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Romagna terra di grandi personaggi

Romagna terra di grandi personaggi

A cura di Lorenzo Matteucci

Il Mazapégul: un personaggio decisamente... folkloristico!

Rappresentato come un ibrido tra un piccolo uomo o un bambino e uno scimmiotto, ma anche tra una scimmia e un gatto (è come ricoperto da una sorta di pelame), se le sue fattezze fisiche sono incerte, ancora di più lo è l'etimologia del nome

Concentrandoci spesso sui numerosi personaggi in carne ed ossa che hanno scritto la storia della Romagna, trascuriamo talvolta quelle figure del folklore che fanno parte a tutti gli effetti delle tradizioni romagnole: e il Mazapégul è senza dubbio una delle più curiose.  Identificato spesso come un folletto, è dispettoso e lunatico. Forse per questo è rappresentato come un ibrido tra un piccolo uomo o un bambino e uno scimmiotto, ma anche tra una scimmia e un gatto (è come ricoperto da una sorta di pelame). 

Se le sue fattezze fisiche sono incerte, ancora di più lo è l'etimologia del nome. C’è chi, come Anselmo Calvetti, collega uno degli attributi iconografici di questo folletto, ovvero la mazza (il bastone o, per dirla in dialetto romagnolo, la zanèta), al suo nome: Mazapégul deriverebbe così da “maza” + “pécul/pécol” e significherebbe "il piccolo dalla mazza".

Ma, perché questo piccoletto ha bisogno di portare con sé un bastone? Se la mazza viene intesa come l'arma con la quale le divinità tutelari della casa potevano impedire agli spiriti maligni di oltrepassare la soglia domestica, ciò collegherebbe - sempre secondo Anselmo Calvetti - il Mazapégul ai Lares, gli spiriti che, nella religione romana, proteggevano la famiglia e vegliavano su di essa.  

Il Mazapégul, dunque, con il suo bastone e il suo berretto rosso sulla testa, è un personaggio unicamente protettivo e positivo? Assolutamente no, anzi: egli riassume in sé tratti caratteriali contrastanti ed è tanto volubile e dispettoso quanto affettuoso e servizievole. Come un vero ‘trickster’ - il ‘briccone’ che tante volte compare in mitologie lontane tra loro nel tempo e nello spazio - sa essere un aiutante fedele ma anche, soprattutto se ritiene di essere stato trattato in maniera scortese, una vera e propria peste.

Questa apparente contraddizione potrebbe essere il risultato di un lungo processo di formazione dell’identità del Mazapégul, che assomma in sé - in maniera evidente - tratti caratteristici di civiltà diverse, da quella romana (i Lares) a quella celtica (c’è infatti chi ha proposto di fare un parallelo, seppur con le dovute differenze, con la vastissima cerchia dei leprecauni e dei folletti irlandesi). 

Infine, un consiglio ‘pratico’. Come si fa, secondo la tradizione, ad arrestare la turbolenza di un Mazapégul quando questo si è offeso e comincia a fare dispetti, mettere a soqquadro la casa o provocare incubi ai malcapitati? Un buon rimedio dovrebbe essere quello di privarlo del suo cappello rosso: sottraendo il copricapo al Mazapégul, il folletto perde la propria forza e viene assoggettato al volere di chi si è impossessato del suo berretto.

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