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Piermario e Vigor, lo stesso tragico destino

La morte di Piermario Morosini, crollato in campo sul terreno di gioco di Pescara, ha fatto tornare immediatamente la memoria a Vigor Bovolenta. La moglie Federica: "Il destino è più forte di tutto"

La morte di Piermario Morosini, crollato in campo sul terreno di gioco di Pescara, ha fatto tornare immediatamente la memoria a quel triste sabato sera in cui perse la vita Vigor Bovolenta mentre era impegnato con la sua Forlì in un match di pallavolo a Macerata. A distanza di settimane, e due giorni dopo il tragico fatto di Pescara, parla Federica Lisi, la moglie di Vigor: "Per lui non c'era niente da fare. La morte di mio marito non fu questione o meno di defibrillatore, il destino è più forte di tutto, e a volte bisogna accettare la realtà senza cercare responsabili".

Federica è tornata sulla questione in quanto in molti hanno lamentato l'assenza di defibrillatori a bordo campo in parecchi campi di gara. "Quel che è successo è inspiegabile - conclude Federica - ma ora devo guardare ai miei figli. Quando ho visto Vigor per l'ultima volta, gli ho detto che mi doveva dare la forza per andare avanti".

Intanto l'autopsia, eseguita il 27 marzo a Macerata dal medico legale Mariano Cingolani e dal tossicologo Rino Froldi, deve ancora chiarire la causa scatenante dell'arresto cardiocircolatorio dell'ex campione del mondo. Il pm Claudio Rastrelli mantiene totale riserbo sulla questione, silenzio al quale si attengono anche i periti, ma da alcune indiscrezioni sembra che i consulenti abbiano ipotizzato una serie di concause dietro la morte del pallavolista, sulle quali stanno ancora conducendo accertamenti.

E in molti plaudono la scelta della Federcalcio di fermare tutti i campionati in segno di rispetto e lutto per la morte del centrocampista del Livorno. Cosa che non è stata fatta nel mondo del volley quando a morire fu Bovolenta. Andrea Giani, Alberto Cisolla e Alessandro Fei, colonne del volley azzurro e compagni del 'Bovo', non hanno dubbi: "Dovevamo fermaci come è stato fatto per Morosini". "Mi è piaciuta molto la risposta che ha dato il mondo del pallone - dichiara Giani, allenatore di Roma - Noi invece siamo scesi in campo con le lacrime agli occhi, e così non si può giocare. E' stato un errore, non si possono mandare in campo persone emotivamente così esposte. E' giusto dare un attimo di stacco. La pallavolo non ha avuto la capacità di dare la risposta che ha saputo trovare il calcio".

"Mi è pesato aver giocato il giorno dopo - continua il tecnico -, per me è stata veramente dura andare avanti, il Bovo era un fratello. E adesso mi spiace per quello che è accaduto a Morosini, un ragazzo sfortunato che già aveva una situazione difficile visto che era orfano e con una sorella disabile". "La cosa importante adesso è sostenere entrambe le famiglie - sottolinea Giani, ricordando la moglie e i quattro figli piccoli lasciati da Bovolenta -. Dobbiamo attivarci tutti: le persone più vicine, ma anche le istituzioni".

Profondamente toccati dalla scomparsa di Morosini anche Cisolla e Fei che, con la scomparsa del centrocampista del Livorno, hanno rivissuto la perdita di un amico. "Tre settimane fa purtroppo è successo a Bovolenta, sono cose che ti fanno riflettere su tutta la vita - riflette amaro Fei -. E' una cosa dolorosa, ragazzi così giovani, sportivi, che stavano bene, sono cose che non ci lasciano tranquilli, a nessuno". "Lo stop del calcio? Secondo me è stato giusto fermarsi, ma c'é gente che viene pagata per pensare a come portare avanti la Lega - spiega lo schiacciatore della Sisley -, quindi tra virgolette sono affari loro anche se di mezzo ci siamo noi sportivi, e la persona dovrebbe venire prima di tutto...".

Anche perché "dopo la morte di Bovolenta è stato molto difficile scendere in campo e giocare, l'emozione era fortissima - dichiara Cisolla -. Sinceramente mi sarei fermato. Noi abbiamo cercato di onorarlo lo stesso impegnandoci e cercando di mantenere alto entusiasmo e sorriso come avrebbe voluto lui". "Quando capitano disgrazie come quelle di Vigor e Piermario, senza un motivo, si prova una grandissima tristezza - conclude Cisolla -. E non serve a niente farsi tante domande, purtroppo sono cose legate al destino".
 

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