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Venerdì, 19 Aprile 2024
Romagna terra di grandi personaggi

Romagna terra di grandi personaggi

A cura di Lorenzo Matteucci

Filippo Mordani: vita avventurosa di un letterato ravennate "rivoluzionario"

Una buona parte della sua vita Mordani la passò a scrivere, traducendo opere del passato e producendo di suo pugno biografie originali, ma fu anche… condannato all’esilio!

Dalla narrazione della vita di un filologo ci si potrebbe, forse, aspettare di sentire storie di un’esistenza spesa tra biblioteche, codici antichi e volumi di ogni tempo e luogo.  E, in effetti, una buona parte della sua vita Mordani la passò a scrivere, traducendo opere del passato e producendo di suo pugno biografie originali, ma fu anche… condannato all’esilio!

Ma andiamo con ordine. Nato nel 1797 a Ravenna, Mordani visse negli anni di passaggio tra XVIII e XIX secolo, in cui l’Europa fu a più riprese scossa da un fremito di aspirazioni rivoluzionarie da parte dei popoli del continente, che rivendicavano libertà e autonomia. Mordani - che incarnò perfettamente lo spirito dell’epoca, in quanto intellettuale colto ma anche impegnato - fu da subito avviato agli studi classici, approfondendo discipline come retorica, letteratura e filosofia. Iniziò la sua attività di scrittore fin da giovanissimo, traducendo, tra il 1823 e il 1826, il libro I dell’opera magna di un altro illustre ravennate, Girolamo Rossi (Historiarum Ravennatum libri decem), oltre a diversi autori classici di ogni genere, come Mosco, Bione, Teocrito, Seneca e Plutarco.

Successivamente, iniziò la sua attività di insegnante e di… rivoluzionario! Infatti, Mordani fu direttamente coinvolto nei moti rivoluzionari indipendentisti che nel 1830-1831 agitarono l’Europa e scossero l'Italia. Tuttavia lo fece, naturalmente, a modo suo, ovvero scrivendo una lettera ai Romagnoli pubblicata sul periodico L’amico della Libertà. In quegli anni, la sua attività letteraria fu particolarmente intensa. Scrisse infatti alcune raccolte di biografie - tutte legate a vario titolo a Ravenna e alla Romagna - come le Vite degli illustri ravegnani, la Vita di Paolo Costa e una Vita di Lord Giorgio Byron, nonché un Elogio storico di Giorgio Lord Byron. Seguì poi la sua attività politica vera e propria: partecipò infatti all’esperienza della Repubblica Romana del 1849 - quella del famoso triumvirato Mazzini-Saffi-Armellini - in qualità di deputato. 

Una volta rientrato a Ravenna, però, fu arrestato per la sua attività rivoluzionaria e l’anno successivo, nel 1850, fu condannato all’esilio a Firenze. Prima di lasciare la Romagna, bruciò diverse sue opere, già redatte per intero o in parte. Dopo cinque anni, grazie all’intervento di un altro ravennate, Giuseppe Pasolini, Mordani riuscì ad ottenere una deroga all’esilio e poté rientrare temporaneamente in città, dove, nel 1856, convolò a nozze. Da quel momento visse tra Forlì e Ravenna, lavorando alacremente e realizzando numerose altre biografie di illustri romagnoli: dal Commentario degli studi e de’ costumi di Luigi Bufalini cesenate alla Vita di Jacopo Landoni, dalla vita di Alessandro Cappi a quella di Gaetano Monti, fino alla Lettera inedita di Gasparo Garatoni ravennate, del 1874. Si tratta delle sue ultime produzioni, in quanto le sue condizioni di salute - in particolare la vista - peggiorarono. Una curiosità: il Mordani critico letterario, nel contesto della polemica classicismo-romanticismo, che in quegli anni infiammava il dibattito tra gli intellettuali, fu sempre un convinto classicista e fino alla fine della sua vita, nel 1886, espresse giudizi negativi nientemeno che su… Manzoni e Carducci!

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