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Romagna terra di grandi personaggi

Romagna terra di grandi personaggi

A cura di Lorenzo Matteucci

Francesco Nonni, interprete della vita rurale della Romagna

La parabola umana e artistica di Francesco Nonni fu segnata in particolare da due filoni, crudelmente antitetici l’uno all’altro

La parabola umana e artistica di Francesco Nonni fu segnata in particolare da due filoni, crudelmente antitetici l’uno all’altro. Nato a Faenza nel 1885, negli anni in cui la cittadina viveva anni particolarmente floridi dal punto di vista culturale e si presentava come epicentro della cultura liberty in Romagna, egli potè, infatti, da un lato cimentarsi fin da giovanissimo nell’arte dell’intaglio e della xilografia, coltivando il parallelismo tra arte e letteratura. Dall'altro, tuttavia, egli dovette necessariamente confrontarsi con il tragico vissuto della guerra e della prigionia, durante il primo conflitto mondiale. In pratica, la bellezza dell’arte contrapposta alla brutalità della guerra.

All’inizio della sua carriera e nelle sue prime opere - si trattava soprattutto di xilografie - Nonni si era ispirato spesso ai grandi classici della letteratura - come il “Decameron” di Boccaccio o le “Stanze per la giostra” del Poliziano - aspirando a ricreare quell’atmosfera rarefatta di perfezione che caratterizzava l’immaginario ottocentesco quando si volgeva a quelle epoche.  Egli, spesso, addirittura giungeva a “idealizzare anche la più umile mansione, trasferendola in una dimensione di aurea e idillica bucolicità dalla quale sono esclusi fatica, sudore e dolore”. Questo è il caso delle xilografie, realizzate in una piccola serie da quattro (“Al mercato”, “Il mosto”, “Cantiere a Rimini” e “Il giogo”), che illustravano la vita rurale romagnola. 

Anche quando fu chiamato alle armi a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, Nonni, da grande artista quale era, seppe far convogliare la disumanità dell’esperienza bellica in quanto di più umano vi possa essere: l’espressione artistica.  Risale infatti al momento della prigionia l’album di disegni, intitolato “Cellelager” - dal nome del campo della Bassa Sassonia, Celle, in cui l’artista venne deportato in seguito alla disfatta di Caporetto - che egli sistemò subito dopo la liberazione. Tra le attività che Nonni coltivò una volta terminato il conflitto, annoveriamo quella letteraria, come fondatore della raffinata rivista “Xilografia”, edita dal 1924 al 1926, l’insegnamento (per rimanere nella sua città natale, Faenza, rinunciò ad importanti incarichi che gli erano stati proposti a Roma) e la produzione ceramica. 

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Francesco Nonni, interprete della vita rurale della Romagna

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