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Giovedì, 18 Aprile 2024
Suono ma nessuno apre

Suono ma nessuno apre

A cura di Matteo Fabbri

70 candeline per Ivan Cattaneo: ma vi ricordate di quando faceva avanguardia?

Fu il primo cantautore italiano in assoluto a fare “coming out”, dichiarandosi apertamente omosessuale in un periodo (gli anni ‘70) in cui era “fisicamente” pericoloso farlo, più di adesso

La musica italiana è piena di “geni incompresi”: artisti, cioè, che non sono stati capiti fino in fondo o che non hanno raccolto quanto avrebbero meritato. Personaggi che un periodo da star, magari, ce lo hanno pure avuto, ma poi sono caduti nell’oblio e oggi non se li fila più nessuno. Ma soprattutto quelli che, al contrario, in diretta non furono considerati, salvo poi venire riscoperti solo più tardi, in certi casi quando non erano nemmeno più in vita. E’ il caso, ad esempio, di Enzo Carella, di cui abbiamo parlato in questo articolo.

Oggi voglio parlarvi di un eterno ragazzo che il prossimo 18 marzo spegnerà settanta candeline! Lui è uno che oggigiorno, oltre che trascurato, a volte viene pure sbeffeggiato. Eppure era letteralmente avanti anni luce. Del resto, si sa, nella musica italiana il mediocre vive cent’anni, mentre l’innovatore finisce presto nel dimenticatoio. Di lui si potrebbero dire ottocento cose. Tra le tante: dopo la maturità, conseguita a pieni voti, appena diciottenne si trasferisce da Bergamo a Londra, dove conosce David Bowie e, anni più tardi, viene investito dall’ondata punk che poi trasporterà da noi in Italia al suo rientro.

Sempre lui fu il primo cantautore italiano in assoluto a fare “coming out”, dichiarandosi apertamente omosessuale in un periodo (gli anni ‘70) in cui era “fisicamente” pericoloso farlo, più di adesso. Ancora lui è quello che modellò il look di un’esordiente Anna Oxa, lanciandola di fatto come stella. Di nuovo lui era il pupillo di Caterina Caselli, era l’idolo di Mango. E’ uno che nei suoi dischi ha avuto come musicisti Mauro Pagani, tutta la PFM e Roberto Colombo in cabina di regia. Mi riferisco a una delle personalità più estrose e originali che siano mai transitate nel music business italiano: Ivan Cattaneo.

A questo link è possibile ascoltare l'intervista

Con lui però bisogna cercare di fare un’operazione mentale, lasciando perdere per un attimo reality show e salotti televisivi trash, e sforzandosi di analizzare tutto il suo universo. L’Ivan Cattaneo musicista è conosciuto soprattutto per le sue produzioni anni ‘80, tanto che per molti è rimasto una piccola icona di quel decennio. Forse perché fu di fatto il primo artista in Italia a realizzare un disco di rivisitazioni, dando una seconda vita a brani anni ‘60 che riarrangiò in chiave reggae/ska. Una trovata geniale e senza precedenti. Un lavoro che mostrava come fosse sempre proiettato nel futuro, ma al tempo stesso avesse un alone nostalgico. Travolgente, ad esempio, quando trasforma “Una Zebra a Pois” di Mina in un pezzo ska, incrociandolo nel finale con “Tintarella di Luna”.

A ben vedere, però, Cattaneo ha tutt’altra storia alle spalle. Tra il 1975 e il 1979, infatti, produce tre album che sono quanto di più anomalo il pop-rock italiano abbia mai espresso. Nel primo, ad esempio, intitolato “U.O.A.E.I.”, le canzoni contenute non hanno alcun significato: sono brani scritti in un linguaggio inventato, in cui ci schiaffa dentro anche frasi in dialetto bergamasco, e sono caratterizzati da un particolarissimo uso del falsetto come se fosse uno strumento musicale. Mentre il secondo album, intitolato “Primo, Secondo e Frutta (Ivan Compreso)”, è in pratica uno dei primi dischi demenziali in Italia, anticipando artisti più stimati come gli Skiantos. Qui c’è di tutto: fiati, chitarre, un po’ di elettronica, persino rumori a caso come quello di una macchina da scrivere. Insomma, agli inizi Cattaneo era un autore d’avanguardia che faceva cose mai sentite prima in Italia (in tal senso, provate ad ascoltare canzoni come “Oltre La Fiaba”, “Vergini & Serpenti”, “La Segretaria Ha Colpito Ancora”, “Psico Fico” e “Maria-Batman”, quest’ultima ai limiti del blasfemo, perché accosta la Madonna a Batman).

Cattaneo è stato una figura bizzarra e controversa, ma anche piena di idee e creatività, non relegabile solo al ruolo di cantante. Era un professionista a tutto tondo che nel suo istrionico percorso si è costruito tutto da solo: oltre a scrivere le canzoni, e qua e là suonarci pure la chitarra, anche gli abiti che indossava erano farina del suo sacco, così come il trucco, e in generale l’estetica. Allo stesso modo, le copertine dei dischi, che disegnava in autonomia. Ancora, la teatralità e le movenze che metteva in mostra sul palco: nasceva tutto dalla sua mente. Contemporaneamente alla carriera da cantautore, poi, è anche pittore, e ancora oggi organizza mostre delle sue opere. In tutto questo ha pure trovato il tempo per fare il regista, ad esempio per il videoclip della splendida “Morirò d’Amore” di Giuni Russo.

E’ stato un artista che, assieme a pochi altri, ha contribuito a traghettare l’Italia musicale fuori dall’età della pietra. Eppure anche il suo percorso, dopo consensi durati qualche anno, ha lasciato spazio all’incomprensione, forse anche per colpa sua. E’ stato spesso frainteso, ma in realtà è sempre stato spontaneo, naturale e genuino; a differenza di molti che, invece, per ottenere approvazione, hanno solo giocato sull’ambiguità. L’unica cosa che mi viene da aggiungere è: provate ad ascoltarlo senza pregiudizi! Consigli? Con lui è molto difficile perché ha fatto di tutto. Diciamo che, se volete, ci sono le rivisitazioni dei successi anni ‘60 (per esempio nel suo disco più famoso, intitolato “2060 Italian Graffiati”); se invece preferite ascoltare qualcosa di mai sentito prima, provate le sperimentazioni dei suoi primi due album: non vi sembrerà nemmeno lui!

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