscere al partito padrone della città l'interesse a spendersi per la sua buona riuscita. Seguendo, dal recentissimo comunicato stampa, l'invito ad iscriversi sul sito aziendale "per partecipare all'evento", si scopre però la necessità di versare 260 euro, ridotte a 149 per i primi cento fortunati. Si potrebbe pensare che la quota comprenda almeno qualche pasto, eventualmente l'albergo per chi viene da lontano, se non fosse che saranno gratis solo le pause caffè e il diritto all'"agevolazione pasti presso stand culinari convenzionati presenti al Pala de Andrè" . Escluso, di conseguenza, che Ravenna possa essere consacrata Capitale digitale dalla partecipazione delle masse proletarie, resterebbe l'interesse commerciale dell'evento a richiamare dall'Italia quel genere di borghesia incravattata che, quando il PD chiama, non bada a spese (rimborsate). Ok, basta dirlo. Ma perché spararla grossa con questa storytelling di Ravenna Capitale digitale? Forse per fronteggiare - scontro tra titani per la candidatura a sindaco - il compagno che su "Ravenna Capitale 2019" ha puntato ogni sua fortuna (con sfortuna di tutti)? E se gli elettori li mandassero a lavorare?"

Alvaro Ancisi, capogruppo Lista per Ravenna

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