Trasporto pubblico, "l'azienda unica non funziona e penalizza Ravenna"
Nel mese di giugno scorso con qualche anticipo sulla spending reviev, le società del trasporto pubblico di Rimini, di Forlì-Cesena, compresa la locale ATM di Ravenna. Secondo Spadoni (Udc) Ravenna non ci ha guadagnato
Nel mese di giugno scorso con qualche anticipo sulla spending reviev, le società del trasporto pubblico di Rimini, di Forlì-Cesena, compresa la locale ATM di Ravenna, hanno dato origine a una macro struttura romagnola della mobilità denominata Start Romagna spa. Che però secondo il capogruppo dell'Udc in consiglio provinciale a RAvenna, Gianfranco Spadoni, stenta a decollare.
"Le ragioni di tale scelta - dice Spadoni - sono intuibili e partono dall’esigenza primaria di attuare sinergie strategiche, gestionali e funzionali derivanti dall’economia di scala consentita, appunto, dalla creazione di un unico soggetto".
Con questa fusione oggi Start Romagna conta all’incirca un organico di cento dipendenti, 760 autisti e oltre ottanta operai e due direttori. "In sostanza il contenitore ha preso forma, ma a tutt’oggi non abbiamo nessuna notizia sulla parte fondamentale riguardante i contenuti - lamenta l'esponente dell'Udc -. Non sono ancora chiari, ad esempio, i contorni del progetto di partenariato fra gli enti pubblici e le imprese private che intendono partecipare alle politiche dei trasporti e, inoltre, non sono stati presentati ai soci costituiti dagli enti con partecipazione al capitale sociale, i nuovi dati generali e, soprattutto le linee d’indirizzo del piano industriale".
"Il presupposto, infatti, doveva essere quello di realizzare un nuovo soggetto giuridico senza i vizi delle vecchie gestioni - osserva - e, soprattutto, avendo chiari gli obiettivi strategici e di rilancio. Nessun dato, invece, è stato offerto alla valutazione del consiglio della Provincia di Ravenna, ente che, come si ricorderà, deteneva nell’azienda trasporti e mobilità ravennate - A.T.M. -, una partecipazione al capitale sociale pari al 7,02%".
"Alla nuova società romagnola - sostiene Spadoni -, serve una strategia credibile, un piano industriale innovativo e di rilancio effettivo, un coordinamento organico fra i territori e, infine, la messa in campo di tutta una serie di azioni innovative di sviluppo del trasporto pubblico, rimasta ancora in larga misura al vecchio carrozzone cigolante".
"Permane in me la convinzione che Atm di Ravenna abbia subìto un forte danno da questo matrimonio forzato - sostiene -, soprattutto se si tiene conto della dote negativa e non priva di sofferenze contabili portate dai due partner. A tal proposito, tra l’altro, oltre al piano industriale anche il dettaglio del bilancio sfugge completamente al controllo di questa Provincia".