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Dante e i bestiari medievali, la lezione del professor Ledda per gli studenti del Liceo di Lugo

Giuseppe Ledda ha passato in rassegna alcuni animali citati nella Commedia, chiarendone il valore allegorico sulla base dei bestiari e delle opere enciclopediche del Medioevo

Nella giornata di lunedì, nell’ambito delle iniziative per la celebrazione del settecentenario di Dante Alighieri, ha avuto luogo al Liceo scientifico Ricci-Curbastro di Lugo una videoconferenza, dal titolo “Dante e i bestiari medievali”, di Giuseppe Ledda, professore di Letteratura italiana all'Università di Bologna, rivolta agli studenti delle classi terze, quarte e quinte del Liceo lughese.

Giuseppe Ledda ha passato in rassegna alcuni animali citati nella Commedia, chiarendone il valore allegorico sulla base dei bestiari e delle opere enciclopediche del Medioevo, tra cui come autori Alberto Magno, Bartolomeo Anglico, Brunetto Latini. Le prime tre bestie della Commedia, le celeberrime tre fiere del Canto I, vv. 31-54, la Lonza, il Leone, la Lupa, rappresentano i tre grandi gruppi di peccati, che impediscono all’uomo di raggiungere il Bene: il Leone, la violenza volontaria; la Lonza, la frode; la Lupa, i peccati d’incontinenza, l’impulso che prevale sulla ragione. Oltre che nei repertori medievali, le tre fiere erano già presenti nei testi biblici; Geremia elencava in rassegna il pardus (la lonza, che ritorna nel Canto XVI dell’Inferno, col demone Gerione), il leo (il leone), il lupus (la lupa).

Nel Canto V dell’Inferno, il canto di Paolo e Francesca, si enumerano stormi, gru e colombe. In particolare le colombe, simbolo lussurioso, collegate nell’antichità a Venere, riferite ai personaggi femminili del canto V, Didone, Cleopatra, Francesca. Nel purgatorio, la Talpa al centro del Purgatorio, XII, 1-9, rappresenta la cecità spirituale; la rondine e l’aquila, IX, 13-33, rappresentano l’azione penitenziale. Le formiche, XXVI, 25-30, rappresentano l’organizzazione e l’operosità, già in Virgilio, Eneide, IV, 401-407. 

Nel Paradiso le Gru, XVIII, 73-78, rappresentano le parole del testo sacro, che accompagnano alla beatitudine. Gli studenti, stimolati dalla ricca illustrazione, hanno posto più domande, sull’attualità di Dante, il ruolo degli insetti (gli ignavi, pusillanimi, del III Canto dell’Inferno), la complessità dei riferimenti allegorici. Per il lettore di oggi il riferimento allegorico risulta non immediato, mentre per il lettore medievale era conoscenza condivisa, di chiara riconoscibilità. Dante utilizzava un linguaggio simbolico posseduto dall’uomo del suo tempo; recuperati i riferimenti culturali, decifrato il patrimonio culturale, la Commedia parla con immutata efficacia, conservando tutta la sua valenza poetica e di introspettiva, al lettore di tutti i tempi.

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