Problemi nei lavori al Porto, Manzoli (Ravenna in Comune): "Serve più trasparenza amministrativa"
Tanti problemi sino ad ora hanno ostacolato l’inizio dei lavori per il salvataggio del porto di Ravenna dall’interramento. Nonostante gli annunci è chiaro ormai che per quest’anno non sarà messo a gara nessun lavoro. L’anno prossimo, si dice, sarà l’anno buono. Vedremo. Dunque c’è ancora tempo per affrontare anticipatamente l’insorgere di un problema che sta puntualmente interessando tutti i lavori portuali in Italia. È di queste ore la perquisizione degli uffici dell’Ente Porto di Trieste nell’ambito dell’operazione “Tagliamento” e di qualche giorno fa l’arresto di due funzionari dell’Ente porto di Augusta. Inevitabilmente quando girano tanti soldi, come avviene normalmente nelle opere portuali, il rischio che si inseriscano nella partita giocatori disposti a strattonare le regole pur di agguantarne una parte è altissimo. Anche i soldi possono essere un problema. L’Ente porto ravennate, sino ad oggi, se ne è uscito senza importanti interventi della magistratura. Nonostante le denunce di un ex dirigente dell’Ente, ad oggi rimaste senza seguito, il peggior “infortunio” noto alle cronache è stato quello della condanna nei confronti di un alto dirigente per i fatti della bomba emersa dai dragaggi di qualche anno fa. E poi c’è stato il coinvolgimento di due ex presidenti nel processo “fanghi” ancora in corso. Ma, appunto, il porto di Ravenna non aveva mai potuto contare su investimenti per circa 250 milioni di euro su un solo grande progetto. La sola applicazione della percentuale del 2% prevista dal codice appalti per incentivare l’attività del personale dipendente dell’Ente produrrebbe una bonanza di circa 5 milioni di euro. Insomma, c’è abbastanza “grana” perché il rischio che qualche “granellino” di sabbia inceppi il meccanismo sia altissimo, specie se si considera l’aspettativa delle imprese del territorio di acquisire quote dei lavori per rimettere in sesto i disastrati conti. La Cmc, da sempre interessata ai lavori del porto di Ravenna, ad esempio, ha un disperato bisogno di risolvere il grave indebitamento esploso sulla stampa in questi giorni. E poi, purtroppo, l’Emilia-Romagna non si può certo considerare indenne da infiltrazioni mafiose, come il processo Aemilia insegna. Ed è un problema se di parte male. Si può far tesoro del ritardo per prevenire il rischio. Un suggerimento, innanzitutto, può essere quello di una maggior trasparenza nell’azione amministrativa, non sempre un vanto dell’Ente nel passato. E poi può raccomandarsi una maggior attenzione alle buone pratiche per evitare episodi di corruzione. E su questo, ce lo consenta il Presidente Rossi, l’aver evitato di nominare un Responsabile dell’Anticorruzione ad hoc, come richiesto dall’Anac , ritirando la selezione già appositamente indetta, e incaricare invece il Segretario dell’Ente, in contrasto anche qui con l’Anac per gli evidenti possibili conflitti d’interesse, appare un passo falso, per quanto ancora rimediabile. Buon lavoro!
Massimo Manzoli, capogruppo di Ravenna in Comune