Repubblica Romana: "170 anni di valori democratici"
La ricorrenza del 9 febbraio rappresenta per i Repubblicani un appuntamento irrinunciabile. Per i Repubblicani di Romagna la ricorrenza assume un ulteriore significato legato alle pulsioni mazziniane di queste terre e al carattere sanguigno dei sui abitanti. Scriveva il compianto amico Pietro Barberini nel suo editoriale su La Voce di Romagna un anno fa: “Il 9 febbraio rappresentava, per i repubblicani romagnoli, una sorta di Epifania laica”. Un’ Epifania proprio nel senso etimologico dal momento che fu un evento che "apparve" fulmineo e venne subito percepito come qualcosa che avrebbe per sempre cambiato la storia e, con essa, le coscienze degli italiani. Un evento tanto breve quanto denso, qual era, di quei valori universali di libertà, uguaglianza e fratellanza, irrinunciabili per ogni spirito libero e autenticamente democratico. Di qui la ritualità quasi liturgica nel rievocare ogni anno quegli eventi come apogeo di quella "religione laica" chiamata Repubblica. E di qui le tradizioni dei lumini alle finestre dei casolari di campagna, appunto a rischiarare con la loro “luce”, metafora della ragione, le tenebre del "buio" delle coscienze di uomini da tempo "calpesti e derisi". Non di meno vanno ricordate le manifestazioni di esultanza che nelle nostre campagne, negli anni addietro, si materializzavano con spari in aria che si rincorrevano per tutte le contrade di Romagna come fossero campane che annunciavano la resurrezione del diritto del popolo a essere sovrano e il dovere di ogni uomo di difendere l’integrità della Repubblica. Ecco perché oggi è necessario prendere coscienza di tutto questo e operare una profonda autocritica che parta dalla consapevolezza dello stato di in cui siamo, come paese e come cittadini, per valutare con la lucidità che serve in politica come riprendere la via mazziniana nell’attuale contesto sociale, politico ed economico. Come? Intanto difendendo i valori della cultura politica mazziniana e, con essi, la nostra matrice di Repubblicani, intesi come comunità di cittadini che si riconoscono in un territorio definito non per arroccarci nella difesa pervicace dei suoi confini, ma per rafforzare la nostra identità nazionale in prospettiva di aprirci al respiro dell'Europa. Dunque non la difesa sterile di piccole posizioni di egoismo sovranista, ma il consolidare, con la forza delle idee e dei valori mazziniani, ancora straordinariamente attuali e fonte di spunti di riflessione quotidiani, un progetto di Italia moderna in un contesto che guardi all’Europa, alla difesa delle sue finalità e delle sue istituzioni, moneta inclusa nel conteso dell’UE. Ed ecco perché anche questo 9 febbraio chiunque abbia veramente a cuore le sorti dell’Italia e della nostra cultura di fratellanza e progresso deve accendere un lumino: simbolicamente alla finestra ma soprattutto, idealmente nella propria coscienza di cittadino in Repubblica.
Eugenio Fusignani, segretario provinciale Partito repubblicano italiano di Ravenna e vicesindaco di Ravenna