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Spadoni (Udc): "Ravenna capitale della cultura e delle prostitute?"

Ravenna candidata a capitale europea della cultura che mette alla ribalta una legge di oltre cinquant’anni fa? Si tratta di un approccio di dubbio valore culturale che tende a legittimare, di fatto, un mercato

Ravenna candidata a capitale europea della cultura che mette alla ribalta una legge di oltre cinquant’anni fa? Si tratta di un approccio di dubbio valore culturale che tende a legittimare, di fatto, un mercato che, invece, andrebbe affrontato  con una serie di altri modi e attività. Pare di capire come il sindaco si Ravenna si dichiari favorevole a una legge che regolarizzi la prostituzione esercitata in appartamento in forma legale e controllata, prendendo spunto e condividendo una proposta dell’anno 2000 fatta  dal ministro per la solidarietà sociale Livia Turco.

Riformare, in altri termini,  la legge Merlin   magari istituendo zone protette in virtù del fatto che la prostituzione non è vietata ma allo stesso tempo non è nemmeno consentita, per questo  bisogna tentare una sorta di riduzione del danno. Ricordo come lo stesso sindaco di Ravenna e il suo omologo  di Cervia nell’anno 2009 affrontarono questo problema  attraverso la pubblicazione di un’ordinanza  i cui risultati, molto probabilmente, non hanno sortito effetti particolari.  E’ in parte vero come  iniziative analoghe già  promosse in  altri  comuni, hanno ridotto sensibilmente il fenomeno, ma il mestiere più antico del mondo, tuttavia,  è difficile da codificare e da controllare, e, soprattutto, occorre un approccio culturale diverso che in questo è stato completamente accantonato. L’obiettivo primario  è quello di salvare le donne che cadono nelle trappole dei protettori e della criminalità  sempre più pervasiva, e di qui l’esigenza di sottrarle alla strada, ma non si può pensare di modificare il modo di prostituirsi.  Occorre  tentare  di rimuovere le cause profonde del fenomeno, ed è impensabile  risolvere la complessa questione solamente  eliminando la presenza delle donne dagli occhi della gente. In altri termini, anziché lottare contro la prostituzione, si tenta di  disciplinarla e si concettualizza, oltretutto,  come servizio alla persona produttivo di reddito per il quale deve essere garantita una serie di condizioni minime di qualità. Tra l’altro, ogni  provvedimento deve essere accompagnato da una serie di “politiche” di prevenzione, di informazione e di promozione, nel tentativo di rimuovere le cause e le povertà culturali e sociali che spingono le donne a essere schiave della strada. Sono carenti, infatti,  le campagne di pubblicità e di sensibilizzazione rivolta ai clienti, mentre si rimanda, come al solito e in modo generico,  all’organizzazione in capo ai servizi sociali e a quelle del volontariato ogni tipo di attività di prevenzione e di aiuto.  Al riguardo servirebbe la predisposizione di appositi progetti finalizzati, che vadano oltre la semplice “riduzione del danno,” ma agiscano sul piano della prevenzione e in un’ottica di sostegno effettivo alla donna mediante  percorsi assistenziali e formativi, oltre a creare opportunità lavorative.

         E’ assolutamente sconveniente il fatto che la prostituzione avvenga lungo le strade cittadine, - e il centro storico di Ravenna, da viale Farini  a via Carducci, via Maroncelli, via Rocca Brancaleone sono un triste teatro  sotto gli occhi di tutti,  bambini e turisti  compresi, -  ma la sconvenienza maggiore è che ci sia  prostituzione e gli enti preposti assistano con impotenza.
 

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