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Romagna terra di grandi personaggi

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A cura di Lorenzo Matteucci

Tommaso Garzoni, scrittore poliedrico "star" del XVI secolo

A molti di noi (compreso chi scrive), oggi, il nome di Tommaso Garzoni non dice quasi nulla. Ma, alla fine del XVI secolo, era una personalità piuttosto nota, soprattutto per la varietà degli argomenti trattati nelle sue opere

A molti di noi (compreso chi scrive), oggi, il nome di Tommaso Garzoni non dice quasi nulla. Ma, alla fine del XVI secolo, era una personalità piuttosto nota, soprattutto per la varietà degli argomenti trattati nelle sue opere. Garzoni nacque nel 1549 a Bagnacavallo, con il nome di Ottaviano, che fu successivamente mutato in Tommaso (o Tomaso) nel 1566, quando entrò nella Congregazione lateranense, vestendo l’abito religioso a Santa Maria in Porto, a Ravenna. Garzoni aveva allora appena 17 anni, ma aveva già composto - all’età di 10 anni! - un poemetto cavalleresco in ottave sulle “battagliole de' putti”; inoltre, aveva già approfondito le sue conoscenze in discipline quali grammatica, diritto, logica e filosofia.

Egli mantenne, pur nel suo ruolo religioso, contatti con diversi intellettuali laici ed eterodossi del tempo. Su tutti, spiccano la sua conoscenza con il Groto, studioso polesano che venne processato dall’Inquisizione per eresia, e i legami letterari intessuti con Torquato Tasso, autore della celeberrima Gerusalemme Liberata (che però ebbe, dal punto di vista personale, diversi ‘momenti bui’). Come si legge sulla biografia del Garzoni sull’Enciclopedia Treccani, “questa varietà di curiosità e di contatti emerge anche dai suoi scritti, che appaiono in grande prevalenza opera caratteristica più dell'intellettuale enciclopedico, non privo di interessi spregiudicati, che del canonico lateranense”.

Le sue prime due opere dell’età adulta sono Il teatro de' vari e diversi cervelli mondani (in cui l’autore distingue “cervelli, cervellini, cervelluzzi, cervelloni, cervellazzi”) e Colloquio, ovvero Dialogo del giudicio particolare dell'anima dopo la morte, traduzione di un’opera del mistico belga Dionigi il Certosino. Successivamente troviamo il curiosissimo e dettagliatissimo La piazza universale di tutte le professioni del mondo. Qualche numero per avere un’idea più precisa del contenuto di quest’opera.  Essa consta di 155 discorsi, ognuno dei quali descrive una professione o un mestiere (soffermandosi anche sulle tecniche e sugli strumenti necessari per svolgerlo) per un totale di circa 400 attività, anche citate in più casi: insomma, in totale si possono contare 544 denominazioni differenti delle attività artigianali.

Altre opere sono L'hospidale de' pazzi incurabili (in cui si descrivono trenta diversi tipi di follia) e Le vite delle donne illustri della Scrittura sacra (come si può notare, Garzoni solitamente si dedicava alternativamente ad uno scritto di carattere laico e poi ad uno di contenuto religioso). La sinagoga degli ignoranti affronta invece il tema delle cause e delle conseguenze dell’ignoranza. Quando venne pubblicata era ormai il 1589 e Garzoni stava per spegnersi, dopo essere rientrato nella sua Bagnacavallo, luogo in cui venne sepolto.

Fu il fratello Bartolomeo a curare, successivamente, la pubblicazione di alcune opere rimaste inedite. Tra queste, la più ‘spettacolare’ è senza dubbio Il serraglio de gli stupori del mondo, una sorta di curiosa raccolta di temi misteriosi e prodigiosi come mostri e oracoli. La fortuna delle opere di Garzoni a livello europeo fu notevole: basti pensare che esse furono tradotte in francese, spagnolo, inglese e tedesco e che La piazza universale di tutte le professioni del mondo fu ristampata almeno per 25 edizioni!

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