Anita Garibaldi, romagnola "d’adozione" per amore
Si dice che quando Anita, impavida e battagliera, si presentò a Roma - per prendere parte all’esperienza della Repubblica Romana - Garibaldi abbia esclamato: “Questa è Anita, ora avremo un soldato in più!”
Forse, la Romagna era già scolpita nel destino di Anita Garibaldi fin dalle sue origini. Il luogo di nascita di Ana Maria De Jesus Ribeiro (questo il suo nome completo) era la località di Laguna, nello stato di Santa Catarina, in Brasile. Ma il destino, la sua determinazione, il suo coraggio e l’amore incondizionato per Giuseppe Garibaldi e per la causa di indipendenza italiana la portarono a concludere la sua intensa - e purtroppo breve - esistenza nella laguna romagnola di Mandriole.
L’anno di svolta, quello che mise in connessione i famosi “due mondi”, fu il 1839. In quell’occasione Giuseppe Garibaldi sbarcò in Brasile e venne ‘folgorato’ dalla vista di un gruppo di ragazze che passeggiavano, tanto da scendere personalmente su una scialuppa per fare la conoscenza della donna che lo aveva ‘stregato’ con il suo fascino.
Il resto è storia: due mondi così lontani e distanti si fusero velocemente in uno solo, uniti dall’amore per una causa comune, quella della libertà e dell’indipendenza dell’Italia in cui sia José (come Anita chiamava amorevolmente Garibaldi) che l’intraprendente avventuriera brasiliana credevano fermamente.
Dopo la nascita di tre figli (chiamati iconicamente Menotti, Teresita e Ricciotti, per ribadire l’adesione agli ideali del Risorgimento), erano ormai giunti gli anni - politicamente caldissimi - dei veri e propri moti rivoluzionari europei (il biennio 1848-1849): Garibaldi e Anita salparono così per il vecchio continente, per partecipare attivamente ai sommovimenti in atto.
Si dice che quando Anita, impavida e battagliera, si presentò a Roma - per prendere parte all’esperienza della Repubblica Romana - Garibaldi abbia esclamato: “Questa è Anita, ora avremo un soldato in più!”.
Alla caduta della Repubblica Romana, iniziò la cosiddetta “trafila” garibaldina, che portò Josè e Anita a fuggire dagli austriaci, che li braccavano, attraverso la Romagna. Proprio in Romagna, precisamente a Mandriole, in circostanze spesso dibattute (come riassume magistralmente Eraldo Baldini in un capitolo dedicato nel suo volume “I misteri di Ravenna”), Anita trovò la morte, a soli 28 anni, dopo una vita di sacrifici e di scelte guidate da sentimenti autentici.
In ogni caso, la figura di Anita Garibaldi, come un vero e proprio personaggio dell’epica, i cui contorni sfumano tra la realtà e la leggenda, resterà inestricabilmente legata alla Romagna, terra della quale l’avventuriera brasiliana ha perfettamente incarnato lo spirito indomito e battagliero, quello di chi sacrifica se stesso per la libertà degli oppressi.