All'ex polo chimico clochard, clandestini e degrado: una vita ai margini della società
Ieri ospitavano gli operai del Polo Industriale di Ravenna, oggi clochard ed emarginati della società e questo la dice lunga sulla trasformazione e sui cambiamenti di un modello di sviluppo, quello capitalistico, il cui funzionamento negli ultimi anni sta scricchiolando clamorosamente.
Eravamo nel 1954 quando Enrico Mattei propose di creare a Ravenna il petrolchimico ANIC. La decisione sollevò già allora polemiche ed opposizioni e il suo insediamento e l'avviamento nel 1958 determinarono cambiamenti paesaggistici e problemi ambientali, ma anche l'arrivo di centinaia e centinaia di immigrati dalle vicine regioni, in particolare da Veneto e Marche. Lavoro, progresso, benessere. Le aree produttive erano infatti organizzate secondo il modello industriale allora in voga che raccomandava all'imprenditore, pubblico o privato che fosse, di curarsi del dipendente dal giorno dell'assunzione fino alla pensione. L'operaio era considerato quindi un bene dell'impresa, fondamentale e previdente quindi tutelarne l'esistenza; oggi è invece diventato merce da stoccare, delocalizzare, rendere flessibile.
Il complesso abitativo che in passato ospitava gli operai del Polo Chimico di Ravenna oggi è occupato da clochard e versa in condizioni igienico sanitarie drammatiche. I senza tetto, gli emarginati e i disperati che occupano gli edifici degradati ed abbandonati del nostro territorio, possono essere ignorati, dimenticati, ma non scompaiono. Possiamo illuderci che l'oblio concesso loro, in qualche modo, mantenga asettico il nostro mondo e che non ne venga contagiato da chi, per scelta o per sfortuna, per limiti o incapacità, per problemi di alcool o droga vive una vita ai margini della società. Sono invece a pieno titolo un problema che la società dovrebbe affrontare, perché volenti o nolenti ne fanno parte. Quando va bene, sono la manodopera sottopagata con cui ogni lavoratore ha dovuto, in questi anni, fare i conti, mi viene in mente per esempio, il fenomeno del caporalato in edilizia; sono i commercianti abusivi ma senza fisco e per chi li rifornisce, senza scrupoli e sono, quando va peggio, al servizio della criminalità organizzata quindi senza speranza; sono anche un problema di salute e per chi ha contatti con loro, un problema di salute pubblica. Sono gli ultimi e vivono come tali ma esistono.
Giorgio Venturi