Il "mostro di Ravenna", cupo presagio di una sanguinosa battaglia
Se oggi ricordiamo in maniera dettagliata l’evento bellico in sé, parte del merito va a questa singolare figura dato che, dopo il sanguinoso scontro, il mostro “divenne più famoso della stessa battaglia, che piano piano scomparve sullo sfondo”
Testa calva che reca un corno sulla sommità, orecchie simili a fiammelle o a piccole ali, bocca larga divisa nel mezzo, braccia sostituite da ali [...], petto di donna a sinistra e di uomo a destra. [...] La gamba destra è normale, mentre la sinistra è coperta di squame e termina in un piede formato da quattro artigli con la punta rivolta in alto e uno sperone rivolto in basso”. Aggiungiamo le lettere Y X V incise sul petto, giusto per dare il tocco finale a questo già macabro quadretto.
A leggere questa terrificante descrizione del 'Mostro di Ravenna' (tratta da I misteri di Ravenna di Eraldo Baldini), possiamo ben comprendere come la presunta nascita di questa creatura, datata 8 marzo 1512, sia stata interpretata dagli abitanti della Ravenna cinquecentesca come un cupo presagio di morte e distruzione.
Effettivamente, poco più di un mese dopo, l’11 aprile 1512, si svolse alle porte della città la famosa Battaglia di Ravenna, combattuta tra la Lega Santa (alleanza di Stato della Chiesa e Impero spagnolo) e la Francia, risoltasi con la vittoria francese e ricordata negli annali come uno degli scontri più sanguinosi dell’Italia del XVI secolo. La battaglia, cui assistette in prima persona anche Ludovico Ariosto, fu una vera e propria carneficina: si stima, infatti, che in quell’occasione i defunti siano stati tra i 5000 e i 20.000 e ancora oggi ci si riferisce a quei giorni con l’appellativo di “Pasqua di sangue”...
Al di là dei dati storici relativi alla battaglia, tuttavia, ciò che è interessante riguarda proprio l’interpretazione allegorica della nascita di questa presunta creatura mostruosa. Come sottolinea lo stesso Baldini, “le descrizioni e raffigurazioni del mostro di Ravenna [...] non presentano caratteri originali ma si rifanno a [...] stilemi allegorici già sperimentati, già utilizzati per nascite mostruose avvenute altrove e precedentemente”.
Fu forse, allora, più topos allegorico-letterario che vero e proprio presagio? Fatto sta che, se oggi ricordiamo in maniera dettagliata l’evento bellico in sé, parte del merito va a questa singolare figura dato che, dopo il sanguinoso scontro, il mostro “divenne più famoso della stessa battaglia, che piano piano scomparve sullo sfondo”.