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Alvaro Ancisi: "Torrente cloaca avvelena “La Caserma”"

Interrogazione al sindaco di Ravenna del capogruppo della lista civica Ancisi con richiesta di risposta scritta.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

L'8 settembre scorso, Le ho presentato, un'interrogazione (https://www.comune.ra.it/Comune/Consiglio-Comunale/Gruppi-Consiliari/Comunicazione-dei-Gruppi/Gruppo-Consiliare-Lista-per-Ravenna/Interrogazioni-presentate/): "SUL GRIDO DI DOLORE DEI CITTADINI DE LA CASERMA, ASFISSIATI DALLA PUZZA E DELL'AMMONIACA", provenienti da un impianto biodigestore per la produzione di energia elettrica, alimentato al 40 per cento da escrementi dei polli e per il resto da insilato di mais e frutta di scarto, che è stato insediato a brevissima distanza dall'abitato di questa località. Oggi ricevo, insieme al collega Gianfranco Spadoni, consigliere provinciale, un ulteriore grido d'allarme rivolto dai cittadini del posto, tramite il loro Comitato "Difendi La Caserma", al sindaco, al presidente della Provincia e ai direttori di Arpa e AUSL, così formulato.

"Ieri sera venerdì 12/09 il Sig. Giancarlo Bartolini, agricoltore residente a Bastia (RA), si è accorto che le acque del torrente Spadolaro, che scorre a fianco della sua abitazione, erano di colore marrone scuro, schiumose e maleodoranti. Anche questa mattina perseguivano le stesse condizioni e il Sig. Bartolini ha contattato l'Arpa, il Corpo Forestale dello Stato e la Polizia Provinciale di Ravenna. Alleghiamo alcune fotografie scattate sul posto questa mattina. Il dubbio del Sig. Bartolini e di tutti noi cittadini della zona (dubbio che pretendiamo venga verificato dalle autorità in carica), é che si tratti di una abnorme quantità di digestato sparsa sui campi adiacenti all'impianto (biodigestore) che si trova subito a monte in località La Caserma, che potrebbe essere percolata nel torrente Spadolaro, provocandone la colorazione marrone maleodorante e schiumosa .

Il digestato è il fango in uscita dall'impianto biodigestore al termine di tutto il processo di produzione dell'energia elettrica, che viene smaltito sui campi, ma il cui spandimento deve essere minuziosamente dosato (secondo i rigidi piani di spandimento depositati in Provincia), poiché quantità eccessive potrebbero provocare danni di inquinamento della falda e infertilità dei terreni. Ci chiediamo:

1) Quanto digestato viene concentrato sui campi di questa zona?

2) La quantità di digestato che l'azienda proprietaria dell'impianto spande sui terreni è mai stata verificata dalle autorità con specifici prelievi sui terreni?

3) Viene periodicamente analizzata l'acqua del torrente Spadolaro?

4) Con quale cadenza?

5) Chi detiene i dati relativi a tali controlli? Insomma:

6) sapendo che le acque del torrente Spadolaro, (ricordiamo lo stesso caso nel gennaio 2014) sono periodicamente soggette a colorazioni marroni, schiumose, con esalazioni maleodoranti, quali misure stanno prendendo le autorità? Il Sindaco di Ravenna? Il Presente della Provincia? L'Arpa? L'AUSL? Il Corpo Forestale dello Stato? La Polizia Provinciale? Il Consorzio di Bonifica? COSA STATE FACENDO? AVETE IL CONTROLLO DELLA SITUAZIONE? Ricordiamo che le acque del torrente Spadolaro vengono utilizzate da tutte le aziende agricole a valle dell'impianto per l'irrigazione di colture orticole (fagiolini, fragole, cocomeri, insalata, cetrioli, spinaci, etc…) che finiscono, con la grande distribuzione, sulle tavole di tutti. È A RISCHIO L'INCOLUMITA' DI TUTTI I CONSUMATORI. Infine:

7) Quali sono i rischi per la fauna selvatica della zona? Oltre all'avvistamento di uccelli morti all'interno del letto del torrente Spadolaro (vedi foto) e oltre al fatto che gli agricoltori della zona segnalano di non avvistare più pesci all'interno del torrente (molto numerosi un tempo), segnaliamo quanto riportatoci da alcuni cacciatori qualche giorno fa, ovvero l'avvistamento, fra le colture di un campo soggetto allo spandimento di digestato, di una lepre che cercava di fuggire dalla caccia, ma che non riusciva a correre: era talmente imbrattata di liquami neri da trascinarsi a fatica.

Siamo sempre in attesa di un vostro riscontro, e sempre più arrabbiati. Non basta l'inquinamento acustico? Non basta l'inquinamento dell'aria (occhi lacrimanti, gola che brucia, nausea...)? Ora, e ancora una volta, il problema dell'acqua che si ripete?".

Le stesse domande rivolgo ora al sindaco, tenuto, per legge, a rispondere entro 30 giorni, affinché, mio tramite, giunga ai cittadini della Caserma, in sede ufficiale, la risposta della massima istituzione civica alle loro istanze, finora inascoltate.

Alvaro Ancisi, capogruppo

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