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Suono ma nessuno apre

Suono ma nessuno apre

A cura di Matteo Fabbri

40 anni da 'Every breath you take', la canzone d'amore che di romantico in realtà non ha nulla

La canzone dei Police viene inclusa in ogni classifica dedicata ai brani più romantici e, in effetti, quasi tutti la canticchiano come fosse un pezzo sognante e strappalacrime. Peccato che i suoi versi non parlino affatto d’amore

E’ il maggio del 1983: giunti al loro quinto album in studio, i Police sono tra le band più famose del pianeta, riempiono gli stadi da anni e sfornano un singolo dopo l’altro. Ma i rapporti tra i tre membri sono logori. L’aria che tira è pessima: ci sono continui screzi, litigano per ogni cosa e non di rado arrivano alle mani. Tanto che – pensate – pur di non condividere lo stesso studio, buona parte del disco in uscita è stata registrata in stanze separate. E la sua copertina mostra bene il clima che si respira: tre strisce di fotografie, con tre colori diversi, ognuna dedicata a un membro del gruppo, ritratto da solo. Le strade tra loro, insomma, si stanno dividendo.

Eppure queste divergenze non intaccano minimamente la qualità del risultato finale, tanto che per molti l’album che ne è scaturito, “Synchronicity”, sarà il loro migliore, pari forse a “Reggatta De Blanc”. E infatti, manco a dirlo, si confermerà un successo tale da scalzare dal primo posto in classifica nientemeno che “Thriller” di Michael Jackson. Il tutto grazie anche all’aiuto di quella che può essere considerata LA canzone pop per eccellenza: “Every Breath You Take”. Un brano, come pochi altri, capace di entrarti in testa dal momento in cui lo ascolti per la prima volta, come se lo conoscessi da sempre. Ma allo stesso tempo con la peculiarità di aver saputo resistere alla prova del tempo.

“Every Breath You Take” ha però un’altra caratteristica: è una delle canzoni più fraintese della storia della musica. Viene inclusa, infatti, in ogni classifica dedicata ai brani più romantici e, in effetti, quasi tutti la canticchiano come fosse un pezzo sognante e strappalacrime. Peccato che i suoi versi non parlino affatto d’amore. O almeno, non di un amore sano. Tutt’altro. Sting la compose nel periodo in cui si stava separando dalla prima moglie e nel testo veste i panni di uno stalker, descrivendo la sua ossessione per la fine della relazione e la gelosia che ne consegue. Insomma, un incubo che raggiunge l’apice nella disperata frase “you belong to me”, ovvero “tu mi appartieni”. Non si tratta quindi di amore, ma di controllo e possessività. Lo stesso cantautore ha più volte dichiarato di rimanere sconcertato nel vedere quante persone la scambino per una canzone positiva, rivelando persino come un giorno una coppia gli abbia confessato di averla fatta suonare al loro matrimonio. E lui, in tutta risposta: “Beh, se queste sono le premesse, auguri!”.

A questo link è possibile ascoltare il podcast 'Suono ma nessuno apre'

Mai dare per scontato che dietro a un motivetto orecchiabile ci sia per forza un testo felice. Del resto, se leggessimo quelle parole immaginando di sentirle urlate al telefono da un ex fidanzato violento oppure sussurrate malignamente da un uomo viscido o, ancora, recapitate con una lettera anonima, l’effetto sarebbe molto diverso: la canzone resterebbe bella, ma il suo ascolto richiamerebbe sensazioni completamente diverse.

A livello musicale, il brano viene tenuto in piedi soprattutto da chitarra e basso, molto caldi e avvolgenti; mentre per la prima volta Copeland si limita quasi al compitino alla batteria, senza i suoi tipici ghirigori a impreziosire. Qui sentiamo anche l’evoluzione vocale di Sting rispetto agli esordi: la sua voce si è affinata nel tempo, diventando sempre più matura e meno acuta (e, per qualcuno, anche meno fastidiosa).

Dei Police si è parlato, e si parla, in lungo e in largo, ma a distanza di anni le loro composizioni non hanno perso un briciolo di smalto. Prendete “Every Breath You Take”: la conoscono anche i muri, eppure io penso che quando una canzone è davvero bella e ben costruita, lo sia anche al millesimo ascolto. Anche se non vi nascondo che, a volte, mi piacerebbe riprovare di nuovo quella bella sensazione che avverti quando senti per la prima volta capolavori come questo…

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