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Sicurezza a Ravenna, siamo alla frutta?

"In questi giorni tiene banco la rissa di via Cavour tra gruppi di extracomunitari. Mentre scrivo, analoga rissa è scoppiata, intorno alle ore 17, nell'area della villa Callegari, conclusasi con l'arresto"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

In questi giorni tiene banco la rissa di via Cavour tra gruppi di extracomunitari. Mentre scrivo, analoga rissa è scoppiata, intorno alle ore 17, nell'area della villa Callegari, conclusasi con l'arresto da parte delle forze dell'ordine di otto tunisini. I quotidiani, specialmente quelli on-line, sono pieni di interventi dei lettori che lamentano lo stato di disagio e frustrazione dei residenti in alcune zone di Ravenna. Il capro espiatorio è Fabrizio Matteucci, sindaco di Ravenna, e la giovane assessore Martina Monti. Sotto certi aspetti è giustificato lo je t’accuse al sindaco, non fosse altro per la carica che riveste. Un sindaco deve garantire al cittadino il sacrosanto diritto di libertà di movimento, ponendo in essere tutte le iniziative ed i provvedimenti che la legge gli consente. Emettere ordinanze credendo di aver ottemperato ai propri doveri è comportamento pilatesco. Di tutt’altro avviso sulle responsabilità della giovane assessore. E’ facile additare Martina Monti inadempiente sulla questione della sicurezza a Ravenna.

E’ lei l’assessore che dovrebbe programmare ed indirizzare la polizia che ha a disposizione, ossia la PM, per un capillare controllo del territorio affinché si prevengano episodi disdicevoli, che talvolta possono mettere a repentaglio l’incolumità del cittadino. Questa la teoria. In pratica, proprio la mancata esperienza nel settore la rende immeritatamente vulnerabile alla critica. Ho sempre avuto fiducia nei giovani per la veloce capacità di metabolizzazione sul fare, ma trovo paradossale quando questi vengono lanciati nella mischia senza accertare il possesso di competenze specifiche. In un settore come la sicurezza senz’altro un giovane è in grado di dare risposte positive, ma non nell’immediato come necessita in frangenti del genere. Come più volte ripetuto, il territorio è carente della presenza diuturna del vigile di quartiere.

Figura deterrente, pronta ad allertare le altre forze dell’ordine in caso di comportamenti che violano il rispetto delle regole della civile convivenza. Le azioni che mirano a spostare le fenomenologie da una zona all’altra non sono risolutive. E’ proprio questo l’errore che gli amministratori si ostinano a non riconoscere. In un periodo di crisi mondiale come quello attuale non è consentito il dispendio di risorse umane ed economiche per interventi palliativi. Chiedere la riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica non deve essere solo un’azione di facciata, bisogna mettere sul tavolo una programmazione credibile su come l’amministrazione intende dare risposte risolutive ai problemi che affliggono il territorio. Diversamente, per il sindaco equivarrebbe ad abdicare ai propri doveri.

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