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Suono ma nessuno apre

Suono ma nessuno apre

A cura di Matteo Fabbri

Se Maneskin e Pinguini Tattici Nucleari fanno sold out a San Siro è una bella cosa

Trovo che questi sold out siano un bel segnale. Intanto perché dimostrano che, nonostante tutto, il settore sta bene e i “live” evidentemente tirano ancora

Nei giorni scorsi è uscita la notizia del sold out a San Siro fatto registrare in poche ore da due band italiane molto giovani (e molto diverse): i Pinguini Tattici Nucleari e i Maneskin. Sono andati, infatti, letteralmente bruciati a tempo record sia i tagliandi per l’evento dell’11 luglio 2023 della simpatica compagine bergamasca, sia quelli per l’esibizione che la rock-band romana terrà la settimana successiva, sempre nello stesso stadio (i Maneskin, poi, hanno parallelamente fatto il bis anche per la data dell’Olimpico di Roma). L’estate scorsa era successa una cosa simile con Salmo, primo rapper italiano a poter vantare di essersi esibito a San Siro. Al solito si è assistito alla coda di sfottò e critiche sarcastiche all’insegna del “era meglio una volta!!!!” oppure “ma ci rendiamo conto dove siamo finiti?!?!?!?” o ancora “che scandalo!!!!”. Insomma, commenti social sempre e rigorosamente con trecento punti esclamativi di sbigottimento a corredo, quando non direttamente pensieri sgrammaticati.

Dunque, se mi chiedessi: andrei ai loro concerti? La risposta sarebbe: probabilmente no, a meno che non suonino vicino casa mia. Negli anni ho scelto di fare tanti chilometri e soffrire le pene pre e post concerto (ovvero traffico, soldi, sonno arretrato, cagnara, ecc...) solo quando ne vale veramente la pena. Leggi: solo se l’artista in questione mi piace davvero tanto. In questo caso, non sono un fan di nessuno di loro. Trovo al massimo piacevoli i primi (se ascoltati per non più di quindici minuti), mentre i Maneskin fatico proprio a sentirli per più di una canzone. Non si tratta di boomerismo, ascolto tanta musica attuale. Semplicemente non incontrano il mio gusto (e chissenefrega, direte voi).

A questo link è possibile ascoltare il podcast 'Suono ma nessuno apre'

Eppure non riesco a giudicare negativamente queste notizie. E trovo che questi sold out siano un bel segnale. Intanto perché dimostrano che, nonostante tutto, il settore sta bene e i “live” evidentemente tirano ancora. E già questo è un (bel) messaggio. Poi perché si tratta di artisti italiani. E poi perché è giusto che i giovani (che sono il target di riferimento di questi musicisti) abbiano i loro beniamini “del presente”. Non possiamo pensare che gli ottantamila ragazzini di San Siro “nascano imparati” in musica. Ovviamente si spera che questi eventi possano fungere per loro da spunto per non rimanere fermi, guardare oltre e ampliare i propri orizzonti musicali con qualcosa che abbia una storia più importante. Ma per questo c’è tempo, mica c’è una scadenza per acculturarsi musicalmente. Quando eravamo giovani tutti noi abbiamo avuto i nostri idoli che ci hanno aperto la strada a esperienze di valore maggiore. Anche gente di cui magari adesso ci vergogniamo, ma che guardiamo oggi ancora con affetto.

Davanti al successo di queste band qualcuno parla di decadimento culturale. Boh, può darsi. Ma dicevano la stessa cosa di gente come i Duran Duran negli anni ‘80: “Ma figurati, che merde i Duran, fra due anni non li ricorderà più nessuno”. E invece eccoli ancora qua tra noi, più in forma che mai, a pubblicare dischi, fare collaborazioni di livello e riempire palazzetti e stadi. Tra dieci, venti o trent’anni ci saranno molti futuri adulti che ricorderanno il giorno del concerto di Salmo a San Siro, o quello dei Pinguini Tattici Nucleari o dei Maneskin, come uno di quei giorni cruciali e indimenticabili della propria gioventù. E questo, al di là di ogni gusto e considerazione soggettiva, è sempre una bella cosa...

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