"Provincia, bilancio tra lacrime e sangue"
Siamo di fronte ad un bilancio previsionale limitato al solo anno 2017, figlio di un confuso e protratto vuoto legislativo che ha avuto origine dall’esito del referendum costituzionale. Di fatto sono state confermate le province ma non è stata ancora individuata una soluzione adeguata per consentire a queste istituzioni di assolvere i compiti a loro assegnati. Una situazione davvero confusa rispetto alla quale non s’intravvedono sbocchi degni di nota. E in questo quadro la Provincia di Ravenna approva un bilancio previsionale 2017 in una situazione assolutamente inadeguata a garantire i servizi essenziali, per un perdurante problema di sostenibilità nel medio – lungo periodo, situazione ormai conclamata nella maggioranza delle province italiane. Tra l’altro il pesantissimo prelievo di risorse dalle entrate dell’ente da parte dello Stato va letto come un vero atto di “dispostica violenza” per le casse della provincia. Appare assurdo costatare, infatti, come nessun’altra istituzione sia stata forzatamente chiamata in misura così elevata a contribuire al risanamento dei conti pubblici. E questo dato la dice lunga sulla considerazione del governo e del Parlamento su questo ente incardinato nella struttura costituzionale e con 150 anni di storia.
I costanti tagli di risorse, inoltre, non forniscono certamente garanzie e serenità per il personale dell’ente, producono il deterioramento del patrimonio pubblico (strade, scuole, ponti, etc.) con il pericolo, oltretutto, di pregiudicare la sicurezza stessa dei cittadini. In altre parole, con la mancanza cronica di risorse, la sicurezza degli edifici scolastici e le opere pubbliche rimarranno a rischio. E la situazione di criticità non è solo locale. Basti pensare come in Italia solo il 7,8% degli istituti è costruito con criteri antisismici e il 70% del totale non ha un certificato di prevenzione incendi. Un quadro, dunque, davvero drammatico, che ha costretto alcune province a presentare esposti cautelativi per l’oggettiva impossibilità di realizzare un bilancio in equilibrio. Nello specifico del bilancio di previsione di questa Provincia si applica parte dell’avanzo di amministrazione nella consapevolezza, tuttavia, che anche tale avanzo è destinato a esaurirsi. Così come sono utilizzati i proventi derivati dalle sanzioni amministrative da Codice della strada, e anche se questa deroga è consentita, in qualche modo si contravviene a specifici impegni a favore della sicurezza e della segnaletica stradale. Sulle sanzioni in materia di violazione del codice della strada (autovelox) va richiamato il dato della previsione assestata 2016 pari a 5.825.00,00 e quella riguardante la previsione 2017 di 4.560.00,00anche se balza all’occhio, tuttavia, il fondo crediti di dubbia esigibilità con un assestato 2016 di 1.580.00,00 e una previsione 2017 di 700.000,00 euro.
Anche la strada percorsa della rinegoziazione dei mutui merita una riflessione poiché questa scelta comporta l’allungamento e il rinvio dei pagamenti e consente, quindi, di ottenere ossigeno immediato, ma sposta poi nel tempo gli impegni riguardanti la quota interessi. Oltretutto la riduzione dell’indebitamento ha subito negli ultimi anni un rallentamento per effetto, appunto, della rinegoziazione dei mutui e delle sospensioni dei rimborsi delle quote capitali. Infatti, tra il 2011 e 2012 il debito era diminuito di oltre 11 milioni, così come tra il 2013 e 2014 si era abbassato di 8 milioni di euro. Mentre tra il 2014-2015 e 2015-2016 si è ridotto di soli 4,2 milioni di euro. Insomma questa situazione produce il prolungamento dell’agonia dell’ ente il cui futuro non appare certo roseo. In questo scenario, inoltre, riappare puntualmente la nota dolente degli indici di deficitarietà. In particolare riguardo al parametro 4 (consistenza dei debiti di finanziamento non assistiti da contribuzione superiore al 160%), parametro storicamente non rispettato da questa provincia, pur alla presenza di una riduzione dei debiti di finanziamento rispetto all’esercizio precedente - da 99,5 milioni (2015) a 95,3 milioni (2016), - ciò non è stato sufficiente a far rientrare il parametro entro i limiti ministeriali, vale a dire il 160% delle entrate correnti.
Il mio voto, dunque, sarà di astensione non tanto riferito al lavoro degli uffici, cui riconosco un notevole sforzo acrobatico per raggiungere gli obiettivi di pareggio, ma il personale disappunto è di tipo più generale e riguarda principalmente la palese e grave indisponibilità dei livelli centrali di affrontare la questione delle province in totale sfregio alle istituzioni locali e, non meno, ai cittadini.
Gianfranco Spadoni, consigliere provinciale “Civici” Ravenna