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Suono ma nessuno apre

Suono ma nessuno apre

A cura di Matteo Fabbri

La forza straordinaria di Phil Collins, la rockstar più odiata

Ne ha passate tante nel corso della sua vita: ha venduto milioni di dischi, scritto tanti successi, fatto commuovere e sorridere la gente. Molti lo amano, eppure per tanti altri è il musicista più odiato del rock

Siamo a febbraio del 2022 e sono passati più di cinquant’anni da quando Phil Collins è entrato nel mondo della musica. Ne ha passate tante nel corso della sua vita: ha venduto milioni di dischi, scritto tanti successi, fatto commuovere e sorridere la gente. Molti lo amano, eppure per tanti altri è il musicista più odiato del rock. E’ vecchio, ormai non si regge più in piedi se non con l’aiuto di un bastone. Non riesce più nemmeno a tenere in mano le bacchette della sua adorata batteria, da un orecchio non ci sente più e la sua schiena è un martirio continuo. E’ costretto a cantare da seduto. Si è operato, più volte, ma è servito a poco. Anzi, se possibile il dolore è pure peggiorato. Soffre anche di diabete. Le ha proprio tutte. Si sente frustrato perché vorrebbe poter duettare alla batteria assieme al figlio, anch’egli percussionista, ma non ce la fa. E chissà se riuscirà per l’ultima volta ad andare in tour col suo storico gruppo. Si è messa in mezzo anche la pandemia: era tutto programmato e invece hanno dovuto interrompere e rimandare molte date.

Però, no, non è ancora morto. Ha intitolato proprio così, con un velo di sarcasmo, la sua autobiografia, “non sono ancora morto”. Perché in fin dei conti la vita gli ha dato tanto, nel bene e nel male, e ha sempre cercato di affrontarla col senso dell’umorismo, anche nei momenti più bui. Non sempre ce l’ha fatta e credo che molte sue canzoni lo riflettano. Stenta a crederci pure lui di aver venduto più di centocinquanta milioni di album da solista, senza contare quelli coi Genesis. Quasi si vergogna di aver ottenuto così tanto successo. Ancora oggi le sue canzoni passano in radio, e su Youtube ha più visite di quasi tutte le altre star anni Ottanta. Eppure, dicevo, per molti è il nemico pubblico numero uno, la rockstar più odiata. I maligni direbbero “popstar”, ma se non è rock aver fatto parte dei Genesis. E se non è rock aver coniato uno stile di drumming secco, impetuoso, potente che ha influenzato migliaia di batteristi. E se non lo è aver suonato al Live Aid sul palco di Londra assieme a Sting, per poi prendere un volo e tre ore dopo presentarsi allo stadio di Philadelphia, fresco come una rosa, per accompagnare i Led Zeppelin...

Come ha fatto a diventare uno dei bersagli preferiti della critica e di una buona fetta di pubblico? I fan integralisti della prima ora trovano che sia stato la rovina dei Genesis, che abbia infangato il nome della band, osando sostituire Peter Gabriel e trasformandoli in una macchina del pop (come se poi fare pop fosse facile). Non gli perdonano di aver distrutto il sound storico dei Genesis (andate voi a spiegare ai denigratori che la musica stava evolvendo e non potevano restare fermi). Per molti, poi, le sue canzoni sono lagnose, tutte uguali e sdolcinate. Un’altra cosa che gli contestano è la sovraesposizione che ha avuto, soprattutto negli anni ‘80. Lo chiamano il “prezzemolino” perché era dappertutto e aveva letteralmente spaccato le classifiche mondiali. Vendeva talmente tanto che verso fine decennio rivaleggiava con stelle del calibro di Madonna e Michael Jackson. Era l’epoca dell’immagine, dei vestiti alla moda, dei capelli cotonati, dei colori, dei cantanti che sembravano più che altro modelli. Eppure nelle prime righe delle classifiche trovavate sempre il nome di quel nanetto bruttino, grassoccio, sfigatello, stempiato, con la barba di tre giorni, non proprio un figurino.

Oggi forse non ci sarebbe spazio per uno come lui, ma in quel decennio era letteralmente ovunque. E il troppo stroppia, come si dice. Infine, lo criticano per cose all’apparenza innocue, come il testo della profonda “Another Day In Paradise”, in cui parla della tragedia quotidiana che vivono i senzatetto. Nel testo invita a non chiudere gli occhi di fronte a scene come quella di un uomo che attraversa la strada e ignora la richiesta d’aiuto di una donna bisognosa. La stampa disse che un milionario privilegiato come lui non poteva essere credibile nel cantare quel messaggio e lo accusarono di toccare un tema delicato senza una vera e sentita partecipazione emotiva (ma che ne sapevano loro di cosa provava lui dentro?).

Questi ultimi trent’anni non sono stati semplici per lui. Ma più che il dolore fisico, a farlo tribolare sono state le persone. Più volte è caduto di depressione, e ha sofferto di dipendenza dall'alcol. E’ arrivato perfino a pensare al suicidio. A distruggerlo psicologicamente sono stati prima di tutto i tre matrimoni naufragati, brutte situazioni da cui ha sempre cercato di uscire attraverso la musica. Ma anche le critiche feroci sul personale da parte dei media. Voi direte: “Vorrei avere io i suoi problemi, con gli stessi suoi soldi però!". Battuta telefonatissima e scontata. Negli ultimi tempi sta dimostrando un coraggio da leoni: pur di suonare, una volta ha dovuto incollare le bacchette ai polsi con lo scotch perché non riusciva a stringerle con le dita. Se guardate qualche suo recente video dal vivo, noterete spesso la sua espressione sofferente, come se facesse fatica anche solo a stare a tempo coi suoi compagni. In passato si vide pure costretto a semplificare alcune parti di batteria rispetto alle versioni originali, perché non riusciva più a interpretarle come ai bei tempi. Tanto che durante i concerti gli viene spesso da chiedere scusa. Nei live è costretto a cantare da seduto. Proprio lui che era un animale da palco, magari non come fisicità ma sicuramente come capacità di intrattenimento. Si divertiva e faceva divertire. Ci aveva abituato alle sue facce buffe, alle battute, a coreografie spettacolari come quelle, sempre diverse, che metteva in atto mentre eseguiva la sua prima hit da solista, la magnifica "In The Air Tonight".

Già, nonostante i tanti problemi personali e fisici, continua a non arrendersi e dare tutto sé stesso sul palco. Pur essendo sempre più malandato, sta portando avanti ancora oggi la reunion dei suoi Genesis, cantando in ogni dove e mettendoci tutta l’energia residua. Perché la voce, almeno quella, è rimasta quasi intatta. Ecco, forse chi lo critica non si rende conto dell’amore che prova per la musica, e della sua voglia, nonostante tutto, di comunicarci emozioni. Del resto, ci ha promesso che ci farà divertire ancora per un po’, perché in fondo, come assicura nella sua autobiografia, “non sono ancora morto”...

A questo link è possibile ascoltare il podcast della puntata

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