Scipione Chiaramonti, l’astronomo cesenate che polemizzò con Galileo Galilei
Chiaramonti fu noto ai suoi contemporanei in particolare per il suo strenuo e indefesso aristotelismo (pertanto difendeva il modello geocentrico dell’universo, quello cosiddetto tolemaico), tanto da esser definito “il più accanito ed il più molesto” oppositore della teoria eliocentrica
Io qui della natura delle Comete dirò solo esser di sostanza elementare contra quelli, che le fanno di celeste, come Tichone [...] & altri, i quali rinouano l'opinione di quegli antichi, che l'istesso sentendo furono da Aristotele rifiutati [...].
Con queste parole, tratte dalla sua opera Discorso della cometa pogonare dell'anno MDCXVIII, il cesenate Scipione Chiaramonti polemizzava con uno degli astronomi del XVI secolo oggi più famosi, il danese Tycho Brahe (a cui si riferisce come Tichone). Nato a Cesena da nobile e agiata famiglia nel 1565, ebbe l’opportunità di dedicarsi agli studi più disparati, tanto da definirsi, forse in maniera eccessivamente pomposa, “autodidactos, praeterquam in grammatica, in omni scientia” (autodidatta, oltre che in grammatica, in ogni disciplina).
Chiaramonti fu noto ai suoi contemporanei in particolare per il suo strenuo e indefesso aristotelismo (pertanto difendeva il modello geocentrico dell’universo, quello cosiddetto tolemaico), tanto da esser definito “il più accanito ed il più molesto” oppositore della teoria eliocentrica, sostenuta da scienziati come Galileo Galilei, Giovanni Keplero e il già citato Tycho Brahe.
Lavorò come “interpres naturalis philosophiae” presso l’Accademia di Perugia e presso l’Università di Pisa, ma visse anche a stretto contatto con importanti famiglie nobiliari dell’epoca, ponendosi in particolare al servizio degli Este. Per farvi capire quanto Chiaramonti fosse determinato nelle sue - errate - convinzioni, basti ricordare che arrivò a intitolare, in maniera alquanto significativa, un’opera Antitycho…
Epigono di una visione del mondo e dell’universo che stava ormai tramontando, Chiaramonti non volle arrendersi a “tutte l'esperienze e tutte l'osservazioni del mondo”, bollandone alcune come mere illusioni ottiche causate dal telescopio. Se possiamo allora attribuire un merito a Chiaramonti, è quello di aver quantomeno tenuto vivo il dialogo e stimolato ulteriori riflessioni e studi, alimentando indirettamente quel flusso di scambio e confronto di idee che permette alla ricerca scientifica di non fossilizzarsi e divenire dogmatica come, appunto, l'aristotelismo da lui propugnato… Un vero e proprio scherzo del destino!