Se, come affermava il cesenate Renato Serra, “in bicicletta si torna giovani e si diventa poeti”, allora Ercole Baldini entra di diritto nella nobiltà dei raffinati e immortali narratori dell’arte del ciclismo. Nato a Villanova di Forlì nel 1933, Baldini si innamorò della bicicletta quando aveva 17 anni. Il suo percorso partì dai dilettanti e toccò l’apice nel biennio 1956-1958. 

Il 1956 fu un anno particolarmente significativo, soprattutto per due imprese. Nella prima, Baldini vinse la medaglia d’oro nella corsa su strada alle Olimpiadi di Melbourne (per arrivare in terra australiana, l’aereo aveva dovuto compiere ben 11 scali!); nella seconda, il ciclista romagnolo ‘sottrasse’ il record dell'ora al leggendario Jacques Anquetil - vincitore di 5 Tour de France e uno degli unici 7 ciclisti al mondo ad aver vinto almeno una volta i grandi giri (Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta a España). Niente male davvero. 

L’anno che lo consacrò definitivamente fu quello in cui vinse il Mondiale su strada e il Giro d’Italia: era il 1958. Ad oggi, Baldini rimane uno degli unici ciclisti che possono vantare nel loro palmarès un oro olimpico, un campionato del mondo e una prestigiosa corsa a tappe.

Scomparso molto recentemente nella sua Villanova di Forlì, dove era tornato a vivere, vogliamo ricordarlo con le parole dedicategli da un altro insigne romagnolo, quel Secondo Casadei che compose la canzone “Il treno di Forlì”, soprannome con cui Ercole Baldini rimarrà per sempre, e a buon diritto, tra le leggende del ciclismo e della Romagna. 

“Miei cari amici, lontani e vicini, per il ciclismo abbiam Baldini [...]

Miei cari amici, lontani e vicini, ormai sapete chi è Baldini [...] 

Viva Baldini, il treno di Forlì!”