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Giovedì, 28 Marzo 2024
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"Che fine hanno fatto i 155,5 miliardi di lire versati dal governo per difendere la nostra costa?"

"Ecco cosa significa solidarietà. Imprenditori appena meno sfortunati perché vittime di danni non ingenti si catapultano dal collega che di danni ne ha subiti, eccome se ne ha subiti. Lido di Dante è anche questo"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

"Ecco cosa significa solidarietà. Imprenditori appena meno sfortunati perché vittime di danni non ingenti si catapultano dal collega che di danni ne ha subiti, eccome se ne ha subiti. Lido di Dante è anche questo. Il titolare del più grande campeggio della località, la titolare di un bar, cittadine e cittadini comuni, che avevano visto, nei giorni della tremenda mareggiata, lo stato in cui si trovava l'interno di uno stabilimento balneare, si sono presentati lì armati di ogni sorta di attrezzo. Dal bobcat alle pale, alle nude mani, per aiutare il proprio collega che non sapeva da dove iniziare. Mobili, suppellettili, attrezzature tipiche di cucina, bar, vetrate, letteralmente seppelliti da oltre settanta centimetri di sabbia lasciati dalla veemenza del mare. Non chiamateli angeli. Non vogliono neanche sentirne parlare, tanta è la spontaneità.

Sono state sufficienti poche ore e la mancanza di politiche di interventi atti a far fronte ai segni premonitori delle mareggiate che hanno interessato il territorio negli ultimi due anni, per distruggere anni di lavoro e sacrifici. Nessuno si nasconda dietro l'eccezionalità, poiché il mare ha già dato prova, nei recenti trascorsi, di ciò che avrebbe potuto provocare. Ora c'è solo il rammarico che questi messaggi siano stati sottovalutati. Infatti, sono un paio d'anni che alla conta dei danni si sente dire: questa mareggiata è stata la più brutta delle precedenti. Di eccezionalità si era già parlato con le mareggiate del 31 ottobre/1 novembre 2013, del gennaio 2014 (con l'ingresso del mare in pineta), del 1° settembre 2014. Quest'ultima ha sancito anche l'ennesimo flop dei lavori alle scogliere sommerse davanti all'abitato.

Un po' di rabbia c'è, ma andiamo con ordine. Risale agli anni ottanta, il primo progetto pilota a Lido di Dante, quello dell'Idroser, famoso per l'epoca, poiché avrebbe dovuto servire quale indirizzo per essere adottato sull'intera costa ravennate. Miseramente fallito. Poi un altro flop, con l'invenzione delle scogliere sommerse. Nel 2007, il famoso Progettone del ripascimento degli arenili con sabbia prelevata direttamente dal mare, durato giusto per Natale e Santo Stefano, come suol dirsi. Infine, nel 2014, l'adeguamento delle scogliere sommerse, perché così l'onda si sarebbe infranta prima di arrivare in spiaggia, perdendo per strada tutta loro forza. Progetti da apprendisti stregone.

Mai, ripeto mai, cessando l'arroganza di autodefinirsi i primi della classe, gli esperti comunali e regionali hanno accettato di prendere in esame gli studi scientifici prodotti dall'Università italiana in materia di progetti contro l'erosione costiera, adottati con successo da altre Regioni a noi confinanti (Veneto, Toscana), ma anche oltre oceano (USA - Florida). Discutere e confrontarsi costituiscono la chiave vincente per giungere alle strategie più appropriate. Non hanno nemmeno risposto, tantomeno letto, la copiosa documentazione che ho inviato loro anni addietro (2010).

Quanti ricordano o conoscono la legge 845 del 1980? Con questa, sulla base dell'art. 1: "La protezione del territorio del Comune di Ravenna dal fenomeno della subsidenza e i relativi interventi sono dichiarati di preminente interesse nazionale", furono stanziati dal governo di allora 105,5 miliardi di vecchie lire. Per consentire il completamento degli interventi, la Regione Emilia Romagna ricevette poi dal governo, con la legge finanziaria 910 del 1986, ulteriori 250 miliardi di lire, di cui 50 miliardi espressamente destinati a Ravenna per la protezione del territorio dal "fenomeno della subsidenza" e per la "difesa dal mare". Insomma, una "marea" di denari dei contribuenti piovuti sul territorio di Ravenna, che avrebbero potuto e dovuto far dormire da anni sonni tranquilli alla cittadinanza e agli imprenditori del settore turistico balneare. Dove sono andati a finire o come sono stati usati questi 155,5 miliardi? Tornerò su questo argomento per ottenere le risposte che merita. Ora bisogna rimboccarsi le maniche e spendere l'olio di gomito, perché la stagione turistica è alle porte".

Pasquale Minichini - Lista per Ravenna, consiglio territoriale del mare

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