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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Minichini (LpR): "Si razzola male sui pascoli dell’ex Sarom"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

In questi ultimi anni, ci hanno sempre detto che lo sviluppo del porto è la madre di ogni crescita della città; che l'area ex Sarom è strategica per questa funzione; che la soluzione infrastrutturale per garantire un secondo accesso di sicurezza al porto può passare solo di lì; che l'attraversamento ferroviario breve del Canale Candiano può avvenire solo sopra o sotto quei terreni, come del resto è stabilito nel PSC, ex piano regolatore della città.

È passata tuttavia sotto silenzio la notizia della presentazione, da parte di Eni spa e Protan srl, il 30 luglio scorso, del Piano urbanistico attuativo (PUA) di riqualificazione dell’ex Sarom stessa. Il 16 ottobre prossimo scadranno le manifestazioni di interesse per assumere la gestione del piano di riconversione industriale dell’ex raffineria.

Il progetto scaricherebbe sulla via Trieste, tramite una banale rotatoria, un carico veicolare pazzesco. Un traffico tutto di Tir, o comunque di mezzi pesanti, di cui molti con merci pericolose, in entrata o uscita da 86 ettari di area industriale stipata all'inverosimile, sarebbe veicolato totalmente su una viabilità d’uso prettamente escursionistico, già caotica all’inverosimile d'estate di auto con bambini, moto e motorini. Per non parlare dei cupi capannoni che verrebbero offerti alla visione spettacolare dei turisti. Con questa soluzione, si direbbe addio per sempre al secondo accesso camionabile al porto e all’attraversamento veloce dei treni sul Candiano, verso lo scalo ferroviario in zona Baiona. Tutto questo non ha però fatto minimamente storcere il naso all’amministrazione comunale, alias Pd. Anzi.

Su ciò, non saremo complici di alcuna congiura del silenzio. Procedere a spizzichi e bocconi non ci piace, perché è destinato a provocare solo danni irrimediabili alla nostra bella città d’arte, estraniandola dal contesto di tutte quelle europee che si fregiano di tale titolo. Serve una regia che metta assieme il tessuto socio-economico-politico-industriale locale, per raggiungere quel risultato che tutti vorremmo e lasciare così un segno indelebile alle generazioni future: ovvero, un progetto di rigenerazione urbana, proiettato al 2030, che si qualifichi culturalmente come “resilienza urbana”, cioè la capacità di individui, comunità, istituzioni, imprese e sistemi all'interno di una città di resistere, rispondere e adattarsi agli stress e agli shock acuti che devono fronteggiare.

Al riguardo, le idee e i progetti dell’architetto ravennate Daniele Vistoli, oltre ad essere distribuiti gratuitamente dallo stesso professionista, hanno costituito oggetto di convegni, tra i quali quello promosso, proprio su questo argomento, alla fine dell’anno scorso, dal Propeller e dalla Camera di Commercio di Ravenna, che ha suscito largo interesse e apprezzamento. In questi anni, fra l'altro, non sono mancate proposte intelligenti di varie associazioni imprenditoriali. Ciò significa che, se si vuole, gli spunti ci sono, gli indirizzi e le soluzioni pure, per opporsi proficuamente a quanto vorrebbero realizzare Eni e Protan su quel pezzo strategico di città che si chiama ex Sarom.

Certo, chiudere gli occhi e cavarsela con 800 mila euro di rotatoria, aggravando i problemi della città, è roba che riesce meglio a questa amministrazione, soprattutto in campagna elettorale. Ma saranno i cittadini elettori a giudicare i nuovi candidati sindaci, ai quali chiediamo fin d’ora di esprimersi al riguardo con coraggio, per capire dalle loro posizioni se sono il nuovo che avanza o il vecchio che arranca.

Pasquale Minichini - Lista per Ravenna

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