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Suono ma nessuno apre

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A cura di Matteo Fabbri

Numeri uno (non) natalizi: le canzoni top in classifica a Natale dagli anni '60 a oggi

In questo articolo vedremo canzoni che - forse non lo avreste mai detto - balzarono sorprendentemente al primo posto nella classifica della settimana natalizia, nonostante poco o nulla abbiano a che fare con l’aria che si respira a fine anno

La settimana di Natale è per antonomasia quella più remunerativa per gli artisti: il volume di vendite dei dischi raggiunge il picco proprio in questo periodo dell’anno, tanto da far scatenare ogni volta la corsa al primo posto. Si tratta di una sfida molto sentita non solo per una motivazione economica, ma proprio a livello simbolico e di prestigio, soprattutto in Gran Bretagna dove la classifica del giorno di Natale è diventata quasi un’istituzione, al punto da far mobilitare pure i bookmaker che scommettono su chi avrà la meglio.

Ma non sempre a trionfare è stato un brano natalizio, anzi (e per fortuna, aggiungerei). In questo articolo vedremo proprio canzoni che - forse non lo avreste mai detto - balzarono sorprendentemente al primo posto nella classifica della settimana natalizia, nonostante poco o nulla abbiano a che fare con l’aria che si respira a fine anno, il periodo sinonimo di buone intenzioni, clima amorevole e atmosfera di pace. Per fare ciò, saltelleremo qua e là tra tre classifiche di riferimento: quella statunitense, perché è la più importante a livello globale; quella britannica, perché è il cuore dell’industria musicale europea e anche perché è da lì che nasce questa “sana” competizione; e quella italiana, della quale tendenzialmente all’estero non importa niente a nessuno, ma noi siamo in Italia, quindi...

Perciò partiamo, andando nel consueto ordine cronologico fin dagli anni ‘60, ma facendo la spola al di là e al di qua dell’oceano. Dunque, gli anni ‘60 sono stati abbastanza tranquilli. In Inghilterra, ad esempio, Elvis e i Beatles l’hanno fatta da padroni. Il re del rock’n’roll con due numeri uno, mentre il quartetto di Liverpool con ben quattro numeri uno natalizi (unici a riuscire in tale impresa), tre dei quali addirittura consecutivi dal 1963 al 1965. Però si è trattato quasi sempre di melodie dai toni morbidi, come ad esempio “I Want To Hold Your Hand” oppure “Hello Goodbye”. Allo stesso modo in Italia, dove il primo posto del Natale 1960 lo ha ottenuto Mina con la splendida “Il Cielo In Una Stanza” (di Gino Paoli), nel ‘62 la coinvolgente “Pregherò” di Celentano e nel ‘64 Morandi con “Non son degno di te”, solo per citarne alcune.

Dagli anni ‘70 qualcosa invece inizia a cambiare. Per darvi un’idea: la numero uno in Gran Bretagna nel Natale del 1971 fu “Ernie”, un pezzo scherzoso dell’amatissimo comico inglese Benny Hill. In Italia la prima avvisaglia di qualcosa di strano avviene nel ‘74 quando a tallonare il primo posto di Adriano Celentano con “Bellissima”, subito dietro in seconda posizione c’è il motivetto cabarettistico “E la vita, la vita” di Cochi e Renato, che peraltro raggiungerà il primo posto un paio di settimane più tardi, nel gennaio del ‘75. E dal punto di vista del tema odierno sarà proprio il 1975 l’anno di svolta perché, mentre in Inghilterra la prima posizione sarà occupata da “Bohemian Rhapsody” dei Queen, perla operistica di stampo rock, in Italia la vetta sarà inaspettatamente appannaggio di un pezzo che col Natale non c’entra proprio nulla: la colonna sonora dell’angosciante "Profondo Rosso", con quel celebre giro di note ipnotico, inquietante e ossessivo, a opera anche (ma non solo) del gruppo rock progressivo italiano chiamato Goblin.

Rimanendo negli anni ‘70, ci fu un altro Natale poco canonico dal punto di vista musicale. Un Natale festoso e luccicante, com’è giusto che sia, ma trascorso interamente sul dancefloor. Sto parlando di quello dell’annata 1978 che ha visto imporsi in ogni angolo del globo canzoni appartenenti al genere più in voga di quell’epoca: la discomusic. Sia la top-10 dicembrina americana, che quella inglese, che quella nostrana vennero infatti invase dalle sonorità da discoteca. In UK al primo posto troviamo i Boney M, negli Stati Uniti “Le Freak” degli Chic di Nile Rodgers, mentre in Italia il disco-synth di “Una Donna Per Amico” di un Battisti che era in stato di grazia ormai da un decennio. E i brani discomusic non occupano solo il vertice, bensì proprio le intere le top-ten, costellate di successi come “YMCA”, “Too Much Heaven” dei Bee Gees, “Da Ya Think I’m Sexy” di Rod Stewart, ecc...fino ad arrivare, qui in Italia, al “Triangolo” di Renato Zero e alle tracce che hanno caratterizzato la colonna sonora di “Grease”. E prima di approcciarci agli anni ‘80, sempre per rimanere in tema di pezzi non natalizi che andarono però al top il 25 dicembre, segnalo solo che il primo posto durante le festività del 1979 in Gran Bretagna era occupato da quel capolavoro di “Another Brick In The Wall”, singolo principale da “The Wall”, l’opera rock dei Pink Floyd.

E allora addentriamoci in questi anni ‘80, decennio in cui pop e sintetizzatori si piazzeranno alle prime posizioni anche durante le feste. L’unico numero uno veramente “natalizio” della decade fu nel 1984 la canzone per beneficenza “Do They Know It’s Christmas”, interpretata da uno dei collettivi più incredibili di sempre, che comprendeva gente del calibro di Phil Collins, Bono, Sting, Boy George, Midge Ure e George Michael. E a proposito di quest’ultimo, dello stesso anno è pure “Last Christmas”, che però si dovette accontentare del secondo posto. Per il resto abbiamo dei numeri uno che sarebbero diventati col tempo degli autentici evergreen ballabili, di quelli che si sentono irrimediabilmente a ogni festa nostalgica. Ad esempio, in Inghilterra nel 1981 a Natale ha stravinto l’irresistibile “Don’t You Want Me” degli Human League. Negli Stati Uniti lo stesso anno è stato il turno delle tute da ginnastica sgargianti che compaiono in “Physical” di Olivia Newton-John, l’anno successivo è toccato a quella macchina da singoli che fu il duo Hall and Oates con “Maneater”. Poi nel 1984 a Madonna con “Like A Virgin”, nell’86 alle Bangles di “Walk Like An Egyptian”, nell’87 al solito George Michael di “Faith”, senza dimenticare qualche anno prima nel 1983 la collaborazione tra due giganti come Paul McCartney e Michael Jackson per “Say Say Say”.

E gli anni ‘80 in Italia? Anche da noi hanno preso il sopravvento canzoni che con lo spirito del Natale non c’entravano una mazza. Il Natale del 1981, per esempio, lo abbiamo passato a canticchiare “Cicale” di Heather Parisi, in quello dell’82 abbiamo provato a emulare la pronuncia austriaca con “Der Kommissar” del mitico Falco, nell’83 abbiamo indossato anche noi le tute da ginnastica attillate ma stavolta per “Flashdance” (prodotta dal nostro Moroder), nell’86 ci siamo gasati con “The Final Countdown”, mentre nel 1987 dietro a “La Bamba” si piazzò quell’innovazione di “Pump Up The Volume” per delle feste all’insegna della nascente musica house. Per non parlare del 25 dicembre 1988, quando in cima c’era il comico Francesco Salvi con quel tormentone trash di “C’è da spostare una macchina”. E chiudiamo gli anni ‘80 italiani con un altro primo posto natalizio bizzarro perché evocava sensazioni estive e poco affini alla neve: la “Lambada” targata 1989, pezzo e relativo ballo conosciuti ancora oggi, nonostante fosse in realtà una sorta di plagio.

Spostiamoci adesso negli anni ‘90 dove cambia tutto: cambiano le mode, cambiano i colori, cambia la musica e cambiano anche i gusti musicali natalizi degli ascoltatori perché mentre gli anni ‘80 natalizi, come abbiamo visto, sono stati caratterizzati da canzoni disimpegnate ed eccentriche, al contrario negli anni ‘90 sotto le feste si torna ad apprezzare brani con una matrice più dolce e sentimentale, soprattutto all’estero. Negli Stati Uniti, ad esempio, primeggerà gente come Mariah Carey (con “Hero” però, non con “All I Want For Christmas Is You”), Toni Braxton, R. Kelly, Celine Dion, e così via. Quasi lo stesso dicasi per l’Inghilterra dove nel 1991 abbiamo nuovamente “Bohemian Rhapsody” (era appena passato un mese dalla scomparsa di Freddie Mercury), nel 1992 Whitney Houston con la commovente “I Will Always Love You”, nel ‘94 la boyband degli East 17 con la toccante “Stay Another Day”, l’anno dopo Michael Jackson con la struggente “Earth Song”, e poi un trittico delle Spice Girls dal ‘96 al ‘98, proprio come fecero i Beatles negli anni ‘60, e sempre con ballate smielose come “2 Become 1”, “Too Much” e “Goodbye”.

E in Italia? L’Italia è il solito pot-pourri: ogni Natale qualcosa di diverso e in antitesi col precedente. Nel ‘90 spopolò “Attenti Al Lupo” di Lucio Dalla, nel ‘91 Michael Jackson col funky di “Black Or White”, nel ‘93 è la volta di “Penso Positivo” di un Jovanotti ancora alle prese col rap, e un paio di anni dopo toccherà sempre all’hip hop ma stavolta di origine statunitense, con un pezzo da brividi che suona ancora benissimo oggi: “Gangsta’s Paradise” del rapper Coolio che, basata su un sample di Stevie Wonder, fu la numero uno del Natale 1995, battendo di un soffio un’altra icona degli anni ‘90, ma molto meno seria, vale a dire “Bombastic” di Shaggy.

Prima di concludere menzioniamo anche qualcosina di atipico che ha accompagnato le festività natalizie del nuovo secolo. In Italia nel 2001 abbiamo avuto in prima posizione “Can’t Get You Out Of My Head”, la hit electro-pop di Kylie Minogue, mentre nel 2005 “Hung Up”, quella bomba dance di Madonna. In Gran Bretagna, dopo la dolcezza prettamente natalizia di “Somethin’ Stupid” che nel 2001 ha visto duettare in maniera ironica e molto complice Robbie Williams e Nicole Kidman, la hit parade di fine anno è stata per molto tempo dominata da concorrenti di talent show, tranne in un paio di occasioni. Ne cito una in particolare, ovvero il sussulto verificatosi nel 2009 quando in vetta alla UK Official Chart si sono piazzati gli aspri Rage Against The Machine con “Killing In The Name”. Ma come? “Killing In The Name” è del 1992! Sì, ma arrivò prima nel 2009 a seguito di una campagna su Facebook nata appositamente per contrastare quella tendenza di premiare i giovani vincitori dei reality.

Infine, spostandoci negli States, notiamo come i numeri uno natalizi del nuovo millennio appartengano quasi tutti al macrogenere più popolare da quelle parti negli ultimi vent’anni, cioè l’hip hop/R&B. Troviamo infatti le Destiny’s Child ad addobbare l’albero nel 2000, la motivante “Lose Yourself” di Eminem a sbaragliare la concorrenza durante le feste 2002, la graziosa e intricata “Hey Ya” degli Outkast a colorare il 25 dicembre 2003, Snoop Dogg a spiccare nel 2004, Beyoncé ancora al top nel 2008 con “Single Ladies”, la coppia d’oro Jay-Z e Alicia Keys nel 2009 con “Empire State Of Mind” e il buon Bruno Mars con “Locked Out Of Heaven” nel 2012, in cui scimmiottava un po’ Sting e un po’ i Jackson 5.

E quest’anno? Chi sono i papabili del 2021? Attualmente la situazione è la seguente:

- Negli Stati Uniti al primo posto c’è Adele con “Easy On Me” seguita a ruota dalla mannaia di “All I Want For Christmas Is You” della Carey. Chi la spunterà? Io penso Mariah. Avrei detto Adele ma il suo brano è già uscito da due mesi e pian piano, fisiologicamente, perderà colpi.

- In Gran Bretagna in cima alla graduatoria c’è il binomio composto da Ed Sheeran ed Elton John con “Merry Christmas”, che credo alla fine prevarrà sui rivali. Tra questi ancora Adele e Mariah ma anche, essendo nel Regno Unito, “Last Christmas” degli Wham.

- In Italia la situazione è leggermente diversa, con i rapper Guè e Marracash al vertice, ma l’ombra di Mariah Carey alle spalle. E pure qui temo la spunterà proprio “All I Want For Christmas Is You”. Vedremo se ci avrò azzeccato. Nel frattempo, buone feste a tutti!

A questo link è possibile ascoltare il podcast della puntata

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