Gestione dei rifiuti al porto: "Rischio danno ambientale e per la salute"
Non c’è solo la Berkan B. La gestione disastrosa del Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centro Settentrionale si arricchisce, purtroppo, di una nuova e preoccupante situazione: un rischio ambientale e per la salute umana. Sono molti i cittadini e gli operatori portuali che ci hanno segnalato le proprie preoccupazioni per la gestione dei rifiuti e delle derrate alimentari provenienti da paesi UE ed extra Ue. Va detto che secondo la normativa vigente, detti rifiuti devono essere obbligatoriamente conferiti al concessionario, autorizzato dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centro Settentrionale. Un obbligo che riguarda tutte le navi, le imbarcazioni da diporto, i pescherecci e i gommoni. Ma a Ravenna si registra, come al solito, una situazione a dir poco anomala: il concessionario c’è, ma il conferimento no. Succede, infatti, che i circoli nautici e il porto turistico Marinara effettuino il servizio di gestione dei rifiuti prodotti dalle imbarcazioni da diporto, sostituendosi arbitrariamente al legittimo concessionario. I circoli, quindi, effettuano una gestione rifiuti conto terzi, nonostante non siano autorizzati, contravvenendo così alla legge. Una legge che parla chiaro: a seconda della tipologia dei rifiuti, l’attività abusiva é punita con pene che vanno da 3 mesi a 2 anni di reclusione e con un’ammenda che varia da un minimo di 2.600 euro a un massimo di 26.000. Tale situazione è documentata da una nutrita documentazione fotografica, in cui si vede un addetto di Seaser, la Società che gestisce Marinara su concessione dell’Autorità Portuale, che raccoglie in un sacco i rifiuti che le imbarcazioni buttano nei comuni bidoni ubicati nel porto turistico. E' a questo punto che dovrebbe entrare in azione il concessionario; accade, però, che sia lo stesso addetto di Seaser a conferire, una volta raccolti, i rifiuti in un'unico contenitore di indifferenziata. I costi di questo allegro smaltimento li paghiamo noi contribuenti ravennati con la Tari, mentre dovrebbero essere totalmente a carico dei proprietari dei natanti. Per non parlare delle derrate alimentari provenienti da paesi UE ed extra Unione Europea che, sempre secondo la normativa vigente, devono essere obbligatoriamente soggette a sterilizzazione a cura del concessionario che deve possedere l’impianto per il trattamento. Ma di dette derrate, rischiose per la salute umana, da tempo non si vede traccia. E i rifiuti pericolosi quali ad esempio le vernici e gli oli per i motori delle imbarcazioni, la cui tracciabilità é obbligatoria per legge, che fine fanno? Sono inseriti negli stessi sacchetti che vengono puntualmente gettati nei cassonetti di Hera? E cosa dire dei rifiuti prodotti dai pescherecci e dai natanti dei servizi tecnico nautici che non sono conferiti al concessionario? Dove sono smaltiti? A cosa serve riempirsi la bocca, e le pagine dei giornali, professando il “plastic free” se poi si lascia inondare il nostro mare di inquinanti, rifiuti pericolosi e plastica, solo perché non si fa rispettare la legge? Alla luce di questa grave situazione chiediamo allora a Daniele Rossi, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centro Settentrionale appena reintegrato nelle sue piene funzioni, e che ben conosce la problematica, di intervenire immediatamente per far rispettare gli obblighi di conferimento rifiuti al fine di ripristinare nel Porto di Ravenna la legalità e impedire danni ambientali e rischi per la salute umana. Oltre ovviamente a segnalare eventuali responsabilità agli organi competenti per danno erariale e inosservanza della legge in materia vigente.
Veronica Verlicchi, capogruppo La Pigna