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Suono ma nessuno apre

Suono ma nessuno apre

A cura di Matteo Fabbri

X Factor: come riesce a sopravvivere (solo) in Italia

“X Factor Italia” infatti è uno dei pochissimi a reggere ancora. In giro per il mondo, dopo i primi segni di stanchezza, hanno chiuso i battenti tantissimi omologhi

Seguo “X Factor” più o meno dagli inizi, quando ancora veniva trasmesso dalla RAI. E' un rapporto di amore/odio quello che mi lega a questo format. Negli anni mi è piaciuto per tante cose e mi ha fatto venire il latte alle ginocchia per altre. Ho adorato in particolare alcuni giudici, Morgan in primis (QUEL Morgan, non la macchietta che siamo abituati a vedere, ahinoi, dalla D'Urso negli ultimi tempi). Secondo me è stato (ed continua a essere di gran lunga) il miglior giudice del programma: per competenza, scelta dei brani, fiuto per i talenti, dinamismo, telegenicità, ecc... Con le sue intuizioni ci ha fatto scoprire e riscoprire tante cose e ha fatto parte della mia crescita di appassionato musicale sia quando suonava, nei Bluvertigo o da solista, sia in veste di talent scout. Di X Factor ho anche adorato l'ampio risalto riservato alla componente visiva: le scenografie e coreografie di altissimo livello sono state in grado spesso di colmare alcune lacune artistiche dei ragazzi in gara.

E ovviamente apprezzo il fatto che in qualche modo questo show abbia rappresentato un tentativo di inserire la “quota musicale” in una televisione, quella italiana, da tempo colpevolmente restìa alla divulgazione musicale (che si tratti di concerti, videoclip, performance, documentari musicali, ecc..). Certo il livello non è sempre stato elevato, ma ben vengano trasmissioni in cui la musica è al primo posto. Cosa non mi è piaciuto? Beh, qualche giudice l'ho trovato fuori luogo: dalla Ventura, con la sua spontanea ignoranza musicale, ad Arisa che si è scoperta pessima sia nelle scelte musicali che sul lato caratteriale, passando per Samuel che ammiro come cantautore ma che sembrava davvero imbalsamato in quel ruolo.

Non mi piace poi, questo per niente, il taglio “strappalacrime” che hanno dato alla trasmissione, soprattutto recentemente. Ma mi rendo conto sia ormai una tassa da pagare derivante dal “Defilippismo”. Mi riferisco a quelle espressioni commosse dei giudici come se avessero trovato la nuova Aretha Franklyn o il nuovo Prince. Che noia, sempre le stesse frasi, le stesse dinamiche, le stesse facce da “ho visto la Madonna” (non Miss Ciccone). Stendo un velo pietoso sui video di presentazione montati ad arte per eventuali casi umani che “ce l'hanno fatta” (a far cosa poi? A partecipare ai provini di X Factor come tutti gli altri ventottomilacinquecentoquarantanove finiti nel dimenticatoio?). Scene veramente troppo pompose che alla lunga stancano. Insomma, se da un lato lo seguo ancora con curiosità, dall’altro ho iniziato a notarne inevitabilmente i difetti che però la produzione cerca in tutti i modi di mascherare con qualche trovata, più o meno azzeccata.

Fatto sta che anche quest'anno è tornato e sembra non aver perso un briciolo (o quasi) di appeal verso il pubblico nostrano. “X Factor Italia” infatti è uno dei pochissimi a reggere ancora. In giro per il mondo, dopo i primi segni di stanchezza, hanno infatti chiuso i battenti tantissimi omologhi, primo fra tutti “X Factor UK”, laddove tutto iniziò. Evidentemente lo spettacolo risultava spesso ripetitivo e prevedibile, e persino il pubblico si rendeva conto che i “talenti” sfornati nelle varie edizioni facevano fatica a rimanere a galla per più di due stagioni.

Come spiegarsi che in Italia funzioni ancora bene? Non lo so, francamente non lo so. Ho provato ad analizzare questo “fenomeno” ma non saprei proprio. Forse l'introduzione della novità più significativa (l'abolizione delle categorie, senza più vincoli) può aver portato più freschezza. O forse la riconferma di una giuria affiatata in uno spettacolo ben confezionato che accentua le naturali attitudini dei quattro caratteri per polarizzarli e renderli accattivanti e riconoscibili: Agnelli, pur nella sua inguaribile incoerenza musicale (per anni ha infamato certa musica salvo poi qui fare il contrario), è innegabilmente una fonte d'attrazione per il format, soprattutto per il pubblico (che si sente) più alternativo/intellettuale. Così come Mika, tanto colorato e solare come musicista quanto spietato e diretto come giudice. O ancora Emma Marrone, che piace, soprattutto alle donne, per il suo essere sempre schietta e verace (ma anche permalosa come pochi). E infine c'è Hell Raton, che a livello di carisma si colloca a metà tra Samuel e Alvaro Soler, ma che, al netto delle sue perenni manine a cuoricino, ha qualche spunto che lo rende vivace soprattutto per il pubblico più giovane.

Penso comunque che il pregio maggiore delle ultime edizioni sia stato sicuramente quello di puntare molto sugli inediti. Negli anni precedenti venivano giudicati soprattutto gli interpreti, invece ora gli artisti si valutano un po' più a 360°: finalmente si parla di talento non soltanto in relazione all'estensione vocale o alle ottave toccate, ma anche alle idee e alla creatività (che spesso in programmi nazionalpopolari scarseggiano).

E' un dato di fatto che “X Factor” abbia questa incredibile capacità di saper creare interesse attorno a cose che solitamente al grande pubblico non arrivano. L'unico rischio è che il tutto rimanga circoscritto alla “bolla televisiva”: sono molti i ragazzi, anche bravini, che arrivano ai provini cantando qualche loro pezzo inedito molto personale. Poi però inseriti nel carrozzone televisivo vengono sballottati qua e là, senza una direzione precisa, letteralmente allo sbaraglio, e magari senza perseguire la loro indole naturale. E a fine programma, quando rifanno nelle ultime puntate gli inediti che avevano portato ai provini, stavolta super prodotti e super coreografati, sembrano quasi sempre peggio della versione originale. Giustissimo comunque spingere verso una loro crescita come cantautori. più che come puri interpreti che finita la trasmissione durerebbero meno di una stagione. Però ci vuole appunto una crescita, una maturazione, una cultura che molti di loro chiaramente ancora non hanno e sicuramente non acquisirebbero nel giro di poche settimane.

P.s.: la cosa più delle ultime edizioni è stata la mancanza del pubblico isterico in studio, ormai diventato insostenibile. Il fatto che non si senta l'ovazione nel momento in cui una voce sofferente inizia a tremolare è sicuramente un gran cosa! L'assenza del pubblico può solo giovare al programma e renderlo migliore. Peccato torni per i live...

A questo link è possibile ascoltare la puntata del podcast

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