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Eutanasia, fine vita, testamento biologico: se ne discute in un incontro

Saranno approfonditi tutti i temi legati al “fine vita” partendo dalla conoscenza reale del tema, dalla libertà di scelta e dall’autodeterminazione delle persone

Dopo l’apertura della campagna di raccolta firme per la proposta di legge regionale di iniziativa popolare per l’Emilia Romagna "Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza della Corte costituzionale n. 242/2019", promossa dall’associazione Luca Coscioni e a cui ha aderito anche il gruppo +Europa Ravenna “per una società aperta", saranno approfonditi tutti i temi legati al “fine vita” partendo dalla conoscenza reale del tema, dalla libertà di scelta e dall’autodeterminazione delle persone.

Giovedì 13 aprile alle ore 18 a Faenza in via Cavour 37 (sala del rione Verde) se ne parlerà con i cittadini. All’incontro parteciperanno diversi ospiti: Simona Viola (avvocata, direzione nazionale +Europa), Matilde Marletta e Sara Scheda con il gruppo dei giovani di +Europa Faenza, Pier Francesco Bresciani (avvocato, referente comitato “liberi subito” di Faenza, dottorando in diritto costituzionale), Nevio Salimbeni (coordinatore +Europa Ravenna).

“Durante l’evento – dichiara Matilde Marletta di +Europa – sarà possibile firmare la proposta di legge per l’Emilia Romagna, grazie alla presenza dei volontari rappresentati del comitato ‘liberi subito’ di Faenza. Questa proposta di legge si occupa delle persone che avrebbero già diritto ad avvalersi dell’aiuto medico alla morte volontaria, in quanto rientranti nelle condizioni così definite dalla Corte costituzionale: (persona) il cui proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli. Firmando questa proposta di legge si propongono procedure certe e termini sicuri per scongiurare il rischio che persone in condizioni di sofferenza insopportabile debbano aspettare anni per l’ostruzionismo del Sistema Sanitario, come capitato in passato”.

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