Ivano Marescotti, il romagnolo che ci ha insegnato l’arte dell’autoironia
Marescotti ci ha insegnato, tramite la capacità di saper vedere la realtà anche con ironia e, soprattutto, con autoironia, a valorizzare le tradizioni romagnole senza rimanere però ‘imprigionati’ in un sistema immutabile e rigidamente definito
Tutti ricordiamo lo spassoso “Monologo sulla Romagna” di Ivano Marescotti. In quei dieci minuti l’attore di Villanova di Bagnacavallo, che purtroppo ci ha lasciati nei primi mesi di quest'anno, riesce a condensare lo spirito della Romagna e dei romagnoli: orgoglio per le proprie radici, certo, ma senza esagerazioni; anzi, Marescotti ci insegna a vedere la realtà con una certa dose di ironia e di autoironia.
In una rapida rassegna delle principali località del nostro territorio, alla spasmodica ricerca della ‘vera’ Romagna, Marescotti, con il suo tono brioso e spigliato tipico di un grande attore quale era, ci accompagna in un viaggio ideale, passando dallo storico dualismo tra Emilia e Romagna alle esagerazioni campanilistiche che contraddistinguono tanti centri abitati non solo della nostra regione, ma anche dell’Italia intera.
La conclusione? Marescotti ci ha insegnato, tramite la capacità di saper vedere la realtà anche con ironia e, soprattutto, con autoironia, a valorizzare le tradizioni romagnole (ad esempio le piccole differenze dialettali tra le varie località del forlivese, del cesenate e del ravennate) senza rimanere però ‘imprigionati’ in un sistema immutabile e rigidamente definito che soffocherebbe la vitalità e la creatività di una terra poliedrica e accogliente, che ha sempre saputo fare delle differenze una potenzialità e della collaborazione un principio cardine.
Ecco come, personalmente, penso che si possa tributare un omaggio - come già recentemente è stato fatto con un murales a Villanova di Bagnacavallo - a Ivano Marescotti, che ha trasmesso al mondo un’immagine solare e accogliente della Romagna, sapendone altresì valorizzare i tratti tradizionali.