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Romagna terra di grandi personaggi

Romagna terra di grandi personaggi

A cura di Lorenzo Matteucci

Dino Campana, singolare poeta a cavallo tra Romagna e Toscana

La vicenda umana e letteraria di Dino Campana sembrerebbe uscita direttamente dalla penna di un geniale - e crudele - romanziere. Ma la realtà molte volte, si sa, supera la fantasia - ma ne è anche più crudele

La vicenda umana e letteraria di Dino Campana sembrerebbe uscita direttamente dalla penna di un geniale - e crudele - romanziere. Ma la realtà molte volte, si sa, supera la fantasia - ma ne è anche più crudele. Chi infatti avrebbe potuto partorire l’idea di un letterato etichettato fin dalla più giovane età come “poeta pazzo”, errabondo e bohémien, che raccoglie l’intera opera della sua vita in un manoscritto - Il più lungo giorno - che, prima di andare in stampa, va perduto? E chi, ancora, se non la visionaria realtà, avrebbe potuto immaginare che lo stesso “poeta pazzo” potesse riscrivere completamente, da capo - e solo con l’ausilio della propria memoria! - il manoscritto perduto, pubblicandolo con il titolo di Canti orfici? Non è forse ironico che, poi, solo sessant’anni dopo (nel 1971!) l’originale sarebbe stato ritrovato casualmente, ma rimanesse comunque meno famoso della versione riscritta? 

Forse, se Campana lo fosse venuto a sapere, avrebbe potuto riposare in pace. Morto infatti nel 1932, non conobbe mai le sorti del suo manoscritto originale, ma, quando venne informato dello smarrimento, scrisse a Papini e Soffici (i due famosi letterati cui aveva affidato il lavoro della sua vita): “Se dentro una settimana non avrò ricevuto il manoscritto e le altre carte che vi consegnai tre anni or sono verrò a Firenze [...] e mi farò giustizia dovunque vi troverò”.

Di giustizia, in effetti, purtroppo non aveva potuto assaporarne troppa nemmeno in vita. Nato a Marradi, sulle pendici appenniniche della cosiddetta Romagna toscana, nel 1885, Dino viaggiò molto, spostandosi tra Italia, Svizzera, Francia e Belgio. Leggendari - forse nel verso senso della parola, visto che ancora si nutrono dubbi sulla loro reale consistenza - sono due suoi soggiorni in Argentina e a Odessa, sul mar Nero.

Fatto sta che, durante la sua vita, Campana conobbe diverse volte la frustrante esperienza dell’internamento in ospedali psichiatrici. A detta di un critico letterario di fama come Alberto Asor Rosa, ‘soluzione’, questa, un po’ frettolosa messa in atto dall’istituzione psichiatrica: “Non sembra azzardato sostenere che, sulla base di dati caratteriali reali, il nostro Campana sia rimasto vittima di [...] procedure di esclusione”. 

Meglio, allora, concludere lasciando la parola al critico più severo, Campana stesso, che così si descrisse quando si presentò per la prima volta da Papini e Soffici per consegnare loro il manoscritto: “Io ero un povero disgraziato esausto e avvilito vestito da contadino con i capelli lunghi e un po' parlavo troppo bene e un po’ tacevo”.

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