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L’espansione urbana mette a rischio la nostra pianura

In 5 anni 157 km2 di Pianura Padana sono stati erosi: è uno studio condotto in Emilia-Romagna a lanciare l'S.O.S.

Tra il 2003 ed il 2008, nella sola pianura emiliano-romagnola, sono stati persi oltre 157 km2 di superfice agricola alla velocità di circa 50 m2 al minuto. Lo rende noto una ricerca scientifica condotta in Emilia-Romagna e pubblicata sulla rivista internazionale "Land Use Policy" (https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0264837714000209).

L’analisi sulla pianura emiliano-romagnola - ripresa anche dalla Direzione Generale Ambiente  della Commissione europea -mette in evidenza come l’espansione urbana, condotta a scapito dei terreni agricoli, abbia prodotto serie conseguenze in termini di produzione potenziale di cibo e di perdita di servizi ecosistemici dei suoli. I costi per la collettività sono stati stimati anche in termini economici.

La trasformazione d’uso da terreno agricolo a urbanizzato ha comportato in questo quinquennio notevoli ricadute sul bilancio delle funzioni svolte dal suolo. Per comprendere la conseguenza di queste trasformazioni d’uso sono stati raccolti i dati relativi alle produzioni agricole, alle estrazioni di materiali inerti (sabbia, limo e argilla) e al carbonio (CO2) stoccato nei suoli e nelle infrastrutture poste in opera nella pianura regionale. Sono stati inoltre considerati altri impatti come quello determinato dall’impermeabilizzazione dei suoli sul tempo con cui le acque defluiscono nella rete di scolo e sulle “isole di calore urbane”.

Per mantenere l’invarianza idraulica e limitare l’aumento della velocità di scorrimento delle acque dovuto all’impermeabilizzazione di un’area, per ogni milione di euro speso, ne vengono investite alcune decine di migliaia. Per ripristinare la rete dei corsi d’acqua della pianura a causa dell’aumentata velocità di arrivo delle acque è necessario approssimativamente 1 miliardo di euro. Il costo per la collettività è stimato nell’ordine dei 2,4 miliardi di euro, cifra che, secondo l’analisi, non tiene neppure conto di tutti gli effetti prodotti, come l’impatto delle alluvioni causate dall’aumentata velocità di deflusso delle acque e quelli su altre funzioni del suolo, come la perdita di biodiversità o la capacità di stoccare acqua e di filtrare gli inquinanti.

"Al di là delle approssimazioni delle stime, sono molte le funzioni del suolo che in larga parte non passano attraverso il mercato, perché non siamo abituati ad attribuire loro alcun valore monetario - spiegano gli autori della ricerca-. Esempi di queste proprietà intangibili sono la salute dei cittadini, la funzione culturale, didattica ambientale o spirituale e la stessa fruibilità dei suoli, che consente “l’economia dell’itineranza” generata dalla ricettività e dal turismo".

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