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Suono ma nessuno apre

Suono ma nessuno apre

A cura di Matteo Fabbri

'Sadeness', la misteriosa canzone spartiacque degli Enigma

L'argomento di oggi è uno dei progetti musicali più strambi di sempre, ma nonostante ciò - o forse proprio grazie a questo - di enorme successo planetario e forte influenza per tutto ciò che è venuto successivamente, quantomeno in campo elettronico

L'argomento di oggi è uno dei progetti musicali più strambi di sempre, ma nonostante ciò - o forse proprio grazie a questo - di enorme successo planetario e forte influenza per tutto ciò che è venuto successivamente, quantomeno in campo elettronico. Magari non sarà la musica più bella di tutte (in fin dei conti è sempre questione di gusti), ma di sicuro è una delle più particolari, una di quelle che la senti per la prima volta e pensi “aspetta un attimo...”.

Cerchiamo di contestualizzare un po': siamo nel 1990, a fine anno, in particolare tra novembre e dicembre. Se accendevate la radio in quel periodo, almeno una volta su tre vi sareste imbattuti in qualcosa di mai sentito prima (ma davvero eh), qualcosa di nuovo, di ambiguo, qualcosa che univa dolore e piacere, chiesa e discoteca, canti gregoriani e musica elettronica. Sì, tutti questi opposti, e anche di più, si fondevano in un brano che faceva proprio così. Questi sono gli Enigma, anzi, il progetto musicale denominato “Enigma”. E la canzone, uno dei brani più fortunati dell’intero decennio, si intitola “Sadeness”, un pezzo che se da un lato doveva ancora qualcosa agli anni ‘80, dall’altro diede effettivamente inizio in maniera grandiosa al decennio successivo. Tanto che la definirei una vera e propria canzone spartiacque.

Chi si cela dietro a questo stile improbabile e così pionieristico? Il progetto Enigma nasce proprio nel 1990 da un’idea di Michael Cretu, un artista rumeno residente in Germania, con una lunghissima gavetta alle spalle. Sotto il nome Enigma creò un suono sperimentale e accattivante, mai sentito prima (e forse nemmeno dopo). Sonorità riflessive e meditative che si intrecciavano a una dance lenta, con tastiere e percussioni elettroniche che facevano da tappeto per cori e canti sacri. Insomma, un’atmosfera davvero peculiare e unica. Sensuale e religiosa al tempo stesso. Musica in cui peccato e redenzione andavano a braccetto. Con “Sadeness” Cretu riuscì in un certo senso a portare in discoteca suoni inusuali, ricchi di pathos ma non pacchiani, con versi cantati anche in lingua latina e in francese. La canzone quindi si regge su contraddizioni: il latino e il francese, appunto, ma anche l’amore e il sesso, sangue e anima, musica sacra ed elettronica, in una fusione per l'epoca inaudita che ha significato l'incontro di mondi fino a quel momento agli antipodi.

Il pezzo si apre con un coro gregoriano introduttivo, e nel giro di un paio di minuti si aggiungono sempre più cose: prima quel famoso battito elettronico, che rese ballabile la meditazione, poi il suono di un flauto tradizionale giapponese a dare un delicato tocco new age, poi una voce femminile sospirante, poi una maschile a recitare le parole del Marchese de Sade. “Sadeness” infatti non significa “tristezza”. E’ scritto diversamente: c'è una “e” di troppo, perché rimanda al pensiero libertino del Marchese de Sade. "Sadeness" è l'emblema del conflitto tra fede e desiderio sessuale e nel testo ci si domanda se quest'ultimo sia maligno o angelico.

Il video del singolo è parte integrante della proposta musicale e fu boicottato da molte emittenti tv. Le immagini mostrano un giovane studente che si addormenta mentre era intento a scrivere con penna e calamaio, e al suo risveglio si ritrova catapultato dentro a una chiesa in rovina, una metafora del cristianesimo, dipinto come malandato e appartenente al passato. Il giovane intravede una grande porta nera, sopra la quale vede una luce penetrare dal soffitto, e si avvicina incuriosito. A questo punto il dilemma: la luce rappresenta la strada verso il cielo mentre la porta scura conduce agli inferi. Il giovane appare titubante e proprio in quell’istante compare una figura femminile attraente, che in realtà è una visione per mezzo della quale si stava manifestando Satana. A quel punto il giovane si decide, spalanca le porte degli inferi e si ferma a guardare quel che c’è all’interno. Intimorito, fa per fuggire, ma si blocca, riflette e capisce che il solo essersi affacciato equivale all'aver ceduto alla tentazione, e la sua anima ne rimarrà quindi pregiudicata per sempre.

E insomma, le idee di Michael Cretu hanno lasciato un’impronta indelebile sulla produzione musicale degli anni 90. Quella commistione tra suoni pop elettronici e canti gregoriani fu una vera innovazione che incuriosì e influenzò innumerevoli artisti in ambito elettronico, dall’ambient alla dance alla musica lounge. Senza il cambiamento portato da Cretu, molti progetti musicali forse non sarebbero esistiti o sarebbero stati molto diversi da come li conosciamo. Fa sempre specie pensare che una canzone con un sound così insolito, per giunta nemmeno cantata in inglese, sia volata al numero uno in tantissimi paesi del mondo, tra cui l’Italia. E addirittura l'album in cui è contenuta rimase in classifica negli Stati Uniti per ben cinque anni consecutivi, dal 1991 al 1996. Si trattava di un prodotto commerciale, che sapeva però anche essere stimolante. E mi fa particolarmente piacere notare come sia invecchiato bene e non abbia perso un briciolo del suo fascino, nonostante tutto l'immaginario new age sia invece rimasto fermo a quegli anni. A distanza di più di trent’anni, quelle intuizioni degli Enigma sono ancora oggi all'avanguardia...

A questo link è possibile ascoltare la puntata del podcast

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