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Servizi per gli animali, Ravenna tra le migliori città d'Italia secondo Legambiente

Il rapporto "Animali in città" di Legambiente premia le performance della città di Ravenna, che in Regione è seconda solo a Modena

All'interno di un quadro non molto soddisfaciente a livello nazionale, Ravenna brilla nel X rapporto nazionale Animali in città elaborato da Legambiente, con il quarto posto nazionale nella classifica delle performance dei Comuni e con il primo miglior risultato nella valutazione dei 6 indicatori relativi al quadro dei controlli, tra tutti i 656 comuni che hanno fornito dati.

Performance per lo più fallimentari, invece, e ancora una volta disomogenee a livello nazionale: nell’anno della pandemia, l’attenzione e la cura della pubblica amministrazione per gli animali risultano ancora insufficienti e inadeguate a garantire il benessere nei centri urbani, secondo il rapporto di Legambiente presentato lunedì, nel giorno di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali domestici.

Per il 2020 l’indagine evidenzia le disparità tra Nord e Sud e il permanere di problematiche che, complice la crisi sanitaria e socio-economica, rischiano di acuirsi: "un’Italia indietro sulle sterilizzazioni di cani e gatti, dove persiste la piaga dei cani vaganti che rappresentano il maggior costo per la collettività, manchevole nell’attuare regolamenti che favorirebbero una più armonica e sicura convivenza con gli animali, con uno scarso livello di conoscenza della biodiversità animale che sempre più spesso abita i territori urbanizzati. Ancora una volta - riferisce Legambiente - insomma, un Paese che non agisce come dovrebbe sul fronte fondamentale della prevenzione. Di contro, nell’anno della pandemia, si registra in positivo un aumento significativo del numero delle adozioni dei gatti".

“Prendersi cura di persone e animali è prendersi cura del pianeta e del benessere di tutti – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – Il nostro rapporto focalizza l'attenzione sui dati di Comuni e Aziende sanitarie relativi ai servizi e alle esigenze nel vivere la relazione con gli animali d'affezione e da compagnia che riguarda oltre 30 milioni di italiani. Esigenze che, se rimangono disattese, possono causare costi sanitari e sociali importanti. C'è tanto da fare, ma le esperienze migliori citate nel nostro rapporto dimostrano che è possibile, compiendo i giusti passi. Legambiente avanza quindi sei proposte concrete e misurabili affinché l’importanza dell’approccio One Health trovi concreta attuazione, anche attraverso la cura del benessere animale. Dall’anagrafe unica nazionale per tutti gli animali d’affezione o da compagnia ai patti di comunità per la tutela e la cura degli animali; dal potenziamento del servizio pubblico, con nuovo personale e maggiori strutture fino alla realizzazione di aree e servizi dedicati nelle aree urbane; infine, ma non meno importante, la valorizzazione del ruolo del volontariato”.

I numeri 2020: la fotografia nazionale

All’indagine di Legambiente hanno risposto in modo completo 656 amministrazioni comunali (l’8,3% del campione contattato), tra cui il 50% dei Comuni capoluogo, e 50 aziende sanitarie (il 44,6% del campione). Quattro le macroaree di valutazione delle performance: quadro delle regole (regolamenti comunali e/o ordinanze sindacali), valevole solo per i Comuni; risorse impegnate e risultati ottenuti; organizzazione delle strutture e servizi al cittadino; controlli.

Quasi la metà (il 47,4%) delle amministrazioni comunali rispondenti dichiara di avere attivato un ufficio o un servizio dedicato agli animali, oltre i tre quarti (il 76%) delle aziende sanitarie di avere almeno un canile sanitario e/o un ufficio di igiene urbana veterinaria: ciononostante, poco meno di un Comune su 13 (il 7,8%) raggiunge una performance almeno sufficiente, più di quattro su cinque aziende sanitarie (l’82%) si attestano sui medesimi livelli. Il resto del campione contattato in larga parte non risponde o registra performance valutate da insufficienti a pessime.

Le migliori performance si registrano a Prato, Verona e Modena, rispettivamente al primo, secondo e terzo posto della classifica riguardante i Comuni, nell’ATS Brescia, ATS della Montagna e Asl Vercelli per quanto concerne, invece, le aziende sanitarie. Guardando ai costi sostenuti da Comuni e Aziende sanitarie per i servizi ai cittadini e ai loro amici a quattro zampe, nel 2020 la spesa pubblica nel settore (in calo rispetto al 2019) è stimabile in quasi 193 milioni di euro, pari a 14 volte la somma impegnata per tutte le 31 aree marine protette in Italia o a 55 volte quella destinata alle 19 riserve naturali statali. La spesa media pro capite si attesta invece a 2,4 euro per i Comuni e a 0,85 euro per le aziende sanitarie. Vale la pena sottolineare come la gran parte dei costi in Italia sia assorbita dalla gestione dei cani presso i canili rifugio, per cui i Comuni spendono ben il 61,8% del bilancio destinato al settore: strutture indispensabili nel modello attuale, ma oggettivamente fallimentari rispetto a obiettivi credibili di benessere animale e contenimento delle spese a carico delle pubbliche amministrazioni.

In Emilia Romagna

Il focus dell’Emilia-Romagna vede una panoramica abbastanza eterogenea. In totale hanno risposto 49 Comuni su tutta la regione, con Modena che si piazza sul podio come miglior performance e una spesa pro capite di 4,4 euro, seguita da Ravenna (quarto posto nazionale) con 9,0 euro pro capite. Per quanto riguarda la media del numero di cani posseduti per cittadino troviamo San Possidonio (MO) con 2 cani per cittadino, Correggio (MO) e Verghereto (FC) con 1 cane per cittadino.

Ci sono alcune aziende sanitarie dell’Emilia – Romagna, come quella di Ferrara e Modena, che per l’indicatore che riporta il numero di cani in anagrafe contano rispettivamente 1 cane per 2,4 cittadini e 1 cane per 2,6 cittadini. Mentre per quanto concerne il numero di gatti registrati in anagrafe risulta protagonista Ferrara con 1 gatto ogni 27 cittadini per la categoria; San Pietro in Casale (BO) si distingue per il primato di gatti sterilizzati nelle colonie feline (100%). Infine l’Amministrazione comunale di Bologna si aggiudica un risultato positivo per l’indicatore che riporta il numero di controlli effettuati per anno, con 1 controllo ogni 23.040 cittadini.

Non mancano però le note negative: i l’AUSL di Parma risulta fanalino di coda nella spesa pro capite con 0,03 €. Così come il comune di Premilcuore (FC) che risulta tra gli ultimi per numero di cani in canile, con 1 cane per 9,4 cittadini. Bologna registra performance negative per la scarsità delle aree dedicate ai cani, posizionandosi negli ultimi posti con 1 area ogni 15.667 cittadini e infine l’AUSL di Ferrara prevede soltanto 1 intervento per animali in difficoltà ogni 13.989 cittadini.

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